La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 2 ottobre 2015

Quando l'accoglienza è un affare, ai danni dello Stato e dei diritti

di Raffaella Cosentino
C'è una foto emblematica sul mondo dell’accoglienza per i migranti. Al centro dell’inquadratura sorridono il ministro dell’Interno Angelino Alfano e, accanto, il governatore delle Misericordie di Isola Capo Rizzuto,Leonardo Sacco. Ai due lati ci sono i cugini Antonio e Fernando Poerio, imprenditori del catering, cui pochi anni fa è stato sospeso il certificato antimafia. In seguito, la società dei Poerio e delle loro mogli, "La Vecchia Locanda", è stata liquidata e la fornitura dei pasti del centro di accoglienza per migranti “Sant’Anna”, uno dei più grandi d’Italia, gestito appunto dalle Misericordie, è passata al "Quadrifoglio", con un trasferimento di azienda da Antonio a Pasquale Poerio. Il titolare è consigliere comunale di Forza Italia al comune di Isola Capo Rizzuto, primo eletto della lista dell’attuale sindaco Gianluca Bruno.
Le foto delle frequentazioni di Leonardo Sacco, pubblicate da lui stesso su Facebook, comprendono anche una cena a Roma con Domenico Giani, “guardia del corpo del Santo Padre e confratello delle Misericordie”, una stretta di mano a Silvio Berlusconi nel 2012, fino all’incontro con Papa Francesco.
Lo scatto con Alfano è stato pubblicato da Leonardo Sacco sul profilo pubblico il 9 febbraio 2014. Pochi mesi più tardi, le Misericordie hanno vinto l’appalto del centro di accoglienza di Lampedusa, con procedura negoziata, in deroga alle norme. Questo nonostante la prefettura di Crotone abbia accertato nel 2014 un ammanco di ventimila euro dal centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto.
Si tratta di irregolarità nell’erogazione del pocket money, vale a dire la quota di 2 euro e 50 centesimi al giorno che spettano al migrante sui 21 euro a ospite che lo Stato paga all’ente gestore della struttura.
Soldi “già recuperati” nei confronti del gestore, risponde il Viminale a un’interrogazione della deputata in Commissione Antimafia, Enza Bruno Bossio. La parlamentare Pd chiedeva lumi su un’ispezione del progetto Praesidium (composto da Unhcr, Croce Rossa, Oim e Save the Children) da cui veniva fuori una mancata erogazione per due anni del pocket money. Considerati i numeri delle presenze nel centro di accoglienza, costantemente sopra i mille migranti, la cifra sembrava essere molto più alta di quella poi effettivamente riscontrata dai controlli attivati dalla prefettura dopo lo scandalo. Ma la risposta a questa domanda va forse cercata da un’altra parte.
Ben prima dell’inchiesta su Mafia Capitale che ha svelato il business umanitario dei boss , un ispettore di polizia aveva condotto delle indagini all’interno del Cara di Isola Capo Rizzuto e il 15 agosto del 2013 aveva mandato una “comunicazione di notizia di reato” su “illeciti penali” compiuti nel centro di accoglienza. Il documento, oggi agli atti di un’indagine dei pm antimafia di Catanzaro, è stato fornito all’Espresso in esclusivadall’eurodeputata dei Cinque Stelle Laura Ferrara che si è occupata delle Misericordie. Nella relazione del poliziotto si parla di numeri degli ospiti gonfiati dai gestori facendo risultare il doppio delle presenze effettive, di migranti fuggiti ma registrati come ancora presenti nel centro.
Vengono messi a confronto i registri chiamati “mattinali” forniti dall’Ufficio Immigrazione della Questura con i pasti effettivamente consegnati al centro di accoglienza. Dai mattinali risulta che il numero degli “ospiti” varia da 1600 a 1700 e oltre. Questo è il dato riferito dalla stessa Misericordia e si basa sugli ospiti che consumano il pasto. Ma quando i furgoni dei catering “Quadrifoglio” e “Mediterranea”, che stanno consegnando il pranzo, vengono fermati ai posti di blocco all’ingresso del centro, si scopre che il totale è di 674 pasti consegnati a fronte di 1648 presenze dichiarate dalla Misericordia in base alle consumazioni fruite. Non c’è neppure una regolare bolla di trasporto.
