La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 18 settembre 2015

Syriza, una lotta di governo

Intervista a Nikos Kotziàs di Teodoro Andreadis Synghellakis
Chi sta lot­tando, anche se viene ferito, non smette di lot­tare», dichiara Nikos Kotziàs, mini­stro degli esteri del governo di Ale­xis Tsi­pras. Can­di­dato nella spe­ciale “lista chiusa” pro­por­zio­nale in cui ven­gono inse­riti i nomi più auto­re­voli di ogni par­tito, Kotziàs è ben cosciente che il nemico prin­ci­pale da bat­tere, per Syriza, è l’astensionismo e la ten­ta­zione dei gio­vani che hanno soste­nuto il no al refe­ren­dum di luglio, di non andare, dome­nica pros­sima, a votare. «Nei due anni pas­sati, la destra greca ha igno­rato la que­stione dei flussi migra­tori», sot­to­li­nea l’ex respon­sa­bile della diplo­ma­zia elle­nica, il quale riba­di­sce anche che la Coa­li­zione della sini­stra radi­cale greca non gover­nerà con Nuova Demo­cra­zia, e che con­ti­nuerà, invece, a «soste­nere i cit­ta­dini in forte difficoltà».
La cam­pa­gna elet­to­rale ter­mina que­sta sera. Come l’ha vis­suta e che pre­vi­sione si sente di fare?
"A mio parere, in que­sta tor­nata elet­to­rale l’elemento più impor­tante non è con­qui­stare gli elet­tori mode­rati, come qual­cuno dice, inten­dendo un numero impor­tante di elet­tori che potrebbe essere inde­ciso se votare Syriza o Nuova Demo­cra­zia. Quello che ci inte­ressa mag­gior­mente è con­vin­cere i cit­ta­dini che a gen­naio hanno votato Syriza, che a luglio hanno votato no al refe­ren­dum, e che oggi sono inde­cisi tra votare Syriza o sce­gliere l’astensione.

