La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 2 ottobre 2015

Il più grande dipendente da gioco d’azzardo è lo Stato

di Francesco Cancellato
Se se ne occupa pure l'Economist, vuol dire che la situazione è seria. Secondo il Global Betting and Gaming Consultancy, gli italiani nel 2014 hanno perso al gioco d'azzardo qualcosa come 17,2 miliardi di euro. È una cifra mostruosa, ancor di più se si pensa che è triplicata dal 2001, in poco meno di quindici anni.
Nel frattempo siamo diventati più poveri, e questo dovrebbe indurci a una riflessione: che la dipendenza da macchinette e gratta e vinci (si calcola che in Italia se ne stampi il 20% di tutti quelli stampati al mondo) cresce al decrescere della ricchezza e della fiducia nel futuro. E che l'azzardo è una sorta di succedaneo della speranza che lo studio, il lavoro, la fatica possano davvero essere il viatico del benessere.
Quando questa speranza svanisce ci si affida alla sorte. E pazienza se si sa benissimo che non si vincerà mai.
Si continua a giocare per il piacere di sperare che le cose possano cambiare improvvisamente, per un colpo di fortuna. Nel frattempo, la fortuna è dello Stato, che incamera come extra gettito la metà di quel che gli italiani perdono al gioco.
I conti sono presto fatti.
Buona parte del bonus degli 80 euro in busta paga ai lavoratori dipendenti - che nel 2014 è costato circa 11 miliardi - è stato finanziato con i circa 8 miliardi e mezzo che lo Stato ha raccolto dalle perdite sul gioco di disoccupati, sfiduciati, comunque scarsamente abbienti: la storia dell'uomo di Battipaglia che rapina una gioielleria perché ha perso tutti i suoi soldi ai gratta e vinci è più che esemplificativa.
Certo, ognuno è libero di scegliersi il proprio vizio, la propria dipendenza, il proprio modo di regalare soldi a chi vuole. Ma forse, lo Stato due conti dovrebbe farli, invece di incassare e tacere. Perché la ruota gira e quei 9 miliardi all'anno che entrano in cassa potrebbero diventare, domani, un gigantesco fardello di indigenza e rabbia sociale. E quando accadrà, ci sarà ben poco da scommettere.

Fonte: Linkiesta.it

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.