La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 2 ottobre 2015

Per una nuova epistemologia politica

di Raffaele K. Salinari
«C’è vita a sini­stra», dice Mr. Spock nell’azzeccatissima vignetta di Biani, ma di che «vita» parla il vul­ca­niano? La «vita», anche quella delle for­ma­zioni più o meno poli­ti­che, è un insieme com­plesso di fat­tori inter­con­nessi ed in equi­li­brio dina­mico tra loro, che non sem­pre danno come risul­tante la posi­ti­vità e l’efficienza di un orga­ni­smo in rap­porto alla sua sup­po­sta funzione.
E, in effetti, c’è vita a sini­stra, ma non si può certo dare per acqui­sito, anzi, che le forme di essa ser­vano tutte la causa che, secondo la clas­sica defi­ni­zione di Bob­bio è «sini­stra», cioè l’inclusione. Anche le forme neo­pla­sti­che, per restare nell’analogia bio­lo­gica, sono forme di vita ma, com’è noto, fini­scono per distrug­gere il corpo che le ha gene­rate, e dal quale le divide l’assenza di un fat­tore che, anche fuori di meta­fora, dovrebbe susci­tare un certo grado di rifles­sione. Que­sto feno­meno assente nelle neo­pla­sie si chiama «ini­bi­zione da contatto».
Il nostro corpo, fatto di miliardi di cel­lule, può rima­nere una entità orga­ni­ca­mente fun­zio­nante e fun­zio­nale poi­ché, ad un certo punto della loro evo­lu­zione, tutte le cel­lule dell’insieme fer­mano la loro cre­scita al con­tatto di altre cel­lule. E dun­que, la Madre Mate­ria, o Dio, o il Caso che diventa Neces­sità, poco importa a que­sto punto, intro­duce un fat­tore non solo ini­bente, ma altresì alta­mente col­la­bo­ra­tivo, per per­met­tere ad un orga­ni­smo vivente di vivere nella sua inte­rezza in omeo­stasi. Ma ecco che, ad un certo punto della sua sto­ria, l’umanità nel suo insieme perde que­sto fat­tore, diven­tando un orga­ni­smo neo­pla­stico che distrugge il corpo del quale fa parte, ed infine, anche se stesso. Che il modello di svi­luppo oggi pre­va­lente appaia come una neo­pla­sia è evidentissimo.
Il corpo di Gaia è affetto da un tumore alta­mente mali­gno che è il modello bio­li­be­ri­sta, e su que­sto non c’è molto da aggiungere.
Sarebbe però impor­tante capire non solo il come, i suoi dispo­si­tivi, ma il per­ché que­sta esi­ziale pato­lo­gia si è svi­lup­pata. Evi­den­te­mente l’umanità nel suo insieme, certo gui­data da un sistema per­verso, ma anche la sini­stra sto­rica, è stata par­te­cipe di que­sta dege­ne­ra­zione, ha cioè perso il con­tatto con altre forme di mani­fe­sta­zione del vivente che rite­neva, a torto, infe­riori se non addi­rit­tura non facenti parte della bio­sfera. Non è forse vero che tra il modello di svi­luppo sovie­tico e quello capi­ta­li­sta, dal punto di vista dello sfrut­ta­mento della natura, non vi era nes­suna dif­fe­renza? E non è altret­tanto vero che, anche oggi, cioè da dopo che gli squi­li­bri ambien­tali sono diven­tai dram­ma­tici, pos­siamo con­sta­tare la subal­ter­nità evi­dente, onto­lo­gica, delle rela­zioni tra uma­nità e Mondo nel suo insieme, a quelle tra capi­tale e lavoro? Non rap­pre­senta tutto que­sto, a sini­stra, una mani­fe­sta­zione della carenza della «ini­bi­zione da contatto»?
Il mas­simo dell’innovazione con­cet­tuale e para­dig­ma­tica, a sini­stra, sem­bra essere quello sul genere che, comun­que ancora molto carente, spesso poli­ti­ca­mente viene ridotto alle quote rosa.
Certo una stri­scia di verde insieme al rosso ci sta bene, come sulla ban­diera gia­mai­cana ma, nel con­creto del dibat­tito sulle nuove cate­go­rie di una sini­stra all’altezza delle sfida con un Mondo che muore, poche voci e subito deru­bri­cate per tor­nare alle grandi que­stioni di sem­pre: come ci orga­niz­ziamo, chi comanda, dove tro­vare le truppe, chi viene eletto e dove. Non si può costruire un modello alter­na­tivo, cioè basato al tempo stesso su di una soli­da­rietà di spe­cie e bio­sfe­rica, cioè tra tutte le forme del vivente, se non ripen­sando le cate­go­rie por­tanti della «vita a sini­stra», final­mente uscendo dal para­digma più gret­ta­mente mar­xi­sta per farsi carico della vera con­trad­di­zione del nostro tempo: quella tra noi e la Vita.
In que­sto siamo molto indie­tro, ed è per ciò che la sini­stra sta fal­lendo nel suo com­pito, per­ché ragiona con le stessa cate­go­rie dell’avversario, ed in que­sto campo è la destra che ha più numeri. Quando si dice che è il Capi­tale che ha vinto la lotta di classe si dice una indub­bia verità. Ecco per­ché biso­gna creare una nuova epi­ste­mo­lo­gia poli­tica, ripen­sare non solo il come, ma il senso com­ples­sivo del nostro agire, le sue ragioni di fondo.
E di que­sta neces­sità parla anche Gre­gory Bate­son, nel suo ten­ta­tivo di creare una nuova epi­ste­mo­lo­gia per sve­lare la «strut­tura che con­nette» il vivente; egli pro­pone l’identità essen­ziale tra tutte le mani­fe­sta­zioni del Mondo come defi­ni­zione stessa di eco­lo­gia: «Ciò che noi cre­diamo di essere, dovrebbe essere com­pa­ti­bile con ciò che cre­diamo del Mondo intorno a noi».
Nel suo ultimo libro, che non a caso si chiama Dove gli Angeli esi­tano, egli dedica la sua estrema rifles­sione alla ricerca di una «trama che con­nette» tutto il vivente attra­verso livelli sem­pre più ana­lo­gi­ca­mente com­plessi di comu­ni­ca­zione, che egli defi­ni­sce come mente, inten­dendo con que­sto ogni sistema capace di scam­biare infor­ma­zioni tra mani­fe­sta­zioni vitali, qua­lun­que ne sia il livello di sen­si­bi­lità o auto­con­sa­pe­vo­lezza. Una posi­zione deci­sa­mente anti­car­te­siana che ribalta la distin­zione fon­da­men­tale del «moderno» tra res extensa e res cogi­tans attri­buendo ad ogni aggre­gato mate­riale una qual­che forma di entità. In altre parole (ere­sia!) le rispo­ste che cer­chiamo non sono solo den­tro di noi ma giac­ciono nell’intelligenza col­let­tiva for­mata da tutte le mani­fe­sta­zioni viventi.
Ecco allora, come dice giu­sta­mente Mr. Spock: «C’è vita a sini­stra», ma penso che il sag­gio vul­ca­niano inten­desse pro­prio questo.

Fonte: il manifesto 

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