La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 24 agosto 2015

La Grecia vista dalla Spagna. Cronaca di una metamorfosi


di Alì Manzano
Da prima delle elezioni per il parlamento greco, dove si presumeva che Syriza fosse la forza maggioritaria, sia Podemos, sia Izquierda Unida si proponevano come referenti di questa organizzazione nello Stato spagnolo; i loro leader andavano in Grecia a farsi fotografare con Tsipras con l’obbiettivo di omologarsi ai Greci e lanciare ai loro potenziali votanti il messaggio che saranno loro ad implementare le politiche di Syriza nello Stato spagnolo.
La vittoria di Syriza alle elezioni greche e la formazione del governo con il partito nazionalista di destra ANEL hanno riempito di allegria il partito di Pablo Iglesias, che se le rivendeva come un’anticipazione di quanto sarebbe accaduto alle elezioni per il parlamento spagnolo, facendo credere ai suoi seguaci che sia Syriza in Grecia, sia Podemos in Spagna si sarebbero opposti alle politiche di tagli richieste dalla Troika.
Il referendum indetto dal presidente greco Alexis Tsipras, è stato ampiamente elogiato da Iglesias e la sua direzione, pur sapendo che si trattava di un referendum – trappola dopo il quale, qualunque fosse stato il risultato, la Grecia sarebbe rimasta nell’UE, nell’Euro, nella NATO e sottomessa alle politiche di tagli richieste dalla Troika. Il popolo greco ha votato in maggioranza contro la Troika e contro i tagli, ma il suo governo ha trasformato questo voto in un semplice appoggio per negoziare con la Troika, senza considerarlo di carattere vincolante. Il risultato è stato l’accettazione da parte dell’esecutivo di Tsipras delle politiche richieste dalla Troika e la sconfitta di tutti coloro che avevano votato contro l’accettazione del ricatto e contro l’imposizione di politiche ultraliberiste.
Dopo l’accettazione da parte del governo greco delle politiche di tagli imposte dalla UE, il “rappresentante” di Alexis Tsipras nello Stato spagnolo, il presidente plenipotenziario di Podemos, Pablo Iglesias, dichiarava a numerosi mezzi di comunicazione la sua soddisfazione per l'azione del governo del suo amico Tsipras e per gli accordi da esso raggiunti con la UE, la Banca Mondiale e con il FMI; ricordiamo che questi accordi comportano il pagamento totale del debito, senza alcuno sconto, l’incremento dell’IVA su prodotti di prima necessità, riforma delle pensioni, riduzioni della spesa pubblica, soppressione degli aiuti alle pensioni più basse, riforma dei mercati dei prodotti, privatizzazione delle società elettriche, riforma del lavoro, riforma del settore finanziario…
In un secondo pacchetto sono previste la privatizzazione di porti, aeroporti, autostrade, aziende idriche, poste, aziende del gas e della rete ferroviaria, riforma della Pubblica Amministrazione… e l’impossibilità di implementare politiche economiche senza l’approvazione della Troika, il che comporta, in maniera drastica, la perdita di sovranità economica e politica dello Stato greco.
Qui, Pablo Iglesias ha già completato il suo viaggio verso la Moncloa (sede della Presidenza del Consiglio del Regno di Spagna, N.d.T.), omologandosi ai partiti che rimangono all’interno dei parametri accettabili dal potere reale che regge l’economia e controlla i mezzi di comunicazione. Il viaggio iniziato sugli schermi de La Sexta TV come erede politico di quella cosa chiamata 15-M (Movimento degli indignados, N.d.T.), ergendosi a leader indiscutibile della massa degli “indignados” che subivano i tagli dei governi di Spagna e delle loro istituzioni (PP, PSOE, IU), denunciando le politiche ultraliberiste dei partiti della “casta” e chiedendo la revisione ed il non pagamento del debito, l’uscita dalla UE e dalla NATO, l’abolizione delle leggi repressive ecc., lo ha concluso in prossimità di votazioni generali, collocato sui blocchi di partenza per opzionare l’agognato posto di Presidente del governo, dopo avere rinunciato a tutti i postulati con i quali si era presentato alle elezioni per il Parlamento europeo. Come abbiamo visto con il suo appoggio agli accordi tra il Governo greco e la Troika, Iglesias si pone come sostenitore della UE, rinunciando all’abolizione del debito, alla sua revisione, impegnandosi al pagamento di quello stesso debito che, pochi mesi fa, considerava ingiusto, ammiccando alla destra più arcaica in riferimento all’unità della Spagna, al recupero dei simboli spagnoli come elementi di “progressismo” o con frasi come “né di destra, né di sinistra”.
La metamorfosi “kafkiana” di Iglesias, da Rivoluzionario anti Troika a “politico responsabile e realista” è ancora più evidente quando serve alle pololitiche di “Stato”, cioè favorisce l’attuale status quo.
Noi che pensavamo sin dal primo momento che Pablo Iglesias e Podemos hanno avuto l’appoggio mediatico, soprattutto televisivo, perché servivano gli interessi economici e politici dei proprietari di quegli stessi media, non eravamo troppo fuori strada, come si sta dimostrando ultimamente; quando dicevamo che il loro obbiettivo era la smobilitazione sociale per la disattivazione delle proteste sociali e ricondurre le masse di indignados verso le urne, dopo avere fatto loro credere che le soluzioni ai loro problemi passavano attraverso processi elettorali, stavamo affermando ciò che in questi istanti diviene ormai indiscutibile.
Il posizionamento di Podemos rispetto ai processi di indipendenza della Catalogna e del Paese Basco, nascondendo il suo “spagnolismo” e la difesa dell’unità della Spagna dietro un’ambigua verbosità, calcolata e manipolatrice, ci conferma il servizio che rende allo status quo imperante, facendo appello ad un cambiamento che lasi tutto com’è, come Alexis Tsipras con il referendum greco.
Gli avvenimenti della Grecia hanno smascherato l’intera classe politica spagnola, lasciando allo scoperto il suo posizionamento rispetto alle politiche della troika, come anche la complicità con il òpotere economico; l’ambiguità dialettica non basterà per continuare ad ingannare e addormentare la classe lavoratrice, perché in Grecia si si sono già viste le intenzioni e la strategia della socialdemocrazia riformista.
E se è vero che a un buon intenditore bastano poche parole, l’appoggio di “Ahora Madrid”, il marchio “indipendente” di Podemos alle municipali di Madrid, alla mozione presentata dal PP al consiglio comunale della città in appoggio ai golpisti venezuelani ci può dare un’idea abbastanza esatta del posizionamento di Pablo Iglesias e della sua formazione rispetto a questioni di politica internazionale.

Fonte: controlacrisi.org 
Traduzione: Gorri

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