Una gran parte di que­ste per­sone sono gio­vani che hanno acqui­sito una forte coscienza poli­tica attra­verso il no, che non sem­pre hanno com­preso le dif­fi­coltà che abbiamo dovuto affron­tare e ora sono dibat­tuti tra il soste­nerci e il non andare a votare. Negli anni della crisi i gio­vani non ave­vano preso parte alle ini­zia­tive della società civile con il dina­mi­smo che ci saremmo aspet­tati. Il refe­ren­dum, invece, è riu­scito a poli­ti­ciz­zare una gran­dis­sima parte della nuova gene­ra­zione, cosa che non era mai suc­cessa nel corso degli ultimi dieci anni. Pur­troppo, non è bastato que­sto no, espresso dal 61 per cento dei greci, per risol­vere tutti i pro­blemi. Credo che anche i gio­vani, accu­mu­lando una serie di espe­rienze poli­ti­che, capi­ranno che la nostra lotta diventa più com­plessa, con un oriz­zonte tem­po­rale più lungo, e richiede molta resi­stenza e grande determinazione."
Lei è un diplo­ma­tico esperto ed è stato a capo del mini­stero degli esteri. Come vede la grande que­stione dell’immigrazione, su cui l’Europa non trova un accordo e che costi­tui­sce anche uno dei prin­ci­pali punti di scon­tro tra Syriza e Nuova Democrazia?
"Già da feb­braio avevo posto con forza, nella riu­nione dei mini­stri degli esteri dell’Unione, la que­stione di un nuovo approc­cio ai flussi migra­tori, e c’è stato chi ha detto che volevo impe­dire all’Europa di affron­tare i suoi grandi pro­blemi. Ci sono stati anche grandi gior­nali ita­liani che hanno scritto, addi­rit­tura, che vole­vamo ricat­tare l’Europa con i migranti. Oggi l’Ue, che non ci ha dato ascolto, affronta que­sto enorme pro­blema con un for­tis­simo ritardo. Pur­troppo manca una stra­te­gia com­ples­siva, per com­pren­dere dove stiamo andando e come devono essere trat­tate le grandi que­stioni geo­po­li­ti­che. Biso­gna ricor­dare, poi, che l’Onu soste­neva i campi pro­fu­ghi in Libano, in Gior­da­nia, e anche al con­fine tra Siria e Tur­chia. Ma le Nazioni Unite stanno affron­tando una evi­dente crisi eco­no­mica, non rice­vono più finan­zia­menti ade­guati e hanno ridotto in modo dra­stico i loro aiuti a pro­fu­ghi e rifu­giati. Cen­ti­naia di migliaia di per­sone che si tro­va­vano in que­sti campi hanno chie­sto, quindi, aiuto all’Europa, arri­vando nei nostri paesi. La destra greca deve abbas­sare subito i toni e deve com­pren­dere la dimen­sione euro­pea e inter­na­zio­nale di que­sto problema."
Sinora non è successo?
"Certo che no. In più Nuova Demo­cra­zia, mal­grado gli arrivi di migranti e pro­fu­ghi sulle nostre isole siano aumen­tati sen­si­bil­mente già da due anni, a causa della guerra in Siria, quando era al governo non ha preso asso­lu­ta­mente nes­suna ini­zia­tiva e non ha nean­che pro­ce­duto a una regi­stra­zione delle dimen­sioni del feno­meno, che avremmo potuto pre­sen­tare in modo uffi­ciale. Negli ultimi sei mesi abbiamo dovuto creare il qua­dro isti­tu­zio­nale richie­sto dall’Unione euro­pea per poter avere dei finan­zia­menti. Vor­rei fare, poi, anche una con­si­de­ra­zione più gene­rale: ci sono paesi che deci­dono di sca­te­nare le guerre e popoli di altri paesi che, senza avere nes­suna respon­sa­bi­lità, ne pagano le con­se­guenze. Dob­biamo lavo­rare per delle solu­zioni che ten­gano conto dei pro­blemi sociali e geo­po­li­tici di que­ste aree, per pre­ve­nire nuovi esodi di pro­fu­ghi e migranti in futuro."
Come vede gli equi­li­bri e le alleanze post-elettorali, nel caso in cui Syriza non dovesse riu­scire ad assi­cu­rarsi la mag­gio­ranza asso­luta dei seggi?
"I signori che accu­sano Syriza di essere pronta, in realtà, a for­mare un governo con Nuova Demo­cra­zia — è una men­zo­gna, e lo ha detto molto chia­ra­mente Ale­xis Tsi­pras e anche io nei miei inter­venti — sono gli stessi che nel 1989 hanno pre­pa­rato e impo­sto la coa­bi­ta­zione al governo di Nuova Demo­cra­zia con la sini­stra di allora, il Syna­spi­smòs. Biso­gne­rebbe ver­go­gnarsi a soste­nere simili cose, mi ver­rebbe da dir­gli «Ver­go­gna, o Argivi», come scri­ve­vano anche i nostri ante­nati. In que­sto momento, comun­que, il pro­blema prin­ci­pale non sono le alleanze post-elettorali, la que­stione fon­da­men­tale è che Syriza deve com­piere, in que­ste ore che ci riman­gono fino all’apertura dei seggi, un grande sforzo per far arri­vare il suo mes­sag­gio a tutti gli elet­tori, per ren­dere certa e raf­for­zare la vit­to­ria, pun­tando sulle misure che aiu­te­ranno real­mente i cit­ta­dini greci, e che li con­vin­ce­ranno a soste­nerci anche que­sta volta."
Pensa, quindi, che ci sia real­mente lo spa­zio di mano­vra per gestire il com­pro­messo con i cre­di­tori, senza far rica­dere il peso mag­giore dei sacri­fici sulle classi sociali più deboli?
"Sì. Ad esem­pio, nel corso della duris­sima trat­ta­tiva di Bru­xel­les siamo riu­sciti a far rima­nere sotto il con­trollo pub­blico una parte delle infra­strut­ture e del per­so­nale della società greca di ener­gia elet­trica, come anche la gestione della rete. Il nostro otti­mi­smo, quindi, è rea­li­stico. Con­ti­nue­remo a soste­nere i cit­ta­dini in forte dif­fi­coltà, con aiuti per poter com­prare gli ali­menti, per pagare l’affitto, per potersi assi­cu­rare il riscal­da­mento. Per gli agri­col­tori, poi, Ale­xis Tsi­pras ha appena annun­ciato un pro­gramma che par­tirà quest’anno e si con­clu­derà nel 2020 e che mira ad aiu­tarli con misure concrete."
Syriza è ancora in grado di riven­di­care la sua diver­sità, quella di una forza di sini­stra, in una Europa gover­nata dai socia­li­sti e dai par­titi di centrodestra?
"Deve asso­lu­ta­mente farlo, e dob­biamo tutti tenere a mente, com­pren­dere pro­fon­da­mente una cosa: chi sta lot­tando, anche se viene ferito, non smette di lottare."

Cosa dice a chi è inde­ciso se votare Syriza o Unità Popo­lare, creata dai suoi ex com­pa­gni di par­tito che hanno deciso di per­cor­rere una strada diversa?
"Non credo che, ormai, ci siano molti inde­cisi in que­sto senso. Sono appena stato a Sèr­res, nella Gre­cia set­ten­trio­nale. Anche li, come in tutti gli ultimi giorni, i cit­ta­dini con cui ho par­lato, e mi hanno detto di essersi con­vinti a votare Unità Popo­lare, sono dav­vero pochi. A chi è ten­tato di aste­nersi, dico che il non voto cor­ri­sponde a due voti in favore della destra: con l’indebolimento di Syriza, una forza real­mente alter­na­tiva, ed il soste­gno indi­retto for­nito ai con­ser­va­tori, a chi non ha fatto nulla per cam­biare la Grecia."

Fonte: il manifesto
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