La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 18 settembre 2015

L'ortodossia ha fallito: l'Europa ha bisogno di una nuovo corso economico e sociale


di Jeremy Corbyn
David Cameron sta attraversando tutta l'Europa, apparentemente senza aver alcuna idea di cosa voglia raggiungere con la sua tanto sbandierata rinegoziazione da imporre con un referendum nel 2016 o 2017. Se il primo ministro pensa di poter indebolire i diritti dei lavoratori che si aspettano una buona disponibilità del'Europa per tenerci nella UE, egli sta facendo un grande errore.
Il supporto di David Cameron a un disegno di legge che indebolirebbe i sindacati e il taglio dei crediti d'imposta deciso questa settimana mostrano che i diritti del lavoro sono sotto attacco. È lecito immaginare che i molti diritti fondati sulla tradizione legislativa europea, inerenti le ferie pagate, la protezione, l'orario e la sicurezza nei luoghi di lavoro, il miglioramento di maternità e paternità, siano effettivamente in pericolo.
C'è una sensazione largamente condivisa che l'Europa sia un qualcosa che somiglia ad un club esclusivo, piuttosto che a un forum democratico per il progresso sociale.

Strappando i nostri diritti sul posto di lavoro, Cameron rafforzerebe questo punto di vista. Il mio Labour si opporrà a qualsiasi tentativo da parte del governo conservatore di minare i diritti sul posto di lavoro - sia nella legislazione nazionale sia in quella europea.
È chiaro che il nostro governo ombra risponderà a tutti quegli eventuali cambiamenti dannosi che Cameron vorrà imporre attraverso la sua rinegoziazione con l'Ue. Il nostro fine non è quello di lasciare l'UE ma di impegnarci per invertire questi cambiamenti con un governo laburista eletto nel 2020. Le protezioni sul posto di lavoro sono vitali sia per difendere i lavoratori migranti che vengano sfruttati sia per difendere dal dumping, dal ricatto e dai licenziamenti i lavoratori britannici. I diritti del lavoro più solidii aiutano anche la buona impresa, che altrimenti sarebbe costretta ad affrontare la concorrenza sleale da parte delle imprese meno scrupolose. Saremo in Europa per negoziare una migliore protezione per le persone e le imprese, non per negoziare la nostra uscita.
Anche gran parte del dibattito referendario è stato monopolizzato dagli xenofobi e dagli interessi dei consigli di amministrazione aziendali. Lasciati fuori da questo dibattito sono invece i milioni di cittadini comuni britannici che vogliono un vero confronto sul nostro rapporto con l'Unione europea. Non possiamo continuare su questa strada della deregolamentazione del libero mercato, che cerca di privatizzare i servizi pubblici e aggredire le nostre conquiste sociali. I nuovi Regolamenti per la rete ferroviaria che sono ora all'esame del Parlamento europeo potrebbero servire d'aiuto al frammentato modello di privatizzazione delle ferrovie che ha così miseramente fallito nel Regno Unito . La proposta di scambio e di partenariato transatlantico per gli investimenti in fase di negoziazione a porte chiuse tra l'UE e gli Stati Uniti, contro il quale ho fatto una campagna, è un altro esempio di questo approccio dannoso. Non c'è futuro per l'Europa se ci impegniamo in quesa corsa al ribasso. Abbiamo bisogno di investire nel nostro futuro e sfruttare al meglio le competenze delle persone in Europa.
Il trattamento della Grecia ha sconvolto anche i tanti cha si sentono internazionalisti pro- europei. Il debito greco, semplicemente, non è rimborsabile, i termini dell'accordo sono insostenibili e l'insistenza secondo cui l'impagabile debba essere pagato aggrava la crisi umanitaria in Grecia e i rischi di contagio per tutta l'Europa. L'ortodossia corrente ha fallito. Abbiamo bisogno di un nuovo corso economico.
Dobbiamo essere grati a Gordon Brown che, come cancelliere ha tenuto il Regno Unito fuori dalla moneta unica, quando gli altri membri del governo stavano discutendo che dovevamo aderire. Dalla nostra posizione al di fuori della zona euro, possiamo e dobbiamo influenzare la riforma economica dell'Ue. Dobbiamo lavorare con le 11 nazioni europee che stanno cooperando per imporre una tassa sulle transazioni finaziarie. A differenza del cancelliere attuale, che ha fatto spreco del denaro dei contribuenti in una causa legale, manon è riuscito a bloccare la tassa, noi andremo ai negoziati per discutere di come possiamo regolamentare meglio il settore finanziario ed aumentare le entrate.
È chiara la posizione del mio Labour: dobbiamo rimanere nell'Unione europea. Ma anche noi vogliamo vedere la riforma. La scorsa settimana gli agricoltori di tutto il continente hanno protestato a Bruxelles. La politica agricola comune ha bisogno di riforme in modo da sovvenzionare meno i grandi proprietari terrieri ed in misura maggiore per aiutare gli agricoltori e le economie rurali. L'Europa è l'unico terreno di confronto in cui possiamo affrontare le principali sfide per il nostro Paese, come il cambiamento climatico, il terrorismo, i paradisi fiscali e, più recentemente, il movimento di massa di profughi in fuga dalla violenza in Siria ed in cerca di rifugio e di speranza in Europa. Non vinceremo questa sfida, non avremo più amici in Europa e non sapremo influenzarne le politiche al riguardo, se ci rifiutiamo di fare la nostra parte con tutto il nostro peso.
Il mio Labour vuole vedere il cambiamento in Europa, a beneficio delle genti d'Europa. Vogliamo essere partner migliori ed avanzare le nostre proposte per rendere l'Europa migliore. Daremo questo contributo attraverso i deputati laburisti al Parlamento europeo, tramite le nostre relazioni con i partiti della sinistra, i sindacati e gli altri movimenti sociali d'Europa. Se Cameron non riesce ad offrire una buona politica economica e sociale o ne offre una che riduce le conquiste popolari, il Labour saprà bene come rinegoziare per ripristinare i nostri diritti e promuovere un'Europa sociale progressista.

Fonte: Financial Times

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