La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 26 settembre 2015

George Orwell, la soppressione delle idee, e il mito dell’eccezionalismo americano

di Noam Chomsky e Amy Goodman
In una trasmissione speciale di Democracy Now! Trascorriamo un’ora con Noam Chomsky, il dissidente politico famoso nel mondo e linguista, autore, professore emeritus all’Istituto di Tecnologia del Massachusetts dove ha insegnato per più di mezzo secolo. Chomsky ha scritto più di 100 libri, compreso il più recente: “Because We Say So,” [Perché diciamo così], che è una raccolta delle sue rubriche mensili. Sabato Chomsky ha parlato davanti a un pubblico di quasi 1.000 persone nell’Auditorium John L. Tishman della The New School a New York City, completamente esaurito. In un discorso intitolato “Il potere dell’ideologia,” ha parlato della persistenza dell’eccezionalismo * americano, dei tentativi dei Repubblicani di silurare il patto nucleare iraniano, e della normalizzazione delle relazioni tra gli Stati Uniti e Cuba.
AMY GOODMAN: Oggi, in una trasmissione speciale di Democracy Now!, trascorriamo un’ora con Noam Chomsky, il dissidente politico famoso nel mondo e linguista, autore, professore emeritus all’Istituto di Tecnologia del Massachusetts dove ha insegnato per più di mezzo secolo. Chomsky ha scritto più di 100 libri, compreso il più recente: “Because We Say So,” [Perché diciamo così], una raccolta delle sue rubriche mensili. Sabato Chomsky ha parlato davanti a un pubblico di quasi 1.000 persone nell’Auditorium della New School qui a New York City. Chomsky ha parlato della persistenza dell’eccezionalismo americano, dei tentativi dei Repubblicani di silurare il patto nucleare iraniano, e della normalizzazione delle relazioni tra gli Stati Uniti e Cuba. Il Professor Chomsky ha anche spiegato perché crede che gli Stati Uniti e i loro alleati più stretti, cioè Arabia Saudita e Israele, stiano minando le prospettive di pace in Medio Oriente. Il suo discorso era intitolato “Il potere dell’ideologia.”
NOAM CHOMSKY: Il ruolo che ha il potere concentrato nel modellare la struttura ideologica che domina la percezione, l’interpretazione, la discussione, la scelta dell’azione è troppo familiare per richiedere molti commenti. Stasera mi piacerebbe parlare di un esempio notevolmente importante, ma prima dirò un paio di parole su uno degli analisti più perspicaci di questo processo: George Orwell.
Orwell è famoso per la sua critica indagatoria e beffarda del modo in cui il pensiero è controllato dalla forza in una distopia totalitaria. Ma molto meno nota è la sua discussione del modo in cui analoghi risultati vengono ottenuti nelle società libere. Parla, naturalmente, dell’Inghilterra. E ha scritto che, sebbene il paese sia molto libero, tuttavia le idee impopolari possono essere soppresse senza l’uso della forza. Ha fatto un paio di esempi, ha fornito poche parole di spiegazione che erano pertinenti. Un commento particolarmente attinente è stata la sua osservazione su un’educazione di qualità nelle scuole migliori dove viene instillato che ci sono certe cose che semplicemente non andrebbe bene dire o, potremmo aggiungere, anche pensare. Un motivo per cui non viene prestata molta attenzione a questo saggio, è che non fu pubblicato. Fu trovato decenni dopo tra i suoi documenti non pubblicati. Era inteso come introduzione al suo famoso La fattoria degli animali, pungente satira del totalitarismo stalinista. Il motivo per cui non fu pubblicata è apparentemente sconosciuto, ma penso che forse potete immaginarlo.
Le osservazioni di Orwell sul controllo del pensiero in regime di libertà vengono in mente considerando il dibattito che oggi infuria sull’accordo nucleare iraniano che attualmente occupa il centro della scena. Dovrei dire che è un dibattito violento negli Stati Uniti, praticamente i soli. In qualsiasi altro luogo l’accordo è stato salutato con sollievo e ottimismo e senza neanche una revisione parlamentare. Questo è uno dei più straordinari esempi del famoso concetto dell’eccezionalismo americano.
Il fatto che l’America sia una nazione eccezionale viene regolarmente declamato praticamente da ogni figura politica e, penso, cosa più rivelatrice, che lo stesso è vera riguardo ai preminenti intellettuali accademici e pubblici. Si può scegliere quasi a casaccio. Prendete, per esempio, il professore della scienza del governo ad Harvard. E’ un illustre studioso liberale, un consigliere del governo. Scrive sulla prestigiosa rivista di Harvard, International Security, dove spiega che, al contrario di altri paesi, la “identità nazionale” degli Stati Uniti è definita da una serie di valori universali politici ed economici,” cioè “libertà, democrazia, uguaglianza, proprietà privata e mercati.” Quindi gli Stati Uniti hanno il solenne dovere di mantenere la loro supremazia internazionale a beneficio del mondo. E dal momento che questa è una faccenda di definizione, possiamo fare a meno del tedioso lavoro di verifica empirica, quindi non gli dedicherò per nulla tempo.
Oppure volgiamoci alla principale rivista intellettuale della sinistra liberale, The New York Review, dove, un paio di mesi fa, abbiamo letto dall’ex presidente del Carnegie Endowment for International Peace [La donazione Carnegie per la Pace Internazionale] che “i contributi americani alla sicurezza internazionale, alla crescita economica globale, alla libertà, e al benessere umano sono stati così ovviamente unici e sono stati così chiaramente diretti a beneficio degli altri, che gli americani hanno a lungo creduto che [gli Stati Uniti] rappresentino un tipo diverso di nazione.” Mentre altri mandano avanti il loro interesse nazionale, gli Stati Uniti “tentano di far avanzare i principi universali.” Non viene data nessuna prova perché, di nuovo, è un problema di definizione, ed è molto facile continuare.
E’ soltanto giusto aggiungere che non c’è assolutamente nulla di eccezionale riguardo a questo. L’eccezionalismo americano era normale per ogni grande potenza, era familiare perché proveniva da altri stati imperiali nei loro giorni luminosi – Gran Bretagna, Francia e altri. E questo è vero, stranamente, anche di figure molto rispettabili dalle quali ci si sarebbe aspettati di meglio – così, John Stuart Mill, per esempio, in Inghilterra – per citare un caso interessante – e questo solleva domande interessanti sulla vita intellettuale e sugli standard intellettuali.
Ebbene, per certi versi, l’eccezionalismo americano non è in dubbio. Ho appena citato un esempio: l’attuale patto nucleare dell’Iran. In questo caso l’eccezionalismo degli Stati Uniti, il loro isolamento è marcato e totale. In realtà ci sono molti altri casi, ma questo è quello a cui vorrei pensare stasera. Infatti l’isolamento degli Stati Uniti potrebbe aumentare presto. L’organizzazione Repubblicana – esito a dire “partito” – si dedica a minare il patto in maniere interessanti, con il tipo di unanimità che non si trova nei partiti politici, anche se è usuale in ex organizzazioni simili, come il vecchio Partito Comunista –un centralismo democratico dove ognuno deve dire la stessa cosa. Questa è una delle molte indicazioni che i Repubblicani non sono più un partito politico nel normale senso della parola, malgrado le pretese, le testimonianze e così via.
AMY GOODMAN: Noam Chomsky che sta parlando a The New School a New York City. Quando torneremo, tra un momento, tratterà di Iran, Cuba, Arabia Saudita, Israele e le elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

Originale: Democracy Now
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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