La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 24 settembre 2015

Io speriamo che mi selezionano all’Anvur

di Giuseppe De Niccolao
È solo que­stione di ore prima che i quat­tro desi­gnati dalla mini­stra dell’università Ste­fa­nia Gian­nini otten­gano il parere favo­re­vole della Com­mis­sione cul­tura della Camera, ultimo sco­glio prima di entrare nel Con­si­glio diret­tivo dell’Anvur, l’agenzia nazio­nale di valu­ta­zione dell’università. Chi volesse farsi un’idea, può leg­gere sul sito del Miur le linee pro­gram­ma­ti­che da loro pre­sen­tate al momento di can­di­darsi. Una let­tura istrut­tiva e non priva di sorprese.
Paolo Mic­coli cita il volume Venere allo spec­chio, «di cui ha per­so­nal­mente scritto l’Introduzione». Quel «per­so­nal­mente» sem­bra un avver­bio di troppo. O forse no. Alla luce delle curiose coin­ci­denze, docu­men­tate sul blog www.roars,it, tra pezzi, non vir­go­let­tati, dell’elaborato di Paolo Mic­coli e brani tratti da quat­tro fonti non citate, potremmo per­sino pen­sare ad un lap­sus. Il reso­conto dell’audizione in com­mis­sione dif­fu­seo da M5S riporta che Paolo Mic­coli ha attri­buito al caso la coin­ci­denza tra l’espressione del suo pen­siero e ciò che si tro­vava scritto in altri testi.
A suo modo rive­la­tore di strati pro­fondi è pure ciò che scrive Daniele Chec­chi, secondo il quale le clas­si­fi­che di rivi­ste scien­ti­fi­che «sono diven­tate un cri­te­rio di scelta quasi obbli­ga­to­rio per la sot­to­mis­sione di arti­coli». Meno sot­to­mis­sione obbli­gata e più spon­ta­neità per Susanna Ter­ra­cini, che, lan­cian­dosi in ardite meta­fore neuro-botaniche, auspica una «valu­ta­zione appro­fon­dita su base volon­ta­ria» per­ché solo così si «avvera quella sinapsi fra ricerca acca­de­mica e società civile che rap­pre­senta la linfa ed il fine ultimo sia della ricerca che della for­ma­zione supe­riore». Raf­faella Rumiati, pur avendo più di dieci pagine a dispo­si­zione, se l’è cavata con un tema di una pagina e mezza. Poche ma sen­tite parole all’insegna del verbo «dovere» che ricorre non meno di dieci volte su 427 parole. Se si con­si­dera che il com­penso annuo dei com­po­nenti del diret­tivo è pari a 178.500 Euro per un man­dato di quat­tro anni, le sue sono anche parole d’oro: più di 1.600 euro l’una.
La mini­stra Gian­nini era tenuta a desi­gnare quat­tro com­po­nenti entro una rosa di quin­dici nomi­na­tivi, a loro volta indi­cati da un appo­sito Comi­tato di sele­zione che ha scre­mato ben 121 can­di­da­ture. A dire la verità, pure gli ela­bo­rati degli altri undici sele­zio­nati si pre­stano a chiavi di let­tura, per così dire «post-ideologiche». D’altronde, le cate­go­rie tra­di­zio­nali appa­iono del tutto insuf­fi­cienti a inca­sel­lare chi scrive che «Il più grande timore mio e della mia com­pa­gna è che, se mai qual­cosa ci sot­traesse pre­ma­tu­ra­mente ai nostri figli, que­sti pos­sano comun­que essere por­tati a cre­scere con la mente aperta e pronti ad immer­gersi nella com­ples­sità del Mondo senza timore. Molto ho con lei discusso sul fatto che il mio even­tuale periodo di lavoro in Anvur li pri­ve­rebbe della mia pre­senza durante la set­ti­mana. Più ne discu­te­vamo, più emer­ge­vano aspetti posi­tivi: il vivere appieno e inten­sa­mente i wee­kend di ricon­giun­gi­mento fami­gliare, le fre­quenti loro gite in una splen­dida Roma, la rapi­dità del Frec­cia Rossa per le emer­genze, ecc.».
Presi tutti assieme, quat­tor­dici dei quin­dici ela­bo­rati sono una spe­cie di ver­sione acca­de­mica dei temi sco­la­stici rac­colti dal mae­stro Mar­cello D’Orta nel volume «Io spe­riamo che me la cavo». Al punto che i depu­tati M5S hanno pre­sen­tato un’interrogazione al Miur per­ché siano resi noti i cri­teri di sele­zione. Ma le spe­ranze di cavar­cela non sono per niente buone, se pen­siamo che è da que­sta rosa che l’anno pros­simo ver­ranno sele­zio­nati altri due nuovi com­po­nenti del diret­tivo Anvur. Al di là delle ame­nità, rimane il dramma dell’università ita­liana, oggetto di riforme ad alto tasso di ideo­lo­gia, che offrono il milieu ideale per una nuova razza di ambi­ziosi sca­la­tori accademici.

Fonte: il manifesto 

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