La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 20 settembre 2015

Atene, ancora

di Paolo Andreozzi
Oggi si vota in Grecia, di nuovo.
Se fossi cittadino ellenico voterei per Syriza. 
Non perché il suo programma coincida con quello che io, da qui e con le mie limitate conoscenze della situazione reale che c’è là, mi sono figurato possa essere il migliore per la classe lavoratrice greca, ed europea (e quindi anche italiana). Ma perché, al dunque, sento di potermi fidare più di Tsipras e di chi ha ora intorno, per le responsabilità attinenti la guida di una classe e di un Paese in quest’altro tornante della Grande Crisi, che non dei suoi ex-compagni ora costituiti in Unità Popolare; e molto molto più di lui e Syriza che non di quegli altri compagni intransigenti, o finti intransigenti, o finti compagni tout court, del KKE.
Come si vede, dunque, il mio argomento è ben poco razionale, bensì piuttosto ‘empatico’.
D’altronde, mi son fatto ormai l’idea che chi tenti di ‘giocare alla politica’ con la pura e semplice logica, sarebbe come quello che pretenda di immergersi nell’acqua e galleggiare solo dopo aver acquisito ogni informazione fisiologica, idrodinamica e tecnico-sportiva sugli stili del nuoto, e tutto per via meramente libresca. Costui non farà mai una sola bracciata.
Detesto anche la sola locuzione del ‘voto utile’, figurarsi! Quindi non è per questo che darei ancora la mia fiducia a Tsipras; diciamo che sarebbe piuttosto un voto ‘a occhio’.
Ma con le condizioni oggettive in cui versa il movimento per l’emancipazione umana per via socialista, con l’involuzione antropologica di tanti dei suoi stessi membri, e col rischio sempre più grave della perdita storica anche delle sue parziali conquiste novecentesche, muovermi a occhio è l’unica cosa che io, da solo, intanto, realisticamente possa fare.
Quindi in bocca al lupo, compagne e compagni di Syriza!
Soltanto, vi prego: a risultati acquisiti, nessuna Grosse Koalition col Centrodestra, nessuna pessima influenza dal PD renziano o dall’SPD tedesco. Piuttosto si torni ancora alla sovranità popolare, e ancora e ancora, se servirà; finché i numeri stessi della democrazia non cambino l’inerzia della partita in nostro favore.
La classe in Europa, e le sue organizzazioni politiche e sindacali, e le guide loro, non possono soccombere all’infinito, se giocano bene le proprie carte.
Anche questa è un’asserzione più simile alla fede che al ragionamento; ma stiamo sempre lì, l’ho già detto.

Fonte: Esseblog 

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