La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 26 settembre 2015

Fiom: «Italia non immune dal caso Volkswagen. Il governo apra una consulta»

Intervista a Michele De Palma di Jacopo Rosatelli
«La vicenda Volk­swa­gen riguarda anche l’Italia», sostiene il respon­sa­bile nazio­nale auto della Fiom-Cgil, Michele De Palma. Dif­fi­cile dar­gli torto: Lam­bor­ghini e Ducati fanno parte del gruppo di Wol­fsburg, e c’è il set­tore della com­po­nen­ti­stica che ha grandi volumi di com­messe dalla casa tedesca.
Quali riper­cus­sioni in ter­mini eco­no­mici e occu­pa­zio­nali vede nel nostro Paese?
"È pre­sto per dirlo, ma non c’è dub­bio che siamo pre­oc­cu­pati, come lo sono anche le imprese. Il mini­stro del lavoro Poletti pare invece tran­quillo, e io credo che sot­to­va­luti la situa­zione. Certo, oggi nes­suno può dire quale sarà il danno: il colpo alla cre­di­bi­lità alle aziende auto­mo­tive, nes­suna esclusa, non è ancora cal­co­la­bile. Ma qual­cosa già si nota: ad esem­pio la Fca sta già pagando un prezzo in borsa. La nostra pre­oc­cu­pa­zione è che, alla fine, siano i lavo­ra­tori del set­tore a subirne le con­se­guenze: l’amministratore dele­gato può con­tare su una buo­nu­scita di 60 milioni, i lavo­ra­tori no. Nello spe­ci­fico dell’Italia, il primo timore è per la com­po­nen­ti­stica, che aveva retto anche durante la crisi della Fiat pro­prio gra­zie alla diver­si­fi­ca­zione dei clienti."
Non si potrebbe pen­sare che la crisi Volk­swa­gen possa favo­rire la Fca?
"Ho ascol­tato inter­pre­ta­zioni di que­sto genere. Sta­rei molto attento: la crisi Volk­swa­gen non credo che si limi­terà al solo mar­chio tede­sco. E non solo per le rica­dute sull’indotto, ma per­ché — lo ripeto — è tutto il sistema dell’automotive che può entrare in una fase molto difficile."
Ha avuto modo già di con­fron­tarsi con lavo­ra­tori e dele­gati ita­liani del gruppo Volkswagen?
"Sì, c’è un’attenzione altis­sima e ovvia­mente grande attesa rispetto alle scelte che farà la nuova diri­genza. Il momento è deli­cato, tutti ne sono consapevoli."
Come si deve rispon­dere alla crisi, secondo voi?
"Con un inter­vento di carat­tere poli­tico. Il governo dovrebbe con­vo­care una con­sulta del set­tore dell’automotive con sin­da­cati e impren­di­tori. Non è una richie­sta nuova, la nostra: l’abbiamo avan­zata quando il mini­stro dello svi­luppo era Zano­nato. All’epoca non abbiamo avuto nes­suna rispo­sta, oggi sol­le­ci­tiamo di nuovo. Non ci illu­diamo che una con­sulta dell’auto sia riso­lu­tiva, ma ci ser­vi­rebbe, soprat­tutto nel rap­porto con l’Europa. Attual­mente abbiamo tre Paesi pro­dut­tori con voca­zioni diverse: l’elettrico in Fran­cia, ibrido e die­sel pulito in Ger­ma­nia, metano e die­sel pulito in Ita­lia. Credo serva una poli­tica indu­striale euro­pea, e per que­sto occorre che l’Italia abbia con­di­viso una stra­te­gia di sistema."
Con la vicenda Volk­swa­gen torna d’attualità il dif­fi­cile rap­porto fra indu­stria dell’auto e ambiente.
"Certo. Nella comu­nità scien­ti­fica c’è dibat­tito su quale sia il reale impatto dei motori di cui par­lavo: pen­siamo a un’auto elet­trica, ad esem­pio, nel caso in cui l’energia sia pro­dotta da una cen­trale nucleare. Que­sta crisi potrebbe essere l’occasione utile a poli­tica, imprese, sin­da­cato e mondo della ricerca per affron­tare dav­vero la que­stione della mobi­lità in tutti i suoi aspetti, com­preso ovvia­mente il suo impatto ambien­tale. Più in gene­rale, biso­gna com­pren­dere che è il mondo dell’auto che si sta tra­sfor­mando: ora ci sono Goo­gle ed Apple che si affac­ciano, per­ché mec­ca­nica, soft­ware ed elet­tro­nica sono sem­pre più inte­grati. E il poten­ziale ingresso di que­sti attori nel mondo dell’auto è indice di un qua­dro in muta­mento, di uno scon­tro più gene­rale. Non è un caso che l’ad di Fca Ser­gio Mar­chionne stia ripe­tendo da set­ti­mane che vuole una fusione con la Gene­ral Motors."

Fonte: il manifesto 

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