di Nicola Fratoianni
Ci vuole un reddito per battere la povertà.
Le dimensioni del fenomeno, lo sappiamo, sono drammatiche: oltre 4 milioni di poveri assoluti certificati al 2014; e si arriva a sfiorare i 10 milioni se si considerano anche le persone che danzano tragicamente sulla soglia della povertà assoluta. Come vivere una vita in bilico, con un piede sul ciglio del burrone e l'altro già oltre.
L'ultimo rapporto della Caritas lo dice a chiare lettere: l'unica misura in grado di contrastare la povertà è la certezza di un reddito, tutte le altre misure (dagli 80 euro, al bonus bebè, al taglio delle tasse) sono palliativi, che non risolvono il problema se non in maniera molto "marginale". Lo dice una organizzazione che sicuramente non può essere annoverata fra le forze della Sinistra e sicuramente più di certa politica ha a che fare quotidianamente con povertà e disperazione.
Anche l'annunciato e promesso taglio delle tasse sulla casa, di fatto, non serve a nulla, perché il 30% più povero di possessori di case già non paga quelle tasse e per molte famiglie del ceto medio impoverito, invece, un risparmio così basso non cambierebbe la situazione.
Il taglio di IMU e TASI, quindi, va a vantaggio dei soliti noti e non farà altro che aumentare le disuguaglianze, allargare la distanza fra i pochissimi che hanno tanto (troppo) e i tanti che hanno poco, troppo poco.
Il taglio di IMU e TASI, quindi, va a vantaggio dei soliti noti e non farà altro che aumentare le disuguaglianze, allargare la distanza fra i pochissimi che hanno tanto (troppo) e i tanti che hanno poco, troppo poco.
Il dato di realtà non solo interroga la politica, che dovrebbe avere la responsabilità di trasformare in meglio la condizione materiale delle persone, ma glielo sputa in faccia, lo urla chiaramente che la povertà, insieme al lavoro, è la prima vera emergenza sociale di questo paese, mangiato vivo dalla crisi e dalla perdita del lavoro. Un paese che in soli 8 anni perde il 25% della sua capacità produttiva deve per forza fare i conti, non solo con la necessità di ridisegnare la sua politica industriale, i suoi obiettivi economici, ma anche con le conseguenze del disastro: e le conseguenze stanno tutte addosso alle persone che hanno perso il lavoro, la casa, che un lavoro non lo trovano, o che sono imprigionate nella spirale della precarietà.
E allora non si tratta della solita e stanca retorica della Sinistra dei gufi, se persino la Caritas si aggiunge al coro di chi ritiene che si deve agire subito contro la povertà attraverso l'introduzione di un reddito, perché il tempo è scaduto. Perché i milioni di poveri in Italia non hanno più tempo e sono già ai margini della vita e della società. Elementi di scarto, effetti collaterali della crisi.
Lo abbiamo ribadito più volte: Sinistra Ecologia Libertà è pronta a discutere e votare in Parlamento una legge, lo hanno ripetuto i deputati del Movimento 5 Stelle e molti anche nel Pd. Cosa aspettiamo?
Un segnale dal governo che deve mostrare la volontà. Ma al momento questa volontà non c'è, visto che fino alla scorsa settimana, noi di Sel e il M5S abbiamo chiesto di calendarizzare al Senato la discussione delle tante proposte di legge sull'introduzione di un reddito, ma ci è stata sbattuta la porta in faccia. Si rende conto il governo che quella porta viene sbattuta in faccia a milioni di persone?
Fonte: Huffingtonpost.it
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