La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 25 settembre 2015

Da Gibilterra a Bruxelles, in cammino per un’altra Europa

di Massimo Serafini e Marina Turi
Basta! Costruiamo un’altra Europa. Met­tia­moci in mar­cia! Migranti e rifu­giati già lo stanno facendo da giorni, mar­ciano per un futuro migliore, per una Europa delle persone
Una mar­cia Euro­pea — #Euromarcha2015 — lan­ciata dalla Spa­gna, orga­niz­zata da decine di col­let­tivi, orga­niz­za­zioni e movi­menti di almeno 8 paesi dif­fe­renti, per attra­ver­sare l’Europa, dall’1 al 15 di otto­bre, e con­fluire a Bru­xel­les in una grande mani­fe­sta­zione in con­tem­po­ra­nea con la riu­nione del Con­si­glio Euro­peo. La con­fe­renza stampa di lan­cio è stata a Madrid, per­ché 34 sono le orga­niz­za­zioni e i movi­menti spa­gnoli che la con­vo­cano, un nucleo impor­tante già pro­mo­tore delle Marce per la Dignità che, anche per que­sto anno, stanno orga­niz­zando una gior­nata di mobi­li­ta­zione gene­rale in tutta la Spa­gna con­tro le poli­ti­che neo-liberiste del governo della destra.
Gli eco­lo­gi­sti di Equo e quelli di Eco­lo­gi­stas en acción, Attac, quello che resta del movi­mento del 15M, tan­tis­sime orga­niz­za­zioni sin­da­cali, la Piat­ta­forma per una banca pub­blica, i Cri­stiani di base e quelli per il socia­li­smo, Izquierda Unida e Pode­mos, la Marea con­tro la disoc­cu­pa­zione e la pre­ca­rietà che si riu­ni­sce nella par­roc­chia di San Bar­to­lo­meo a Madrid, la rete per l’acqua pub­blica. E poi gli anti­ca­pi­ta­li­sti e anche l’Allenza spa­gnola con­tro la povertà.
Non manca quasi nes­suno. Di fronte alle poli­ti­che neo-liberiste e alla sot­to­mis­sione dei governi al mer­cato, di fronte alle poli­ti­che di auste­rità e alla pri­va­tiz­za­zione dei ser­vizi pub­blici, di fronte alle con­di­zioni di pre­ca­rietà lavo­ra­tiva e sociale sem­pre più estese, di fronte ad una poli­tica che non pro­muove ugua­glianza tra donne e uomini né intende sra­di­care il machi­smo, di fronte ai para­disi fiscali pro­tetti dall’Unione Euro­pea, di fronte alla distru­zione dell’ambiente, di fronte a tutti i muri che si stanno alzando in Europa «biso­gnerà dire basta», dice il mani­fe­sto dell’Euromarcha2015.
Un per­corso di oltre 4000 km. La par­tenza sarà da Gibil­terra, ter­ri­to­rio oltre­mare del Regno Unito da tempo con­ver­tito alla finanza off­shore, si pas­serà per l’Andalucía, Extre­ma­dura, Castilla-La Man­cha, Madrid, Ara­gón y Cata­lu­nya. Una colonna che uni­sce il Por­to­gallo, il ter­ri­to­rio spa­gnolo e la Fran­cia, una colonna verrà dalla Gre­cia e pas­serà per l’Italia, una terza scen­derà dall’Europa del nord pas­sando per la Ger­ma­nia e una quarta dall’Inghilterra.
Ribel­larsi non è cor­te­sia ed è fati­coso: parte del per­corso sarà fatto in pull­man, le entrate nelle città a piedi, il punto di incon­tro di tutte le colonne sarà Lus­sem­burgo, altro para­diso fiscale, da lì tutte e tutti a piedi per asse­diare paci­fi­ca­mente Bru­xel­les, per pro­pa­gare la neces­sità di com­bat­tere le poli­ti­che che gover­nano l’Europa e gene­rare alter­na­tive. Tra i con­vo­canti c’è anche Sol­fo­nica il coro-orchestra nato durante le mani­fe­sta­zioni degli indi­gnati. Con­vinti che il lin­guag­gio della musica sia uni­ver­sale, invi­tano stru­men­ti­sti e voci da tutta Europa per un grande con­certo, pro­prio sulle sca­li­nate della borsa di Bru­xel­les. Saranno ese­guiti tre brani di grande valore sim­bo­lico: Grân­dola, Vila Morena che segnò l’inizio della Rivo­lu­zione dei Garo­fani in Por­to­gallo, l’inno con­tro la dit­ta­tura dei colon­nelli in Gre­cia com­po­sto da Mikis Theo­do­ra­kis e l’Inno alla Gioia di Bee­tho­ven, inno uffi­ciale di quell’Unione Euro­pea che oggi fa felici pochi.
L’auspicio è che la mar­cia sia par­te­ci­pata e coin­volga donne e uomini che dopo con­ti­nuino il lavoro per ren­dere pos­si­bile quell’Europa dei popoli neces­sa­ria. Per­ché la mag­gio­ranza degli euro­pei non è più dispo­sta a sop­por­tare quell’Europa del sopruso che gli viene impo­sta. Pre­pa­riamo il baga­glio, si va a Bruxelles.

Fonte: il manifesto

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