La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 25 settembre 2015

Tagli alla sanità, solito scaricabarile tra governo e regioni

di Eleonora Martini
E ora la mini­stra della Salute Bea­trice Loren­zin prova a sca­ri­care sulle sole regioni la respon­sa­bi­lità dei tagli agli esami cli­nici coperti dal Ssn. Ma il pre­si­dente della Con­fe­renza delle Regioni non ci sta, e ini­zia a incri­narsi anche il fronte unico dei gover­na­tori, rispetto a quella che appare come una vera «controriforma».
«L’obiettivo è rispar­miare per rein­ve­stire dove è neces­sa­rio, in quelle cure che ci chie­dono i cit­ta­dini. Dalle Regioni, che hanno for­te­mente voluto que­ste norme, mi aspet­te­rei che inter­ve­nis­sero per spie­gare alle per­sone il per­ché dob­biamo fare que­sto salto cul­tu­rale», si difende la tito­lare della Salute pub­blica, in una inter­vi­sta a quo​ti​dia​no​sa​nita​.it, dopo che gli ordini dei medici e i sin­da­cati ospe­da­lieri hanno annun­ciato la mobi­li­ta­zione gene­rale e lo scio­pero già a novem­bre con­tro la lunga lista di test cli­nici, arri­vata a 208 voci, con­te­nuta nel decreto gover­na­tivo in via di defi­ni­zione sull’«appropriatezza» delle pre­scri­zioni mediche.
Ser­gio Chiam­pa­rino fa un salto sulla sedia, alle parole di Loren­zin: «L’atteggiamento del mini­stro della Salute non mi sem­bra cor­retto e soprat­tutto non ci fa andare da nes­suna parte. Se si sono con­di­vise delle scelte lo si è fatto insieme — ribatte il pre­si­dente della Con­fe­renza delle Regioni — Io potrei allora dire: bastava non togliere i due miliardi alle Regioni, di que­sto passo si fa la corsa del gam­bero. Potrei dire che Loren­zin non ha voluto che si inter­ve­nisse su altri capi­toli. Le veri­fi­che sull’appropriatezza sono neces­sa­rie e lo dicono i medici stessi. Ma è sba­gliato sca­ri­care il pro­blema sugli altri per ragioni di con­senso». «Poi — aggiunge il gover­na­tore del Pie­monte — se il mini­stro ha delle idee su come cam­biare la norma lascian­done inal­te­rate le fina­lità di lotta all’ inap­pro­pria­tezza, figu­ria­moci se non siamo dispo­sti ad un confronto».
Che sia stata una deci­sione con­di­visa non ci piove. E lo con­ferma anche il coor­di­na­tore degli asses­sori regio­nali alla Salute, Ser­gio Ven­turi, tito­lare della Sanità regio­nale dell’Emilia-Romagna: «La deci­sione è frutto di un’intesa tra mini­stero e regioni, non ha quindi senso rigi­rarsi la colpa a vicenda». Dif­fi­cile, comun­que, aggiunge Ven­turi, espri­mere una posi­zione senza avere «davanti un testo»: «L’unico che abbiamo visto è quello uscito sulla stampa».
In effetti, l’intesa sui tagli alle pre­scri­zioni «inap­pro­priate» — che sareb­bero lie­vi­tate negli ultimi anni a causa della cosid­detta «medi­cina difen­siva», fino a costare circa 13 miliardi l’anno alle casse dello Stato — è stata siglata all’inizio di luglio in Con­fe­renza Stato-Regioni. Però non tutti i governi regio­nali sono for­te­mente con­vinti della bontà del prov­ve­di­mento. Già in quella riu­nione dove la Con­fe­renza siglò il Patto della salute di quest’anno, l’accordo sul testo che riduce di 2,352 miliardi il fondo sani­ta­rio per il 2015 venne tro­vato senza il con­senso del Veneto, il cui rap­pre­sen­tante lasciò il tavolo. Ven­turi però insi­ste: «Sul fondo sani­ta­rio la posi­zione delle regioni è una­nime. L’accordo rag­giunto pre­vede un aumento di 3,3 miliardi per 2016».
Eppure la mano­vra inse­rita nel decreto sugli enti locali di luglio sca­rica pure sulle Regioni l’onere di pre­di­sporre il sistema di veri­fica e di san­zioni per quei medici che non rispet­te­ranno i paletti gover­na­tivi impo­sti alla pre­scri­zione dei 208 esami cli­nici con­te­nuti nella “lista Loren­zin”. Un modo, secondo la mini­stra della Salute, per com­bat­tere la cosid­detta «medi­cina difen­siva», ma che i camici bian­chi hanno defi­nito noci­va­mente «repres­sivo». Per pla­care le loro ire, è inter­ve­nuto ieri il sot­to­se­gre­ta­rio Vito De Filippo: «Il decreto non può essere fatto mai con­tro medici e non mi pare che nei vari pas­saggi il mini­stro Loren­zin abbia sba­gliato di un mil­li­me­tro: la bozza è stata pre­sen­tata alle orga­niz­za­zioni, poi è stato chie­sto un parere al Con­si­glio supe­riore della sanità e poi ripro­po­sto il testo ai medici».
Eppure il mondo della medi­cina insi­ste: gli spre­chi nella sanità si anni­dano, sì, nell’inappropriatezza delle pre­scri­zioni, ma anche, spiega ad esem­pio l’Assobiomedica, «in una nor­ma­tiva sui Lea obso­leta e non aggior­nata» e «nelle moda­lità di ero­ga­zione e trat­ta­mento delle pre­sta­zioni troppo diverse da regione a regione».

Fonte: il manifesto

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