di Gwynne Dyer
Jeremy “Jez” Corbyn e Bernie Sanders sono molto simili, e lo stesso si può dire delle loro ambizioni. Corbyn vuole guidare il Partito laburista britannico alle prossime elezioni e diventare primo ministro. Sanders vuole diventare il candidato del Partito democratico e diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti. Ed entrambi hanno in mente una netta svolta a sinistra per il proprio paese.
Lasciando di stucco molti osservatori, Corbyn ha appena portato a termine la prima fase del suo progetto: il 12 settembre è diventato il leader del Partito laburista. Quando è entrato nella corsa per la guida del partito, la quota stabilita dagli allibratori per la sua vittoria era di duecento a uno, ma alla fine ha ottenuto la leadership con una maggioranza schiacciante.
Anche il senatore statunitense, quando ha deciso di prendere parte alla sfida, sembrava non avere alcuna speranza: 74 anni (Corbyn ne ha 66), senza denaro e senza una macchina politica collaudata alle spalle e decisamente troppo a sinistra per ottenere la candidatura presidenziale del Partito democratico. Ma qualcosa d’inatteso sta succedendo anche nella campagna di Sanders.
Non c’erano altri grandi nomi per la candidatura democratica: in molti hanno ritenuto che spettasse di diritto a Hillary Clinton. Ma poi Sanders ha cominciato pian piano ad avvicinarsi a Clinton, soprattutto nei due stati dove cominceranno le primarie, il New Hampshire e l’Iowa. I tre ultimi sondaggi mostrano che Sanders ha un vantaggio medio su Clinton nel New Hampshire del 7,5 per cento. Ed è ormai in vantaggio anche nell’Iowa dell’1 per cento.
Sanders non ha posizioni così di sinistra come Corbyn, naturalmente. Nessun politico che ricopra cariche elettive negli Stati Uniti è a sinistra quanto Corbyn, che promette di nazionalizzare le ferrovie e le compagnie energetiche, abolire le rette universitarie, reintrodurre un tetto per gli affitti, aumentare le tasse, introdurre un salario massimo nazionale per limitare gli stipendi dei banchieri, imporre un embargo sulle armi a Israele e rinunciare alle armi nucleari.
Quando gli è stato chiesto se ci siano delle situazioni in cui invierebbe delle forze armate britanniche all’estero, Corbyn ha risposto: “Sono certo che ci sono, ma al momento non mi vengono in mente”. Corbyn è repubblicano, anche se sostiene che abolire la monarchia “non è la battaglia che m’interessa”. È vegetariano, non possiede automobili e somiglia un po’ a Obi-Wan Kenobi.
Bernie Sanders invece vive negli Stati Uniti, dove per molte persone il “socialismo democratico” è il diavolo. È a favore dell’assistenza sanitaria per tutti finanziata dalle tasse (che è sostenuta da tutti i partiti britannici), dei finanziamenti pubblici alle campagne elettorali e di rigide limitazioni alle donazioni dei privati (come Corbyn) ed è anche lui favorevole all’istruzione superiore gratuita e all’aumento delle tasse per i ricchi. Il che in America basta per essere definiti “socialisti”.
Le difficoltà di Hillary Clinton
Ma Sanders non vuole nazionalizzare aziende, introdurre un tetto al prezzo degli affitti, porre fine a tutti gli interventi militari statunitensi all’estero o proibire la vendita di armi a Israele. Qualunque siano le sue opinioni personali, non potrebbe mai sperare di ottenere la candidatura del Partito democratico con un programma così radicale.
Sanders si posiziona all’estrema sinistra dello spettro politico statunitense (che non è particolarmente esteso in quella direzione), e lo stesso vale per Corbyn, all’interno del più ampio panorama britannico. È davvero possibile che Sanders faccia un’impresa alla Corbyn e ottenga la nomination democratica?
Dipende se le attuali difficoltà di Hillary Clinton sfoceranno in un vero crollo della sua popolarità. Non è impossibile. Gli ultimi sondaggi mostrano che ha perso il suo margine di vantaggio sui due più probabili avversari repubblicani alle elezioni presidenziali del prossimo anno, Jeb Bush e Ben Carson, e che perfino Donald Trump si sta avvicinando.
Mancano ancora dieci mesi alla convention nazionale dei democratici, ma è troppo tardi perché qualcuno, a parte il vicepresidente Joe Biden, entri nella corsa con buone possibilità di vittoria, e Biden non sembra intenzionato a candidarsi. Per questo motivo se Clinton dovesse perdere terreno, Sanders avrebbe una possibilità: le quote per la sua vittoria sono già molto più basse di duecento a uno. Che poi possa o meno diventare davvero presidente, è un’altra storia.
Gli opinionisti britannici sono unanimi nel dire che Corbyn non ha alcuna possibilità di vincere le elezioni e diventare primo ministro. L’ex primo ministro laburista Tony Blair si è spinto oltre, affermando che “se Corbyn diventa leader, alle prossime elezioni il risultato non sarà una sconfitta come quelle del 1983 o del 2015. Sarà una disfatta, forse un annientamento”.
Ma i laburisti hanno appena perso le ultime elezioni e le prossime sono tra cinque anni. C’è ancora tempo di cambiare cavallo se Corbyn non dovesse funzionare. Negli Stati Uniti invece le elezioni sono l’anno prossimo. È possibile che Sanders le vinca? Gli opinionisti e i sondaggisti dicono di no, perché le sue posizioni sono troppo lontane da quelle degli elettori.
Sanders fa semplicemente presa sulle paure di molti statunitensi della classe media, che vedono i ricchi diventare ancora più ricchi mentre le loro condizioni di vita ristagnano. “Non permettete a nessuno di dirvi che siamo degli estremisti, che siamo fuori dal flusso. Noi siamo il flusso”. Potrebbe avere ragione: è lo stesso rifiuto dell’immobilismo che ha spinto Donald Trump in testa alla corsa per la candidatura repubblicana.
Questa sì che sarebbe una prospettiva interessante: Bernie Sanders contro Donald Trump. Finalmente gli statunitensi avrebbero una vera scelta.
Fonte: Internazionale
Traduzione di Federico Ferrone
Fino ad ora, tutti i sinistresi andati al governo dei rispettivi paesi hanno deluso, in parte o del tutto, dal centrosinistra italiano di Prodi, a Hollande in Francia, a Tsipras in Grecia (anche se a cambiare ci ha provato, ma ha dovuto abdicare), per la politica estera anche Obama negli USA, non cito Letta-Renzi per ovvi motivi, loro non sono di sinistra, nemmeno di quella riformista. Io per tanti anni ho votato centrosinistra, prendendo solo fregature.
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