La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 19 settembre 2015

Tsipras, il vero rottamatore. Senza di lui non avremmo avuto Podemos e Corbyn

di Curzio Maltese 
Il coro della stampa internazionale, che negli ultimi anni non ha indovinato mai una previsione, ha appena sfornato una sicura profezia sulle elezioni in Gran Bretagna del 2020: il trionfo dei conservatori di David Cameron e l'epocale sconfitta del Labour di Jeremy Corbyn, troppo di sinistra. Vedremo. Fino a qualche mese fa i profeti non sapevano neppure chi diavolo fosse Corbyn e nessuno di loro ne avrebbe immaginato il successo alle primarie.
Gli stessi esperti di politica europea dibattono ora della crisi di Podemos, in vista delle elezioni di dicembre in Spagna sceso dal primo al secondo o terzo posto. Una strana crisi per un partito che un anno e mezzo fa non esisteva e oggi è stimato intorno al venti per cento dei voti, dopo aver scardinato da solo un sistema bipartitico che durava dalla fine del franchismo e costretto il Psoe a cambiare leader e linea politica. Una crisi che alla sinistra radicale italiana o francese piacerebbe molto poter vivere un giorno.
L'incredibile ascesa di Corbyn, l'avanzata impressionante di Podemos, così come il clamoroso risultato dei nazionalisti scozzesi di sinistra o la poderosa avanzata di Sinn Fein in Irlanda, tutti questi fenomeni inattesi della politica europea non sarebbero stati mai possibili senza l'esempio di Alexis Tsipras e della sua Syriza.
Oggi i politologi laureati della grande stampa parlano anche di Tsipras come di un leader in crisi, addirittura finito o comunque "passato di moda", secondo le loro frivole categorie di giudizio, dopo l'oggettiva sconfitta incassata alla fine dell'estenuante trattativa con(tro) la Troika.
Ma se allarghiamo lo sguardo dall'attualità stretta alla storia di questi anni è davvero difficile descrivere una parabola di declino. Arrivato sulla trentina alla guida di un irrilevante e rissosissimo arcipelago di estrema sinistra (Syriza, una somma di mini sigle dallo zero virgola all'uno e mezzo per cento massimo), in un paese disastrato e del tutto marginale, Alexis Tsipras in soli cinque anni ha cambiato gli assetti politici dell'intera Europa. Se c'è un rottamatore vero, quello è Tsipras.
Non ha soltanto rivoluzionato la politica greca, fondata per quarant'anni sul più perfetto bipartitismo europeo, svuotando il Pasok fino alla quasi estinzione e dimezzando il consenso dei conservatori. Ha promosso in tutta Europa una critica radicale di una social democrazia ormai prigioniera ovunque di logiche da casta dominante e intruppata in grandi coalizioni con la destra, senza più una visibile identità di sinistra, convinta d'essere "moderna" per aver sposato ormai tutti i peggiori dogmi e luoghi comuni del liberismo a oltranza. Ha insomma rottamato la lunga stagione di una "terza via" blairiana che ormai non ha neppure la vaga speranza, questa sì, di conquistare il governo in nessun grande paese d'Europa, non in Germania né in Gran Bretagna né in Francia o Spagna, e forse nemmeno in Italia, una volta archiviata l'illusione del renzismo trionfante.
Certo, Tsipras non è riuscito nella missione più importante, quella di sconfiggere l'austerità tedesca imposta all'Europa. Ma bisogna ammettere che non era semplice, a partire da una nazione che rappresenta soltanto il 2 per cento dell'economia continentale, contro il restante 98 per cento compatto sotto la guida Merkel. Ed è diventato impossibile quando il piano B invocato dai critici di Tsipras, l'uscita della Grecia dall'euro, è diventato il piano A del nemico, incarnato dall'inflessibile ministro Schauble. Ma Tsipras e Syriza hanno in ogni caso sconfitto durante le trattative l'idea che l'austerità sia inevitabile per il futuro come lo è stata nel passato.
Ha perso una battaglia, non l'intera campagna. Sei mesi fa Tsipras era solo, oggi conta sulla solidarietà di una decina di movimenti in Europa, domani potrebbe essere l'ispiratore di un nuovo modello d'Europa più giusto e solidale. Che vinca o perda le elezioni, e noi speriamo ovviamente che le vinca a dispetto dei profeti, come fu per il referendum, Tsipras ha aperto una strada di speranza per tutti e segnato uno spartiacque fra passato e futuro. Bisogna ragionare oggi di un prima e di un dopo Tsipras nella politica europea. Di quale altri leader si può dire la stessa cosa?

Fonte: Huffingtonpost.it 

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