La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 23 agosto 2015

Il bel mondo di Matteo


di Andrea Fabozzi
L’hanno rifatto. Dieci mesi fa com­pra­rono una pagina del Cor­riere della Sera per dire chiaro e tondo ««Noi soste­niamo Mat­teo Renzi». Erano 108 «sem­plici cit­ta­dini inte­res­sati alle sorti del Paese». Ieri sono tor­nati, ancora con un’avviso a paga­mento sul Cor­riere: «Noi con­ti­nuiamo a soste­nere Mat­teo Renzi». Nel frat­tempo sono cre­sciuti, sono 208.
Non c’era per esem­pio e si è aggiunto Gaddo della Ghe­rar­de­sca, conte, pub­bli­ci­ta­rio, meglio noto come ex fidan­zato della duchessa di York, Sarah Fer­gu­son. Lui e gli altri devono aver colto il pre­si­dente del Con­si­glio in dif­fi­coltà. Sen­tono che è il momento di farsi sen­tire: «In soli 18 mesi que­sto governo ha rea­liz­zato ciò che nes­suno era riu­scito a fare prima e senza i soliti com­pro­messi al ribasso». Segue elenco di cose già fatte (dagli 80 euro al divor­zio breve al Jobs act all’Italicum) e ancora da fare (al primo posto la ridu­zione delle tasse). Ma segue anche un con­si­glio, da amici: «Sug­ge­riamo al governo di impo­stare una stra­te­gia di comu­ni­ca­zione con­ti­nua­tiva e mirata per man­te­nere un filo diretto con il Paese».
Dev’esserci un pro­blema di comu­ni­ca­zione. Oppure i volen­te­rosi soste­ni­tori di Renzi lo avver­tono per defor­ma­zione pro­fes­sio­nale. Non c’è solo Gaddo, nell’elenco, ci sono altri mana­ger della pub­bli­cità come Nicola Thel­lung, diret­tore finan­zia­rio di Havas media group Ita­lia e Mau­ri­zio di Robi­lant, crea­tivo (suo il logo della Fca di Mar­chionne) non­ché recente pro­mo­tore della «Fon­da­zione Ita­lia patria della bel­lezza» che pro­pone a Renzi un «bol­lino di italianità».

E non man­cano i con­su­lenti d’azienda ad alto livello, come Gior­gio Rossi Cairo di Value part­ners, Luigi Man­cioppi di Amrop, Kevin Tem­pe­stini, Marco Ghetti fon­da­tore di Mosaic che assieme a Ago­stino Migone, avvo­cato d’affari e «per­so­nag­gio impor­tante dello scou­ti­smo» era stato tra i pro­mo­tori dell’appello di otto­bre. E con i con­su­lenti ci sono i mana­ger del mondo della finanza. Guido Costa, Paolo Cuc­cia, Gianni Tam­buri (socio in Eat Invest di Oscar Fari­netti, Eataly), Fede­rico Schle­sin­ger di Intesa San­paolo, Ser­gio Castel­bo­lo­gnesi. Qual­cuno rispetto all’appello di dieci mesi fa si è sfi­lato, come il vigna­iolo Peter Heil­bron, il mana­ger del gruppo Espresso Luca Para­vi­cini (ma c’è sua moglie Van­nozza Guic­ciar­dini del cda del Fai) e l’ex ammi­ni­stra­tore dele­gato di Benet­ton Gero­lamo Cac­cia Domi­nioni.
Qual­cuno si è aggiunto, come il con­ces­sio­na­rio d’auto di lusso Pier­gior­gio Zur­leni, il «cac­cia­tore di teste» Roberto D’Incau, l’amministratore dele­gato di Elec­tro Power Systems Car­lal­berto Gugliel­mi­notti. Molti hanno fir­mato (e sot­to­scritto) ancora, come lo sti­li­sta di abiti da sposa Anto­nio Riva e la diret­trice della casa d’aste Christie’s Cla­rice Pecori Girardi. Non c’era e adesso c’è Chicco Testa. E tra i nuovi arrivi c’è l’assai noto Guido Roberto Vitale, ban­chiere d’affari, fon­da­tore negli anni Ottanta di Euro­mo­bi­liare con De Bene­detti, Gar­dini e Finin­vest e poi, tra le altre cose, pre­si­dente di Rcs Media­group. Recen­te­mente è tor­nato all’editoria, essendo stato tra i quat­tro fon­da­tori di Chia­re­let­tere, la casa edi­trice che ha in cata­logo i libri di Marco Tra­va­glio ed è tra i soci fon­da­tori e azio­ni­sti del Fatto quo­ti­diano.

Fonte: Il Fatto quotidiano

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