La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 2 ottobre 2015

La guerra a Kunduz ora spacca Kabul

di Emanuele Giordana
La prima offen­siva dell’esercito afghano con l’appoggio degli ame­ri­cani per strap­pare Kun­duz ai tale­bani è stata lan­ciata mer­co­ledi notte e ieri, in parte, è stato ripreso il con­trollo della città. Ma la bat­ta­glia va avanti. A Kun­duz, in varie zone limi­trofe e lungo la grande strada Baghlan Kun­duz che è il tratto stra­dale più impor­tante di tutto il Nord dell’Afghanistan, men­tre in cen­tro i tale­bani ten­tano di ricon­qui­stare le posi­zioni per­dute nella notte.
La bat­ta­glia infu­ria sul ter­reno ma anche nelle aule del par­la­mento. Sotto accusa il governo e il gover­na­tore della città, Omar Safai (all’estero al momento dell’attacco), accu­sato dallo spea­ker del Par­la­mento Abdul Rauf di ine­spe­rienza e irre­spon­sa­bi­lità: un colpo duro per il pre­si­dente Ash­raf Ghani, cui spetta la nomina dei gover­na­tori delle province.
A cin­que giorni dalla cla­mo­rosa sor­tita tale­bana, l’Afghanistan fa i conti con la prima vera dimo­stra­zione di forza della guer­ri­glia che è segnata da almeno tre ele­menti: una sfida che viene per la prima volta da Nord e non da Sud; una mossa che rivela che, nono­stante la que­relle interna dopo la morte di mul­lah Omar, i tale­bani sono forti e com­patti; infine una dimo­stra­zione sul ter­reno alle cel­lule di Daesh in rapida ascesa nel Paese e che accu­sano i tale­bani di non essere stati capaci di costruire, come in Siria o in Iraq, aree con­trol­late dalla guer­ri­glia dove si viva isla­mi­ca­mente sotto un’amministrazione alter­na­tiva a cro­ciati e corrotti.
Se la città è già un ammasso di mace­rie e la resi­stenza tale­bana è dif­fi­cile da sra­di­care, la ten­sione della guerra al Nord si riflette intanto su Kabul. Men­tre il pre­si­dente Ghani pro­mette una rapida ricon­qui­sta e isti­tui­sce tre com­mis­sione per indi­vi­duare le respon­sa­bi­lità della caduta della città e indi­vi­duare “spie”, il suo vice Abdul­lah chiede che le truppe occi­den­tali con­ti­nuino a soste­nere un Paese che, ai suoi occhi, da solo non può far­cela. Un appello con­dito da accuse feroci al Paki­stan, reo di con­ti­nuare l’appoggio alla guer­ri­glia: un Paese cui invece Ghani aveva teso ini­zial­mente la mano. Le accuse al Paki­stan arri­vano anche dal mini­stro della Difesa, Bismil­lah Khan Moham­madi, e dal vice coman­dante dell’esercito, Murad Ali Murad, secondo cui il piano di attacco a Kun­duz è stato pia­ni­fi­cato dall’Isi, i ser­vizi segreti di Isla­ma­bad. E per ora scom­pare ogni spi­ra­glio nego­ziale tra governo e guerriglia.

Fonte: il manifesto 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.