La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 17 settembre 2015

Giappone. La cultura contro lo stravolgimento della Costituzione e la nuova deriva militarista

Rompendo il tradizionale riserbo sulle questioni politiche, gli accademici giapponesi stanno svolgendo un ruolo determinante nelle crescenti proteste per contrastare il pacchetto di norme in discussione in questi giorni al Senato, che spianeranno la strada alla fine della politica pacifista del paese, sancita nell’articolo 9 della Costituzione.
“I docenti universitari non possono più stare nelle retrovie. L’intellighenzia universitaria sta dando una mano agli studenti, nel contrastare l’attacco alla democrazia liberale giapponese” ha detto il professore Koichi Nakano, docente di scienze politiche. Conosciuto a livello internazionale, insegna presso la Sophia University a Tokyo ed è un membro chiave del movimento accademico.
In giugno i docenti universitari hanno lanciato l’Associazione degli Studiosi Contro le Proposte di Leggi sulla Sicurezza, dove i migliori e più affermati docenti si sono uniti nella lotta, impegnandosi nello smantellare le proposte di legge.
L’organizzazione sta tenendo riunioni pubbliche, insieme agli studenti e ad altri sostenitori, per raccogliere il consenso contro le proposte di legge e al momento ha più di 13.000 membri registrati.
“Se dovesse passare questa legislazione, c’è un estremo e reale pericolo che il Giappone possa diventare parte delle ostilità e la SDF (le forze di autodifesa giapponese) diventi un esercito d’attacco, violando la legge internazionale” ha fatto sapere l’associazione in un appello al Parlamento.
Nella sua relazione a giugno l’organizzazione ha puntualizzato che gli intellettuali “detengono un fardello storico speciale, visto che le università hanno collaborato nella guerra d’aggressione del Giappone, mandando in prima linea numerosi studenti a combattere.” Il rapporto definisce “deplorevole” il fatto che la legislazione incostituzionale “stia per essere deliberata dal Parlamento”.
In risposta, Abe argomenta che una presenza attiva internazionale per il Giappone è necessaria per soddisfare i nuovi sviluppi geopolitici, come ad esempio l’ascesa del potere militare cinese. La popolazione, però, ricorda ancora la tragica amministrazione militare in tempo di guerra ed è diffidente e spaventata all’idea di un possibile ampliamento del ruolo militare.
Secondo il professor Mari Osawa, direttore dell’Istituto di Scienze Sociali presso l’Università di Tokyo, grazie al coinvolgimento dei docenti universitari un numero crescente di studenti e professori si sono uniti al SEALDS e all’ Associazione degli Studiosi contro le Proposte di Legge sulla Sicurezza. L’attuale processo verso la modifica delle politiche pacifiste è la più grande minaccia alla democrazia liberale nel paese e di conseguenza alla libertà accademica, ha aggiunto Osawa.
Esperti legali, incluso i giudici della Corte Suprema, hanno già definito incostituzionali i cambiamenti di legge proposti.
La data possibile per l’approvazione della legge si sta avvicinando e si moltiplicano le iniziative per far pressione sui deputati della maggioranza affinché non votino la legge.

Fonte: Pressenza.com
Articolo realizzato sulla base di informazioni da vari siti e pagine Facebook suggeriti da Yukari Saito del Centro di Documentazione “Semi sotto la neve”, che ringraziamo.
Traduzioni dall’inglese di Paola Mola

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.