“La dichiarazione di numeri maggiori, come già relazionato nei mesi scorsi, procura una mole copiosa di ingiusti profitti, che potrebbe anche superare le 10.000 euro al giorno” si legge nell’atto di polizia. Profitti che arriverebbero dalla sovrafatturazione anche sulle forniture di beni come vestiti e sim telefoniche, oltre che dal pocket money. “La potenziale truffa ai danni dello Stato - prosegue il documento - risulta organizzata dai responsabili dell’organo gestore, in concorso col personale deputato al controllo, quindi con la complicità del personale responsabile del centro”.
“La vendita delle sim telefoniche è affidata alla moglie di un poliziotto in servizio all’Ufficio Immigrazione”, dice la relazione. Tra l’altro si legge che la fuga degli ospiti dal centro di accoglienza “veniva trasformata nelle comunicazioni al Ministero, effettuate a cura della locale Questura con dichiarazioni del tipo ‘dispersi tra gli ospiti del Centro d’Accoglienza’ favorendo quindi illeciti compensi percepiti dalla Misericordia”. E ancora: “nessun censimento reale è mai stato disposto dai competenti funzionari, affidandosi per la fatturazione presentata alla locale prefettura, solo alle dichiarazioni dell’ente gestore”. Il centro di accoglienza, con le sue centinaia di posti di lavoro e l’indotto, conviene a tutti. I poliziotti che prestano servizio all’interno percepiscono l’indennità di ordine pubblico fuori sede anche se vengono dalla Questura di Crotone, perché il campo si trova nel comune di Isola Capo Rizzuto, a 14 chilometri di distanza.
C'è poi la storia dell'egiziano sbarcato due volte. Si chiamava Fathi ed è riuscito a sbarcare a Crotone per due volte a distanza di pochi giorni, il 20 e il 29 luglio 2013. Si sarebbe allontanato subito dal centro per partecipare “da scafista” allo sbarco successivo, ma, si legge ancora nel documento, “appare verosimile che nella contabilità amministrativa sia stato presente ininterrottamente dal 20 luglio”. Tra la documentazione inviata in Procura viene anche allegato un articolo dell’Espresso firmato da Gianfrancesco Turano che per primo accendeva i riflettori sulla fabbrica degli immigrati. In quel caso il settimanale è andato a ruba. In base a dichiarazioni confidenziali “tutte le copie sono state acquistate nelle edicole di Crotone ed Isola Capo Rizzuto da personale della Misericordia”.
In base alla nostra ricostruzione, una pluralità di soggetti ha indagato sul centro, presentando relazioni, ispezioni e rapporti alla Procura della Repubblica, alla prefettura e al Ministero dell’Interno, senza che in oltre due anni sia cambiato nulla. Secondo l’ispezione igienico sanitaria del 26 giugno 2013 redatta dal medico capo della Polizia di Stato, membro della commissione di Vigilanza istituita in Prefettura sul centro di accoglienza, risparmi arriverebbero anche dalle quantità scarse e dal cibo scadente. Aprendo una confezione con dentro una cotoletta, l’ufficiale medico scrive: “ho avvertito un odore sgradevole inoltre il sapore non era buono, stesso dicasi per i bastoncini di pesce, a vista sembra anche che la quantità sia poca per i primi, i secondi e i contorni. Ho chiesto di pesare i cibi ma veniva riferito che la bilancia non era funzionante e non ne esistono di funzionanti in tutto il campo”.
C’è un registro con la pesatura dei pasti che dovrebbe essere firmata da un operatore in turno, ma “non vi è annotato nessun peso e nessuna firma”. L’ispezione viene interrotta per l’intervento delle Misericordie nella persona di Tipaldi, responsabile del campo Sant’Anna, il quale, con l’avallo di un funzionario della prefettura, sostiene che l’attività della polizia non è autorizzata. “Poiché nella rete di recinzione del campo era presente un grosso buco lui sospettava che qualcuno era entrato da quel buco e facesse l’ispezione igienico-sanitaria”, annota il medico. Alla fine l’ufficiale sanitario porta via alcuni pasti preconfezionati e li pesa fuori dal centro: il riso con piselli scendeva dai 215 grammi previsti a 180, i fagiolini pesavano 50 grammi invece di 158.
