La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 26 settembre 2015

Kirchner: più stato contro i privati

di Geraldina Colotti
In Argen­tina, il par­la­mento ha votato una legge impor­tante, che impe­di­sce di ven­dere le azioni delle imprese sta­tali alle imprese pri­vate senza il con­senso dei due terzi dei depu­tati e dei sena­tori. La legge è pas­sata con 127 voti a favore e 84 con­trari. Sta­bi­li­sce che le azioni del Fondo di Garan­zia e Soste­ni­bi­lità, che ammi­ni­stra la Anses (Ammi­ni­stra­zione Nazio­nale della Pre­vi­denza Sociale) dopo il ritorno nelle mani dello stato del sistema pen­sio­ni­stico, potranno in futuro essere ven­dute solo con un con­senso con­di­viso dai due terzi delle camere. Un risul­tato otte­nuto con l’appoggio del campo gover­na­tivo — il Frente para la Vic­to­ria (Fpv) e dei suoi alleati del Frente Civico de San­tiago del Estero, del Par­tido Soli­da­rio Si e del Movi­miento Popu­lar Neuquino.
La mag­gio­ranza dell’opposizione si è pro­nun­ciata con­tro, con qual­che signi­fi­ca­tiva asten­sione (depu­tati di Uni­dad Popu­lar e del Frente de Izquierda). Per il governo Kirch­ner, si è trat­tato di un forte segnale: «un cam­bia­mento fon­da­men­tale che con­clude un ciclo ini­ziato negli anni ’90 durante il quale lo Stato ha comin­ciato ad accu­mu­lare un pas­sivo sfo­ciato poi nella crisi del 2001». Un segnale — ha soste­nuto il governo — anche per quanti accu­sano la gestione kirch­ne­ri­sta di essere cor­rotta fino al midollo, «men­tre sta facendo di tutto per raf­for­zare lo Stato e pre­ser­varlo dai pro­cessi di inde­bi­ta­mento rimet­tendo le deci­sioni nelle mani della sovra­nità popo­lare». La legge è pas­sata dopo quasi sei ore di discus­sione in una ses­sione spe­ciale. Ora è in campo una pro­po­sta del Frente para la Vic­to­ria per creare una Com­mis­sione bica­me­rale di iden­ti­fi­ca­zione delle com­pli­cità eco­no­mi­che e finan­zia­rie durante la dit­ta­tura mili­tare (1976–1983).
In vista delle pre­si­den­ziali del pros­simo 25 otto­bre, a cui nono­stante il gra­di­mento alto non può più ripre­sen­tarsi, Cri­stina Kirch­ner sta acce­le­rando i segnali posi­tivi per con­so­li­dare il con­senso a sini­stra. Se il suo campo riu­scirà a far eleg­gere il più mode­rato Daniel Scioli, avrà biso­gno di con­tare su una base con­vinta, capace di rimet­tere in equi­li­brio la sbarra verso le poli­ti­che sociali.
Sul piano inter­na­zio­nale, il governo ha dato buona prova di sé tes­sendo le neces­sa­rie alleanze con­tro la spe­cu­la­zione dei fondi avvol­toio: fino al recente pro­nun­cia­mento dell’Onu a favore di una ini­zia­tiva pro­mossa da Kirch­ner per una serie di norme che age­vo­lino la ristrut­tu­ra­zione del debito sovrano da parte dei paesi in crisi. Un qua­dro su cui pesano anche le parole del papa all’Onu con­tro lo stra­po­tere finan­zia­rio a sca­pito dei paesi del sud. E d’altro canto, c’è anche da regi­strare un altro segnale posi­tivo rispetto ai mar­gini di mano­vra delle mul­ti­na­zio­nali. Un segnale di buon augu­rio per il pros­simo ver­tice sul clima: le misure giu­di­zia­rie con­tro la mag­gior parte delle atti­vità della miniera Vela­dero, a San Juan, che sono state sospese. E l’impresa cana­dese Bar­rick Gold ha rico­no­sciuto di aver river­sato oltre un milione di litri di liquido con­te­nente cia­nuro nel fiume Potre­ril­los: ovvero quat­tro volte di più di quanto la grande impresa aveva dichia­rato al governo di San Juan nel suo rap­porto preliminare.
Intanto, è in corso il pro­cesso per far luce sull’attentato alla mutua ebraica di Bue­nos Aires Amia che, nel luglio del 1994 pro­vocò 85 morti e 300 feriti. Un caso mai chia­rito che sta por­tando in luce inte­ressi di potere e appe­titi inter­na­zio­nali, coperti da innu­me­re­voli depi­staggi. Una vicenda giu­di­zia­ria tor­nata pre­po­ten­te­mente sulla scena poli­tica dopo la miste­riosa morte del giu­dice Alberto Nisman: tro­vato cada­vere nel suo appar­ta­mento dopo aver minac­ciato di por­tare la pre­si­dente in tri­bu­nale, accu­san­dola di aver coperto la «pista ira­niana» nell’attentato su cui inda­gava. A fianco del giu­dice, è emersa l’influenza oscura di un uomo dei ser­vizi, legato agli Usa, a Israele e alla pas­sata dit­ta­tura: Anto­nio Stuiso, ora sotto pro­cesso anche per tor­ture ai testi­moni del caso.

Fonte: il manifesto 

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