
Intervista a Irina Bokova di Anna Lombardi
Lo Stato Islamico sta portando avanti un progetto di "pulizia culturale" e la distruzione del monastero di Mar Elian in Siria ne è l'ennesima dimostrazione: il patrimonio artistico è ormai uno dei loro obiettivi primari". Irina Bokova, direttore generale dell'Unesco, lancia l'ennesimo appello contro il furore iconoclasta dell'Is. "Il loro scopo è usare l'orrore per paralizzarci. Sanno che colpendo luoghi storici, che sono davvero patrimonio dell'umanità, tutti soffriamo. Dobbiamo reagire, trattare questi attacchi alla cultura alla stregua di ogni altra questione di sicurezza internazionale, alla stregua di un'emergenza umanitaria. Perché è chiaro ormai che nella perversa strategia dei jihadisti si tratta della stessa cosa".
Perché si accaniscono contro monumenti che hanno migliaia di anni e che sono alla base della loro stessa cultura?
"Il patriomonio culturale è legato all'identità dei popoli. Non è solo questione di vecchie pietre: ma dei valori ad esse connessi. Valori che parlano di tolleranza, di dialogo, di convivenza e mutuo rispetto. Cancellare le radici comuni è parte della loro strategia.
Non dimentichiamoci mai che la loro è un'ideologia totalitaria. Vogliono trasformare la gente in robot sottomessi che accettano acriticamente le loro indottrinazioni. È anche per questo che dobbiamo combatterli".
Non dimentichiamoci mai che la loro è un'ideologia totalitaria. Vogliono trasformare la gente in robot sottomessi che accettano acriticamente le loro indottrinazioni. È anche per questo che dobbiamo combatterli".
È da tempo che lei chiede meno chiacchiere e più azioni. Eppure le cose stanno peggiorando. Dopo le distruzioni di Mosul, Nimrud, Hatra, ora anche Palmira è nelle mani dei jiadhisti e rischia la stessa sorte: quella appena subita dal monastero di Mar Elian che è a pochi chilometri di distanza...
"Dobbiamo fare di più: e stiamo già facendo di più. All'inizio del conflitto in Siria, alla nascita dello Stato Islamico in Iraq, le preoccupazioni verso il patrimonio culturale non erano al centro delle agende. Si pensava a come salvare le persone. Naturalmente questo resta fondamentale, ma ora si è capito che non si tratta di scegliere fra persone e pietre. Si tratta di un'unica battaglia. Abbiamo fatto dei passi avanti importanti. A febbraio c'è stata anche una risoluzione delle Nazioni Unite, la 2199, strumento importante per combattere il traffico di opere d'arte che foraggia in maniera importante le casse dello Stato Islamico ".
Ecco, l'archeologo siriano Khaled Asaad è stato barbaramente assassinato proprio perché non ha rivelato il nascondiglio dei tesori di Palmira. Com'è possibile che non riusciamo a fermare almeno questi traffici?
"Facciamo di più ogni giorno. È un traffico che pone molte sfide, differente dall'usuale mercato nero di manufatti archeologici, che spesso sono oggetti conosciuti. In questo caso abbiamo maggiore difficoltà ad identificare gli oggetti. Ma la risoluzione 2199 per combattere le fonti di finanziamento degli etremisti, che dedica tre paragrafi al mercato dell'arte, ci ha permesso di creare un solido collegamento con l'Interpol e la creazione di una piattaforma dove scambiare dati e informazioni fra polizie, organizzazioni e musei. Abbiamo già avuto report da oltre 30 paesi che a loro volta stanno rafforzando i controlli interni. E il mese prossimo andrò al Parlamento Europeo a chiedere che la Commissione discuta l'adozione di una più forte legislazione per tracciare un oggetto appena entra nei confini eruopei".
Ci sono altri archeologi e studiosi nelle mani dell'Is che rischiano di essere uccisi proprio come Asaad.
"La comunità internazionale deve far sentire la propria voce e chiedere che questi atti vengano trattati come crimini contro l'umanità. L'assassinio vigliacco di un grande archeologo come Asaad, uno studioso rispettato che aveva dedicato la vita a Palmira, uno dei pochi rimasti a parlare correttamente l'aramaico e che era in prima linea per difendere la diversità culturale della sua terra. Molti altri eroi sono nelle mani dei terroristi: e questo dimostra che i jihadisti hanno intenzione di silenziare la Storia. Non dobbiamo permetterglielo".
L'Italia ha deciso di omaggiare Asaad spegnendo esponendo la bandiera a mezz'asta davanti a tutti i musei...
"Un messaggio forte ed emozionante, che rende omaggio ad Asaad e a tutti coloro che lottano per difendere la cultura. Sarebbe bello se tutti i musei del mondo facessero qualcosa per far sentire la loro vece contemporaneamente. Sarebbe un messaggio molto potente".
Fonte: La Repubblica
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.