La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 25 settembre 2015

Fumo negli occhi (e nei polmoni)

di George Monbiot 
A Londra, suggeriscono i dati più recenti, uccide oggi più persone del fumo di tabacco. Nel mondo, stima un nuovo studio, causa più morti che non la malaria e l’HIV-Aids messi insieme. Sto parlando della trascurata crisi sanitaria di questo tempo, di cui raramente discutiamo o che addirittura raramente riconosciamo: l’inquinamento atmosferico.
Attacchi cardiaci, infarti, asma, cancro ai polmoni e alla vescica, basso peso alla nascita, basso QI verbale, scarsa memoria e attenzione nei bambini, più rapido declino cognitivo negli anziani e – suggeriscono studi recenti – precoce insorgenza della demenza senile; tutti questi sono tra gli impatti di un problema che, credono ancora molti, abbiamo risolto decenni fa. Le ciminiere possono essersi trasferite in Cina, ma altre fonti, le cui esalazioni sono meno visibili, hanno preso il loro posto. Tra le peggiori ci sono i motori diesel, venduti, ancor oggi, come un’opzione rispettosa dell’ambiente in base all’affermazione che le emissioni di gas serra tendono a essere minori che nei motori a benzina. Ci si comincia a chiedere se di tali affermazioni ci si possa ancora fidare.
La manipolazione dei test d’inquinamento da parte della Volkswagen è un attacco ai nostri polmoni, ai nostri cuori, ai nostri cervelli.
E’ un esempio classico di esternalizzazione: lo scaricamento su altre persone dei costi che dovrebbero sostenere le imprese. L’aria che dovrebbe essere stata filtrata dai loro motori è filtrata invece dai nostri polmoni. Siamo diventati i dispositivi anti-inquinamento che loro non hanno installato.
Chi sa quante persone hanno già pagato per questo crimine con la loro salute e le loro vite? Negli Stati Uniti 200.000 morti l’anno sono attribuite all’inquinamento atmosferico. Di quante di esse potrebbe essere responsabile la Volkswagen? In quali altri luoghi è stata perpetrata la frode? Di quale percentuale dei nostri bilanci della sanità ci ha derubato quella società?
La frode riguarda il rilevamento di protossido d’azoto (NOx) di cui i motori diesel sono la fonte principale in molti luoghi. Questo mese, per la prima volta nella nostra storia, il governo britannico ha stimato l’impatto del NOx sulla salute pubblica, e ha scoperto che probabilmente quasi raddoppia il numero dei morti da inquinamento atmosferico, aggiungendone 23.000 ai 29.000 attribuiti ai particolati (minuscole particelle di fuliggine).
Il governo ha pubblicato questa scoperta, assieme alle sue inutili proposte per affrontare il problema, sabato 12 settembre, pochi minuti prima che fosse annunciata l’elezione di Jeremy Corbyn a leader del Labour. Quanti comunicati stampa governativi sono pubblicati di sabato? Quanto sono pubblicati di sabato nel corso di un evento su cui sono concentrati tutti? In altre parole, come notoriamente consigliava un addetto stampa del Labour, quella era una buona giornata per seppellire cattive notizie. Non solo in questo modo era sepolto il numero dei morti, ma lo stesso era della consultazione governativa sui fiacchi piani per ridurre questo inquinamento: una consultazione cui evidentemente il governo voleva il numero minore possibile di risposte. Liz Truss, la segretaria all’ambiente, deve qualche spiegazione.
Lei ha i suoi motivi per tenerci all’oscuro. Ad aprile la Corte Suprema ha sentenziato che il Regno Unito viola la direttiva europea sulla qualità dell’aria e ha insistito che il governo stili un piano di adeguamento entro la fine di quest’anno. La Truss, invece, ha presentato un piano per scaricare le responsabilità. Le autorità locali, suggerisce la sua consultazione, dovrebbero ripulire zone d’aria in almeno otto città, in cui siano vietati o disciplinati i motori diesel. Ma non ha fornito loro né nuovo denaro né nuovi poteri. Né ha offerto una spiegazione su come questo non-piano affronterà in problema nel resto del paese, come esige la sentenza.
La Gran Bretagna è già in ritardo di sei anni sulla scadenza europea. In base alle proposte della Truss alcune località probabilmente saranno ancora inadempienti nel 2025, sedici anni dopo la scadenza originale. Sollecito a rispondere alla consultazione che lei vuole noi ignoriamo e che si chiude il 6 novembre.
Il solo piano concreto presentato sin qui dal governo consiste nell’aggravare il problema, attraverso unnuovo programma di espansione degli aeroporti. Questo significa altre emissioni di protossido d’azoto, di particolati e di gas serra.
Paradossalmente lo scandalo Volkswagen può riuscire dove tutto il resto ha fallito, obbligando il governo a intraprendere l’unica iniziativa che farà la differenza: promulgare leggi per una grande riduzione dell’utilizzo di motori diesel. Nel momento in cui questo articolo sarà pubblicato potremo sapere se la truffa della società sia stata perpetrata anche in Europa, oltre che nel Nord America: nuove rivelazioni escono di ora in ora. Ma che questo particolare inganno sia stato o no messo in atto qui, lo è stata una quantità di altri.
La settimana scorsa il Guardian ha scritto che nove auto diesel nuove su dieci violano i limiti europei sul protossido di azoto; non di poco, bensì in media di sette volte. Ogni produttore le cui auto sono state verificate ha auto che violano il limite legale. Usano una quantità di trucchi per aggirare i test: “smontaggio di componenti dall’auto per ridurne il peso, uso di lubrificanti speciali, maggior gonfiamento delle gomme e tracciati di test super lisci”. In altre parole lo scandalo delle emissioni non è confinato alla Volkswagen, non è limitato a un singolo algoritmo né lo è all’America del Nord: appare, in tutte le sue varianti, un complesso truffaldino globale.
Ci sono echi, qui, dei trucchi utilizzati dall’industria del tabacco: grandiosi inganni contrabbandati presso il pubblico grazie a un marketing sofisticato. I siti della Volkswagen che pubblicizzavano le virtù del “diesel pulito” sono finiti offline per tutto il giorno. Nel 2009, l’anno in cui è iniziata la truffa, il motore TDI al centro dello scandalo ha fatto vincere alla Volkswagen Jetta 2.0 il premio dell’anno per l’auto verde. Nel 2010 è stato lo stesso per la Audi A3.
C’è molto che non va nelle norme statunitensi sull’industria, ma almeno le sanzioni, quando ci sono, sono sufficientemente pesanti da indurre un’impresa a fermarsi e c’è la possibilità che dirigenti colpevoli finiscano in carcere. Qui, dove la corruzione, come l’inquinamento, è sia onnipresente, sia invisibile, le grandi imprese possono commettere quasi ogni crimine dei colletti bianchi e farla franca. Piani del genere che ha scandalizzato gli Stati Uniti sono, in questo paese, sia la normalità sia passano inosservati. Come ci si può fidare che governi simili tutelino la nostra salute?

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/smoke-and-mirrors/
Originale: The Guardian
Traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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