Il 24 ottobre 2013 Marilina Intrieri, garante per l’Infanzia della Regione Calabria inviava una denuncia alla procura di Crotone per gravi irregolarità sui minori stranieri e le donne incinta, dopo un’attività ispettiva svolta nel Cara a settembre e ottobre 2013 tra mille difficoltà. In quel periodo Intrieri scriveva lettere su lettere al Viminale, alla prefettura e al prefetto. Aveva trovato ad agosto 70 minori non accompagnati, anche di 11 anni. Mangiavano e dormivano in un capannone, con due soli bagni e un lavabo. I minori senza famiglia non possono stare in un centro Cara e devono essere trasferiti in strutture adatte a loro. I bambini hanno dichiarato che non gli era stato permesso di contattare telefonicamente le famiglie. Erano senza scarpe e biancheria di ricambio. Non c’erano mediatori culturali né pediatri. Nove giorni dopo lo sbarco, venti minori si sono allontanati dal Cara e di loro si è persa ogni traccia.
“Risultano evidenti le violazioni dei diritti minorili”, scriveva la Garante, chiedendo accesso permanente alla struttura per tutelare i minori come la legge impone. Il 7 settembre finalmente arriva l’autorizzazione a entrare nel centro ma Marilina Intrieri, ex deputato, ormai stizzita con la prefettura, rimanda il pass al mittente perché c’è scritto “dottoressa” e non “onorevole”. Qualcuno fa trapelare la comunicazione riservata e la storia finisce sui giornali, di fatto tappando la bocca al Garante sulle mancate vaccinazioni per i minori e sull’assenza di cure mediche specialistiche per le donne incinta. Nello stesso periodo, anche il rapporto stilato da un altro organismo, il Praesidium riportava che non era garantita l'assistenza pediatrica ed era difficile eseguire vaccinazioni.
Abbiamo fatto un’incursione nel centro di Isola Capo Rizzuto al seguito della deputata Pd Enza Bruno Bossio, insieme alla Garante Intrieri pochi giorni fa. La struttura cresce a vista d’occhio, con nuove casette in muratura in costruzione. La capienza ufficiale è rimasta di 729 posti.Ma nessuno sa dire qual è la capienza reale con i nuovi edifici. Il 25 settembre gli ospiti erano 1057 più 150 in uscita. Il centro funziona ora anche come punto di “smistamento” per gli sbarchi, con 1500 persone arrivate al porto di Crotone in 4 giorni che restano solo per l’identificazione, per poi essere ripartite in tutta Italia. L’Ufficio Immigrazione fa presente che quindi “i dati numerici sono orientativi”. Il subappalto della mensa, nonostante vi sia un edificio chiamato ‘cucina’, è sempre in mano ai catering "Quadrifoglio" e "Mediterranea" con l’aggiunta di una terza ditta, la Cosec. Sono quelle con il centro di cottura più vicino e “hanno il gradimento della prefettura”.
Secondo l’ente gestore la permanenza media è di sei mesi ma incontriamo degli ospiti nigeriani che sono lì da 5 mesi (è scritto sul loro badge) e ancora non hanno formalizzato la richiesta d’asilo, quindi non hanno neanche iniziato l’iter. In passato il problema era la mancata tracciabilità del pocket money, oggi tutti hanno un tesserino con un codice a barre. “Ci danno ogni venerdì due schede telefoniche da 5 euro e un pacchetto di sigarette da 10 (2,50 euro)” raccontano gli ospiti mostrando i beni. Il totale fa 12 euro e 50 centesimi e mancherebbero all’appello altri cinque euro a persona a settimana.
