La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 29 agosto 2015

Derivati, prima volta

di Marco Bersani
Dopo più di quat­tro anni di pro­cesso, il Comune di Prato ha otte­nuto l’annullamento dei con­tratti deri­vati sot­to­scritti fra il 2002 e il 2006 con Dexia Cre­diop. Nella sen­tenza dell’Alta Corte di Lon­dra del 25 giu­gno scorso sono messe nero su bianco le moti­va­zioni: i con­tratti sono nulli in quanto non con­tem­pla­vano la facoltà di recesso in capo al Comune di Prato nei sette giorni suc­ces­sivi alla sti­pula. Per la corte, l’articolo 30, comma 7, del Dlgs 58/1998 costi­tui­sce una norma impe­ra­tiva inde­ro­ga­bile dalle parti, ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della Con­ven­zione di Roma I sulle obbli­ga­zioni con­trat­tuali, indi­pen­den­te­mente dal fatto che le parti abbiano scelto di assog­get­tare i con­tratti alla legge inglese, uti­liz­zando i rela­tivi modelli con­trat­tuali pre­di­spo­sti dall’International Swaps and Deri­va­ti­ves Association.
Ed è que­sta la novità di que­sta sen­tenza rispetto a tutte le pre­ce­denti: il richiamo alla Con­ven­zione di Roma I ricorda che quando le parti sot­to­scri­venti un con­tratto sono ita­liane, la nor­ma­tiva ita­liana va comun­que rispet­tata e non può essere by-passata anche se si è scelto un arbi­trato estero. Gra­zie a que­sta sen­tenza, il Comune di Prato non solo ha evi­tato il dis­se­sto, ma si è anche aperto la porta alla richie­sta di un risar­ci­mento danni dell’ordine di 5 milioni di euro.

Viene così pre­miata la tena­cia del Comune di Prato, che, a dif­fe­renza di altri enti locali anche più grandi (il Comune di Milano, la Regione Pie­monte) ha deciso di non tran­si­gere e di andare fino in fondo, otte­nendo una sen­tenza che potrebbe modi­fi­care il qua­dro di mol­tis­simi ana­lo­ghi casi.
In Ita­lia, gli enti locali non pos­sono più sot­to­scri­vere deri­vati, con l’unica ecce­zione dei con­tratti di pro­te­zione con­tro l’innalzamento dei tassi sui mutui con­tratti. Tale norma, intro­dotta sotto forma di sospen­siva nel 2009, è diven­tata defi­ni­tiva con la legge di sta­bi­lità 2014. Ma, come ha ricor­dato la Corte dei Conti nel rap­porto pre­sen­tato nel mag­gio scorso alla Com­mis­sione finanze della Camera, ammonta a quasi 25 miliardi di euro — sui 160 com­ples­sivi dello Stato ita­liano– il valore nozio­nale dei con­tratti deri­vati sot­to­scritti dagli enti ter­ri­to­riali nel corso degli ultimi decenni.
Sono quindi mol­tis­simi gli enti locali ancora impri­gio­nati nella gab­bia di con­tratti sot­to­scritti da ammi­ni­stra­tori irre­spon­sa­bili e da ban­che in mala­fede, che hanno azio­nato vere e pro­prie truffe ai danni delle col­let­ti­vità ter­ri­to­riali, i primi per otte­nere flussi di cassa imme­diati (pre­giu­di­cando il futuro delle comu­nità ammi­ni­strate), le seconde per poter esten­dere il casinò finan­zia­rio anche agli enti locali.
E, poi­ché il con­tratto sti­pu­lato fra il Comune di Prato e Dexia Cre­diop è un con­tratto inter­na­zio­nale stan­dard, è pre­ve­di­bile che molti altri con­tratti sti­pu­lati fra comuni e ban­che siano ana­lo­ga­mente annullabili.
Non ci sono moti­va­zioni suf­fi­cienti affin­ché tutti i Comuni in ana­loga situa­zione pro­ce­dano sulla stessa fal­sa­riga del Comune di Prato? Sarebbe l’occasione per tra­sfor­mare un caso spe­ci­fico in una bat­ta­glia gene­rale, ovvero quella della riap­pro­pria­zione di enorme risorse col­let­tive espro­priate alle comu­nità ter­ri­to­riali e rega­late alla ban­che e alla finanza.
E se i gli enti locali con­ti­nuas­sero a nic­chiare, la sen­tenza dell’Alta Corte di Lon­dra non può dive­nire un mol­ti­pli­ca­tore di ener­gie per le comu­nità locali affin­ché si mobi­li­tino e, sco­per­chiando bilanci e con­ta­bi­lità dei pro­pri Comuni, pre­ten­dano la resti­tu­zione del mal­tolto e la sua desti­na­zione ad obiet­tivi sociali e ambien­tali col­let­ti­va­mente individuati?

Fonte: il manifesto

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