
di Matteo Cresti
Al meeting di Comunione e Liberazione è arrivato un uomo vestito di bianco. No, non era il papa (troppo occupato ad assistere alle messe in San Pietro assieme ai suoi fedeli), ma un padre domenicano (anche loro vestono di bianco, ad accezione del mantello, nero però), un certo Padre Giorgio Carbone. E non era mica solo: no, accanto a lui c’era un altro signore, il dotto Pucciti.
Cosa ci facevano questi due egregi signori al meeting? Ma, non è ovvio? Dovevano parlare di gender e matrimonio gay. L’argomento preferito di SMCC (no, non è una spa, una strana malattia o l’acronimo di una nuova stazione fiorentina, ma quello di Santa Madre Chiesa Cattolica).
E cosa hanno detto? Provate ad immaginare, non ci vuole molta fantasia. Che il matrimonio omosessuale è sbagliato. Beh ovvio. Però, ad essere onesti, i due si sono proprio sbizzarriti.
Il padre di bianco vestito, ha snocciolato i numeri di uno studio danese, secondo il quale le coppie omosessuali sarebbero maggiormente esposte a “rischi cardiovascolari, respiratori, suicidio e tentato suicidio”. E lo dice dispiaciuto. Ma no, padre dovrebbe essere contento. Così vanno all’inferno prima, no? Il padre sembrerebbe dire: ma è ovvio, c’è una correlazione tra l’essere omosessuali e l’essere maggiormente soggetti a queste malattie e avere una propensione maggiore al suicidio. Essere gay, insomma fa male.
Ma caro padre, se è vero che i gay muoiono e si suicidano di più, forse non è per il maggiore stress che devono sopportare? E da cosa gli deriva questo stress? Non le viene proprio in mente? Forse, da un’ostilità collettiva continua? Suvvia, padre, anche lei immaginerà che avere tutto il mondo contro non fa proprio bene alla salute, anche VSG (aka di Vostro Signore Gesù) è morto a 33 anni (non proprio vecchissimo), e direi a causa di una certa ostilità del mondo intero.
Ma poi ci si mette anche il dottor Pucciti, che meriterebbe di essere ospite a La Sai L’Ultima. E quale è quest’ultima? “Serve la ridefinizione del matrimonio. Quello tra gay non è più un matrimonio, ma piuttosto un amoronio” anzi, un “amlessonio”. E questo perché nel matrimonio si compiono atti sessuali volti alla generazione, mentre nelle unioni gay no, anzi queste sarebbero “come mettere un dito in un orecchio”.
Ora caro dottore, lei è grande e vaccinato e non ha di certo bisogno che le si dicano queste cose, ma si sa che repetita iuvant. E noi ripetiamo, ripetiamo; fino alla nausea. Non necessariamente la sessualità etero è aperta alla generazione: anche gli etero fanno sesso anale e orale (ebbene sì: anche agli etero piace ficcarselo in orifizi non deputati alla riproduzione, e le dirò che ad alcuni etero – maschi – piace farsi penetrare dalle proprie partner, e sottolineiamolo: non sono gay).
In secondo luogo, che ne facciamo degli etero sterili? Ma soprattutto, anche mettere il dito nell’orecchio del partner può essere un buon modo per riprodursi. No, non stiamo parlando di strani omini verdi che vengono da Marte. Ma del fatto che con il dito potrei prelevare delle cellule dal partner, e poi usarle per produrre o staminali, da cui far derivare gameti sessuali, oppure direttamente potrei usare quel patrimonio genetico per una bella clonazione.
Tralasciando questi scenari fantascientifici (ma nemmeno troppo), anche le coppie dello stesso sesso possono avere figli (e molte già ce li hanno) e con metodi molto più “naturali”. Davvero il modo in cui si fa sesso conta per il matrimonio? E se il sesso deve essere aperto alla riproduzione: allora sappia che anche quello gay potrebbe esserlo, e che non tutti quelli etero lo sono.
Il mondo non è come voi vorreste farci credere.
Fonte: Caratteri liberi
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