Ma secondo le Misericordie, gli ospiti tutti i giorni prendono il pocket money accedendo al magazzino con il loro badge. Inoltre firmano un modulo all’ingresso in cui accettano di non ricevere la somma per intero ma di accantonarne circa 300 euro (equivalente a oltre quattro mesi di diaria) per pagare eventuali ricorsi in tribunale, marche da bollo, tasse per il permesso di soggiorno e il biglietto del treno all’uscita dal centro. “Per la seconda volta incontriamo migranti che hanno paura di parlare perché associano l’eventualità che vengano fuori cose negative sul Cara con il fatto di avere il diniego ai documenti di soggiorno - spiega Yasmine Accardo di LasciateCIEntrare - Ci hanno comunque detto che per pagare il ricorso racimolano i soldi chiedendo l’elemosina o facendo qualche lavoretto in nero”.
“Ho deciso di tornare a fare visita al Cara di Crotone perché dopo la mia visita di un anno fa e la mia interrogazione alla quale ho avuto risposte scarne e deludenti da parte del ministero, volevo verificare quale fosse l’attuale situazione, insieme al collega del Pd Stumpo – dice la deputata Enza Bruno Bossio – abbiamo trovato la sgradita sorpresa di un Cie dove erano rinchiusi dei ragazzi del Gambia, assolutamente non informati sui loro diritti e la nostra presenza ne ha impedito il rimpatrio. C’era con noi Yasmine Accardo che li ha informati sulla possibilità di chiedere asilo e ora sappiamo che hanno fatto la domanda, inviata alla commissione territoriale con un percorso prioritario. Alla luce di quello che ho visto presenteremo un’ulteriore interrogazione per capire come la prefettura faccia i controlli sul Cda-Cara di Isola Capo Rizzuto, in particolare sul pocket money”.
I 26 gambiani, più altri tre migranti sono rimasti nel Centro di identificazione ed espulsione appena riaperto, dopo essere sbarcati ad Augusta il 16 settembre ed essere stati respinti dalla questura di Siracusa. Dentro gabbie alte più di cinque metri avevano già incontrato un rappresentante del loro Paese per il rimpatrio, in virtù di nuovi accordi bilaterali tra l’Italia e il Gambia, di cui nessuno conosce il contenuto.
Il Cie era stato chiuso sempre nell’agosto 2013 dopo la morte di un recluso trentenne, Moustapha Anaki e la successiva rivolta dei suoi compagni di cella. Il 24 settembre 2013 la Procura di Crotone incaricava la Squadra Mobile di indagare sul caso in un procedimento penale a carico di ignoti con un atto firmato dal sostituto procuratore Gabriella De Lucia, chiedendo di interrogare i sanitari e il personale infermieristico che ebbero in cura Anaki presso il Cie “affinchè specifichino circostante e modalità di somministrazione di eventuali farmaci alla persona offesa (e in particolare del Rivotril)” e di “acquisire copia integrale della documentazione sanitaria presente e, in particolare, di copia dei registri attestanti la somministrazione di farmaci”.
Anche di queste indagini non si è saputo più nulla. Due mesi prima della morte di Anaki, l’ufficiale medico riferiva nella sua ispezione che, secondo quanto detto dagli ospiti, “la terapia intramuscolo viene loro somministrata attraverso le fessure della rete metallica facendovi appoggiare i glutei, aumentando i rischi di infenzione per l’assenza di igienicità, oltre a venire offesa la dignità dell’ospite”. Da qui un senso di rabbia e oppressione, secondo l’ispettore sanitario, “che sfocia a volte in disordini e scontri con le forze dell’ordine”.
Nel frattempo le Misericordie a Isola Capo Rizzuto,dopo un albergo, una quota dell’aeroporto e la polisportiva, stanno costruendo un cinema in paese. Hanno fondato un’impresa sociale, la Miser Icr Srl, e fanno parte di un nuovo consorzio nazionale chiamato “Opere di Misericordia” composto da cinque soggetti: la Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia e cinque Federazioni regionali, Puglia, Toscana, Emilia Romagna, Calabria e Basilicata, quest’ultime rappresentate da Sacco.

Fonte: L'Espresso

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