La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 18 settembre 2015

La Carta riscritta al calciomercato

di Andrea Colombo
Nell’aula del Senato rim­bom­bano discorsi colmi d’idealità: demo­cra­zia, diritto di rap­pre­sen­tanza, Cal­de­roli chiama espli­ci­ta­mente in causa il rischio di un fasci­smo masche­rato. Ma sulla soglia di quell’aula, la musica cam­bia e di quanto bene o male possa fare la Carta rivi­si­tata da Renzi non parla più nes­suno. Lo sanno tutti che i voti non si con­qui­stano con­vin­cendo. Inu­tile per­dere tempo e pren­dersi in giro: qui la sola parola che conta, e che ripe­tono tutti, è «cal­cio­mer­cato». Vince e scrive la Costi­tu­zione chi più ha da offrire e meglio sa cir­cuire. La cop­pia Renzi-Verdini non la batte nessuno.
Anche per­ché non ha rivali. Sil­vio Ber­lu­sconi non faci­li­terà il lavo­retto all’ex socio, non ordi­nerà alle sue resi­due ma ancora cospi­cue truppe di andarsi a bere un cap­puc­cino nel momento topico del voto. Ma nem­meno gli ren­derà più ardua la fac­cenda. Fosse l’instancabile uomo del 2007, quello pronto a tutto e lar­ghis­simo di manica pur di far cadere Romano Prodi, per Renzi non ci sarebbe spe­ranza. Ma la linea di Ber­lu­sconi è un’altra: «Non ade­rire né sabo­tare». Signi­fica che alla fiera di palazzo Madama c’è un solo acqui­rente. Gli va di lusso. A palazzo Madama il clima è cam­biato. Il governo si sente sicuro, le sue «demo­cra­ti­che» truppe spa­dro­neg­giano. Mira­coli del «cal­cio­mer­cato». Tre sena­trici tosiane, pre­zio­sis­sime, sono in cas­sa­forte. Potreb­bero forse costare qual­che spe­suc­cia in ter­mini di infra­strut­ture ma il gioco vale la can­dela. Due cosen­ti­nani, fede­lis­simi di Nick il galan­tuomo, hanno già fatto il salto per due posti invi­dia­bili, sot­to­se­gre­ta­riato e pre­si­denza di com­mis­sione. Va di lusso pure a loro. Altri due sena­tori ex gril­lini oggi al Misto, tra cui il dis­si­dente per eccel­lenza ai bei tempi delle 5 Stelle Orel­lana, ven­gono dati per acqui­siti. E l’Idv si è rici­clato come con­te­ni­tore per fron­ta­lieri in mar­cia di avvi­ci­na­mento verso il Pd: tre voti, e but­tali via.
Le mano­vre in cui Ver­dini è mae­stro e Lotti allievo pro­met­tente dovreb­bero por­tare al recu­pero dell’Ncd. Mar­tedì sera un pat­tu­glione di dis­si­denti si è incon­trato in gran segreto a casa di Luigi Marino, pre­sente, ma solo in veste di osser­va­tore, anche Casini. Qual­cuno, come For­mi­goni e Gio­va­nardi, alla fine non voterà la riforma, ma pro­ba­bil­mente limi­tan­dosi a diser­tare l’aula. Il grosso è già a nanna nell’ovile. Faranno la dif­fe­renza quei sena­tori ex ribelli poi ricom­prati. Di sfug­gita, c’è un certo signi­fi­ca­tivo sim­bo­li­smo nel fatto che le sorti della Costi­tu­zione repub­bli­cana siano nelle mani di un par­tito ine­si­stente, mai votato da nes­suno, sotto la soglia minima di soprav­vi­venza in tutti i son­daggi e pul­lu­lante di dispe­rati in fre­ne­tica ricerca di un col­lo­ca­zione futura purchessia.
Renzi non si accon­ten­terà di una vit­to­ria così misera e squa­li­fi­cata. Conta però, una volta com­prati i voti neces­sari per far­cela comun­que, di con­vin­cere una parte almeno dei dis­si­denti del Pd a ripen­sarci, magari offrendo qual­co­sina di poco con­si­stente, una fra­setta nell’art.2 e un rin­vio a leg­gina elet­to­rale da desti­narsi. Niente di serio, ma si sa che in que­sta vicenda c’è molto di dram­ma­tico ma pochis­simo di serio, e la finta media­zione sarà utile come alibi per chi cer­casse una scusa qua­lun­que per ricre­dersi in tempo. Va da sé che la mano­vra è già in corso.
In Ita­lia la Costi­tu­zione si riforma così, e in fondo non è mica una novità che nei momenti incan­de­scenti le camere si tra­sfor­mino in suq. In effetti è già suc­cesso. Ma con qual­che impor­tante dif­fe­renza: la caduta di un governo non è la riscrit­tura della Costi­tu­zione; la cam­pa­gna acqui­sti non era mai stata così vol­gare e sfron­tata, quasi riven­di­cata con orgo­glio; nel pas­sato anche recente, la poli­tica aveva man­te­nuto un suo resi­duo spa­zio, sia pur stretta sem­pre più all’angolo dalla tra­co­tanza di quelli in grado di offrire di più: ora di quel già angu­sto spa­zio non resta più nulla. Infine quando in que­ste nobili fac­cende era impe­gnato Ber­lu­sconi, i media e gli opi­nio­ni­sti in coro almeno san­zio­na­vano severi. Adesso è grasso che cola se gli scappa un «birichino».

Fonte: il manifesto
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