
Intervista a Theano Fotiou di Matteo Pucciarelli
Theano Fotiou, 69 anni, è il ministro uscente della Solidarietà sociale. Nel nuovo (eventuale) governo Tsipras verrà riconfermata, dicono. Le misure di impatto più simbolico attuate in questi mesi portano la sua firma, dalla corrente elettrica gratuita per gli indigenti alla "social card" per le fasce più deboli.
Cosa ne pensa delle dimissioni del premier? È una scelta che lei ha condiviso?
"Sì, è stata una decisione difficile ma giusta. Di fatto il governo non aveva più una maggioranza su cui contare. Questi mesi di dura battaglia con l'Europa hanno portato dei nuovi sviluppi di cui dobbiamo tenere conto. Anche il programma precedente, grazie al quale avevamo conquistato il consenso, va confermato nel suo impianto ma allo stesso tempo rivisto, alla luce del memorandum".
Appunto, la linea di Syriza di fatto non è cambiata?
"Oggettivamente siamo stati costretti a trovare un compromesso molto difficile. In parte è stata una sconfitta e sarebbe sciocco non ammetterlo. Ma nelle trattative future rimetteremo in campo tutta la nostra forza per migliorare l'applicazione dei memorandum. Vogliamo rilanciare l'attività produttiva, combattere corruzione ed evasione, rompere il legame tra politica ed affari. Noi stiamo sempre dalla parte delle classe popolari, siamo sempre una sinistra radicale, per cui vogliamo ribadire che pagherà chi può farlo, chi ne ha i mezzi".
Ma l'accordo funzionerà a livello economico? L'ex ministro Yanis Varoufakis dice di no.
"Il piano ha molte sfaccettature illogiche e tenta di farci allontanare dal nostro mondo di riferimento, cioè i ceti popolari. Penso alle misure sulle pensioni basse, ad esempio. Non so neanche quanto sviluppo potrà garantire davvero. Per questo occorrerà una resistenza democratica per modificare l'accordo, la sfida che abbiamo di fronte è esattamente questa, la rilanceremo".
Ma allora così sembra aver ragione Lafazanis. Come vive la scissione che state subendo in queste ore?
"Syriza era riuscita a riunire una sinistra divisa da 40 anni. Le rotture non creano mai nuove avanguardie rivoluzionarie ma, lo dico per esperienza di militante comunista, lasciano migliaia di compagni a casa, arrabbiati. Per questo credo che dovevamo restare uniti e trovo sbagliata la scissione. La situazione era eccezionale, mi sembrava evidente".
Fonte: La Repubblica
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