Il numero di poveri in Italia è raddoppiato per effetto della crisi economica, dal 2007 al 2014, e i Governi non hanno fatto nulla o quasi per contrastarne la crescita. L'esecutivo di Matteo Renzi ha provato a introdurre alcune misure - come gli 80 euro o il bonus bebè - ma si tratta solo di un "avanzamento marginale" nel sostegno al reddito. Serve invece il "reddito minimo" e un quadro di strumenti di welfare adeguati. Questo il quadro che emerge dal secondo Rapporto Caritas sulle politiche contro la povertà in Italia.
Il numero di poveri, spiega la Caritas, è raddoppiato rispetto a prima della crisi. Il numero di persone in povertà assoluta è più che raddoppiato in 7 anni, passando da 1,8 milioni del 2007 a 4,1 milioni del 2014, dal 3,1% al 6,8% del totale, anche se i più recenti dati Istat segnalano che la povertà ha smesso di crescere. Il Governo Renzi, che pure ha introdotto qualche "avanzamento marginale" nel sostegno al reddito, sottolinea la Caritas, non si è finora "discostato in misura sostanziale dai suoi predecessori" e ha confermato la "tradizionale disattenzione della politica italiana nei confronti delle fasce più deboli".
Secondo la Caritas, il bonus di 80 euro per i lavoratori dipendenti, il bonus bebè per famiglie con figli entro i tre anni, il bonus per le famiglie numerose e l'Asdi si traducono in un complessivo incremento medio del reddito delle famiglie povere pari al 5,7%, risultato migliore rispetto ai precedenti governi. Per la Caritas, anche il pacchetto di riduzione delle tasse annunciato per il prossimo triennio dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, avrebbe una ricaduta poco significativa sulle famiglie indigenti, dato che la maggior parte di chi vive in povertà assoluta non ha disponibilità economica sufficiente per pagarle, oppure deve pagarne assai poche. Analizzando l'impatto di queste misure su chi dispone di un minor reddito, la Caritas rileva che quello conseguente all'eliminazione della Tasi risulterà estremamente contenuto poiché solo il 35% delle famiglie in povertà assoluta la paga; quanto all'Irpef, pur non essendo ancora note le caratteristiche della prevista riduzione, tra il 5% di famiglie con il reddito più basso meno del 10% del totale paga l'imposta, e nel successivo 5% tale percentuale arriva al 20%.
La Caritas chiede l'introduzione del reddito minimo e riconosce "il merito soprattutto di M5S" di aver fatto della "lotta alla povertà, attraverso il reddito di cittadinanza, una propria bandiera". L'Italia, si legge nel rapporto, è l'unico paese europeo, insieme alla Grecia, privo di una misura nazionale come il reddito minimo, mirata a sostenere l'intera popolazione in povertà assoluta. E di fronte a una povertà diffusa il welfare pubblico nazionale è ancora del tutto inadeguato, con un sistema di interventi sottodimensionato per volume di risorse economiche.
I diversi contributi sin qui introdotti raggiungono nel loro complesso una quota limitata delle famiglie in povertà assoluta, intorno al 20%; ma se l'incremento medio del reddito di tutte i nuclei in povertà assoluta è del 5,7%, viene ricordato che l'aumento medio del reddito del nucleo previsto in una misura di reddito minimo come il Reddito d'inclusione sociale (Reis), capace di portare le condizioni di tutte le famiglie al livello della soglia di povertà assoluta, e' dell'86%.
I dati Istat sulla povertà in Italia
Fonte: Huffingtonpost.it
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