La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 2 ottobre 2015

Renzi in camicia bianca e l'euforia della Voce del padrone

di Michele Prospero
Al Corriere della Sera vivono un periodo di grande euforia. Con l’asse Renzi-Marchionne saldamente al timone dell’azienda Italia, sentono di non essere mai stati così al centro del potere. È forse per questo profumo di potenza che i suoi commentatori di punta scrivono cose al di fuori dall’ordinario, per celebrare il bel tempo che corre sotto la gloriosa egemonia della corte gigliata.
In un editoriale, scritto a commento delle giornate di Cernobbio, quando i fogli di Palazzo parlavano di “Renzi che seduce villa d’Este”, Dario Di Vico esaltava le parole nuove del premier che, “senza nemmeno fare il bullo”, aveva ritrovato “il primato della politica”. Cosa mai di così straordinariamente politico aveva colpito del discorso di chi un tempo fu patentato bullo? Il Corriere aveva scoperto un contenuto davvero fondamentale. Renzi “ha mandato un messaggio chiaro: il governo di Roma c’è”.
Scoperta brillante. Ci voleva l’editoriale per comprendere l’acutezza di un pensiero politico che fornisce la prova ontologica dell’esistenza di Palazzo Chigi. E, venendo alla sostanza, anche l’editorialista del Corriere confessava: “Francamente non ci ha detto cose che non sapessimo”. È il bello della narrazione politica in stile fiorentino. Niente di nuovo sotto il sole, banali parole al vento. E però la grande stampa ricama sull’ovvio.
Nell’infinito campionario degli enunciati scontati, rinviene perfino tracce di profondità. In frasi sempre uguali e rimandi prevedibili, il Corriere rintraccia i simboli dello statista che vola alto (con l’elicottero, non vale) senza neppure l’annuncio di un “provvedimento-bistecca” a favore dei ricchi (vegetariani?) che sono in sala. Nella costruzione dell’immagine di uno statista, il Corriere azzarda paragoni sempre più pesanti. Lo fa con la penna di Michele Salvati, un passato nei “Quaderni Rossi”, e un presente di piena folgorazione per le virtù del premier in camicia bianca. Estasiato dalle “straordinarie innovazioni” del “baldanzoso giovanotto fiorentino”, l’economista suggerisce: “Il tempo dirà se siamo di fronte a un nuovo Giolitti o De Gasperi”.
Imbarazzante, davvero imbarazzante un tale accostamento, nel segno di una politologia dell’assurdo che ha perso il senso delle cose. In preda al suo angoscioso dilemma, e cioè al bisogno di appurare a quale dei due giganti della storia nazionale paragonare le gesta del premier, l’autore dell’articolo invita Renzi a non sopperire alla sua carenza di spessore culturale e di gravitas, perché proprio con la ricerca di queste qualità correrebbe il rischio di minare “la capacità di raccogliere consenso”.
Il Corriere invoca la crescita di uno statista oltre “il tattico-politico che non ha rivali”. E però ama ancor più la chiacchiera, l’annuncio sgangherato che conquista un pubblico traviato dal primitivo, dal banale. Il quotidiano di via Solferino celebra poi il condottiero di Palazzo Chigi come colui il quale ha archiviato la vecchia sinistra e imposto anche in Italia il valore inedito dell’efficienza. Il biennio renziano come regno dell’efficienza? Ma per favore. L’Italia di carta che il Corriere dipinge è smentita dall’Italia reale con esodati ancora in circolazione, con la sanità distrutta, con le scuole fatiscenti, con il caos del 730 pre-compilato, con i balletti sulla flessibilità dell’età pensionabile, con la redazione di leggi e decreti fatta con una grammatica creativa, con i terremotati dell’Aquila che inducono il premier a fuggire.
Persino i mitici rimborsi della pubblica amministrazione alle imprese sono in parte saltati, mentre le città (non solo) del Sud sono abbandonate al degrado, e l’immigrazione non ha alcuna politica. Vivono in tranquillità solo la corruzione, l’evasione fiscale, la criminalità, le mafie. Accortosi di aver esagerato nel paragone, Salvati formula il “serio invito a sospendere il giudizio”, cioè a rinviare il fatale verdetto che decreta se Renzi è della stessa stoffa di Giolitti e di De Gasperi. No professor Salvati, serio non è sospendere momentaneamente il giudizio, ma conservare la sobrietà e il decoro di non accennare proprio a paragoni del tutto insensati. 

Fonte: rassegna.it

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.