La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 12 settembre 2015

Botte da Orbán nelle destre europee

di Guido Caldiron
Sar­kozy ver­sus Came­ron, cen­tri­sti con­tro popo­lari, demo­cri­stiani con­tro cri­stia­no­so­ciali: in Europa la par­tita su pro­fu­ghi e migranti si gioca tutta nel campo del cen­tro­de­stra. E ha come posta in palio la defi­ni­zione di una pre­cisa stra­te­gia per il futuro.
A 15 anni dalle san­zioni che col­pi­rono l’Austria dopo l’ingresso del par­tito raz­zi­sta di Hai­der in una coa­li­zione di governo gui­data dai demo­cri­stiani, il blocco moderato-conservatore che guida l’Ue, seb­bene in una grande alleanza con il cen­tro­si­ni­stra, si trova a con­fron­tarsi con diverse pos­si­bili opzioni. Tra i motivi che hanno spinto Angela Mer­kel a pren­dere l’iniziativa, c’è con ogni pro­ba­bi­lità anche la volontà di indi­care una via, prima che all’Europa, alla sua stessa com­pa­gine politica. Nell’analizzare la situa­zione, non può infatti sfug­gire che i par­titi di Mer­kel e Orbán, il pre­mier unghe­rese che dell’intransigenza di fronte ai migranti è dive­nuto rapi­da­mente il sim­bolo più odioso, fanno entrambi parte a pieno titolo del Par­tito popo­lare euro­peo. Non solo, oltre al magiaro Fidesz, e ad altre for­ma­zioni minori assai poco tenere nei con­fronti degli “stra­nieri”, a Bru­xel­les sie­dono sui mede­simi scranni anche i par­la­men­tari nostrani di Forza Ita­lia e diversi ex di Alleanza Nazio­nale. Que­sto, per non par­lare dei dis­sidi con la Csu bava­rese, che della Mer­kel è anche un alleato di governo, che con il pas­sare dei giorni si stanno inten­si­fi­cando, come dimo­stra l’invito rivolto da Horst See­ho­fer, gover­na­tore della Baviera e lea­der del par­tito, a Orbán.
Del resto, in una lunga inter­vi­sta rila­sciata a Le Figaro gio­vedì, anche Nico­las Sar­kozy, la cui nuova crea­tura, les Répu­bli­cains che ha preso il posto dell’Ump, appar­tiene ugual­mente al Ppe, ha riba­dito che anche per il cen­tro­de­stra fran­cese la linea della lea­der tede­sca è indi­ge­ri­bile. Piut­to­sto che aprire le porte, ha spie­gato l’ex pre­si­dente fran­cese che si pre­para per una nuova corsa, ma sta­volta ancora piena di osta­coli, verso l’Eliseo per il 2017, «sarebbe meglio rifon­dare Schen­gen e met­tere in atto una nuova poli­tica dell’immigrazione euro­pea» che passi per la ridu­zione dei ricon­giun­gi­menti fami­gliari e per l’introduzione di una sorta di “pre­fe­renza nazio­nale” soft nell’attribuzione delle pre­sta­zioni sociali.
Toni in realtà non distanti da quelli di Marine Le Pen: secondo un son­dag­gio pub­bli­cato da Paris-Match, gli elet­tori di Sarko si dicono al 68% con­trari all’arrivo di nuovi rifu­giati, cifra che tra quelli del Front Natio­nal arriva poco più su, al 75%.
Per­fino Came­ron assume ora una posi­zione più mode­rata rispetto a Sar­kozy, che per que­sto l’ha cri­ti­cato para­go­nan­dolo a Mer­kel e Hol­lande. Un vero para­dosso se si pensa che pro­prio i con­ser­va­tori bri­tan­nici hanno sbat­tutto la porta del gruppo del Ppe per for­mare un ras­sem­ble­ment iden­ti­ta­rio e anti-immigrati di cui fa parte tra gli altri quel Par­tito del popolo danese che, come si è visto nei giorni scorsi, detta l’agenda del governo di Copenhagen.
Forse, già prima che la foto del pic­colo Aylan scuo­tesse le coscienze, Angela Mer­kel aveva deciso di pas­sare all’azione dopo essere stata fischiata a fine ago­sto in Sas­sia, dove l’estrema destra dava l’assalto a un cen­tro per immi­grati tra gli applausi di una parte della popo­la­zione locale. In assenza di una reale minac­cia elet­to­rale alla sua destra, per­lo­meno in patria, e forte della grosse koa­li­tion con i social­de­mo­cra­tici, la can­cel­liera ha scar­tato la via della pos­si­bile alleanza con le forze popu­li­ste e xeno­fobe o quella dell’inseguimento dei raz­zi­sti sul loro ter­reno, come avviene a Lon­dra e Parigi, per inve­stire su un’opzione auto­noma, più nella tra­di­zione del popo­la­ri­smo euro­peo che di quella della destra-centro degli ultimi decenni, che rischia però di essere mino­ri­ta­ria pro­prio in seno alla sua stessa fami­glia poli­tica, ma che vuole, prima di qua­lun­que con­si­de­ra­zione morale, evi­tare che le destre siano fago­ci­tate dai populisti.
Una sfida dalle con­se­guenze ancora imprevedibili.

Fonte: il manifesto

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