La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 25 agosto 2015

Il governo di Atene ferma le miniere d'oro

di Angelo Mastrandrea
Primo giorno a riposo for­zato, ieri, per un paio di migliaia di dipen­denti (tra occu­pati diretti e dell’indotto) delle miniere d’oro di Skou­ries, nella Peni­sola Cal­ci­dica. Il mini­stro della Rico­stru­zione pro­dut­tiva Panos Skour­le­tis ha infatti sospeso l’attività mine­ra­ria alla com­pa­gnia cana­dese Cana­dian Eldo­rado Gold per «vio­la­zione dei requi­siti tec­nici».
La chiu­sura delle miniere, con­te­state da un vasto fronte di comi­tati e movi­menti per la loro inva­si­vità ambien­tale e per­ché avreb­bero arric­chito sola­mente la mul­ti­na­zio­nale deva­stando il ter­ri­to­rio, era stata un cavallo di bat­ta­glia di Syriza alle scorse elezioni.
Già a marzo l’allora mini­stro Pana­gio­tis Lafa­za­nis (ora lea­der di Unità Popo­lare) aveva limi­tato le ope­ra­zioni sospen­dendo due licenze, e il suo suc­ces­sore Skour­le­tis, fede­lis­simo di Tsi­pras (che ha dato l’ok alla sospen­sione), ha por­tato a ter­mine la revi­sione delle con­ces­sioni mine­ra­rie comin­ciata dal pre­de­ces­sore, dando ragione ai comi­tati e movi­menti che ne chie­de­vano la chiu­sura e per i quali la Peni­sola Cal­ci­dica è diven­tata un po’ come la Val di Susa per i No Tav in Ita­lia.

Una deci­sione che lo stesso pre­mier ha riven­di­cato in tele­vi­sione nel suo mes­sag­gio di dimis­sioni, insieme alla ria­per­tura della tv pub­blica Ert chiusa dal governo Sama­ras (altro cavallo di bat­ta­glia elet­to­rale). Un segnale di sfida lan­ciato alla sini­stra e il ten­ta­tivo di dimo­strare che, pure con il Memo­ran­dum impo­sto, esi­stono spazi per deci­sioni poli­ti­che alter­na­tive e radicali.
La Hel­le­nic Gold (filiale locale della Cana­dian Eldo­rado) ha fatto sapere che farà ricorso alla magi­stra­tura con­tro il governo e per ripicca ha imme­dia­ta­mente sospeso i lavo­ra­tori, annun­ciando che se le estra­zioni non ripren­de­ranno que­sti saranno licen­ziati, facen­dosi forte del fatto che nella regione le miniere rap­pre­sen­tano il più impor­tante datore di lavoro e l’impatto sociale della chiu­sura sarebbe for­tis­simo. Una vec­chia con­trad­di­zione, quella tra ambiente e lavoro, che si ripro­pone in un Paese che ha il più alto tasso di disoc­cu­pa­zione d’Europa e già allo stremo per le poli­ti­che eco­no­mi­che di austerità.
I con­te­sta­tori delle estra­zioni hanno rispo­sto soste­nendo che i mina­tori potreb­bero essere uti­liz­zati per risa­nare il ter­ri­to­rio, ma in ogni caso se ne ripar­lerà a otto­bre, quando si inse­dierà il pros­simo governo. A meno che di fronte alle pres­sioni e ai ricatti occu­pa­zio­nali della com­pa­gnia il governo di tran­si­zione elet­to­rale che verrà non deci­derà di ria­prirle.
La sospen­sione delle atti­vità non ha fer­mato le pro­te­ste di anar­chici e anta­go­ni­sti, che in que­sti giorni stanno tenendo un cam­peg­gio anti­au­to­ri­ta­rio a Ieris­sos, vicino alle miniere. Dome­nica una mani­fe­sta­zione si è con­clusa con inci­denti: la poli­zia ha lan­ciato lacri­mo­geni e gra­nate assor­danti, e ha arre­stato 78 attivisti.

Fonte: il manifesto

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