La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 12 settembre 2015

Il vento cambia e la vittoria di Corbyn spiazza la sinistra in Europa

di Lugi Pandolfi
Alla fine Jeremy Corbyn ce l’ha fatta davvero. su un totale di 422.664 votanti, ha ottenuto più della maggioranza assoluta, il 59,5%, contro il 19% di Andy Burnham, il 17% di Yvette Cooper e il 4,5% di Liz Kendall, la preferita di Tony Blayr. 66 anni, in parlamento dal 1983, si era candidato alle primarie del Labour per portare una “testimonianza” di sinistra nel confronto tra i principali sfidanti per la leadership del partito. E’ stata invece una cavalcata trionfale che lo ha portato a conquistare, prima ancora che la prestigiosa carica, il cuore di tanti militanti e cittadini inglesi, attratti dalla sua proposta politica. «Priorità ai bisogni dei meno abbienti ed ai diritti umani, per tutti» è stato il suo slogan nella campagna elettorale. Un messaggio chiaro, di rottura con la lunga stagione del blairismo, declinato in maniera puntuale nel programma che ha presentato a corredo della sua candidatura.
Stop austerità, scuola, ambiente, un nuovo welfare inclusivo ed universale, un’altra Europa: questi i temi principali della sua proposta politica. Ha parlato di un «quantitative easing per la popolazione», in alternativa alla misura “non convenzionale” che la Bce ha adottato solo per dare ossigeno al sistema bancario ed a tenere sotto controllo gli spread.
Rispondendo al suo principale detrattore in questi giorni di campagna elettorale, l’ex premier Tony Blair, che aveva chiesto ai militanti di votare con la testa e non con il cuore, paventando una futura sconfitta del partito alle elezioni, Corbyn aveva risposto: «Tony può stare sereno. Porto il Labour a sinistra e vinceremo». 
La vittoria di Corbyn, in ogni caso, apre una nuova fase non solo nella sinistra inglese. Dopo la battuta d’arresto subita dalle forze anti-austerity europee con la vicenda greca, il nuovo corso del Labour potrebbe rianimare, dalla stessa Grecia alla Spagna, all’Irlanda, al Portogallo, lo schieramento che si propone di cambiare l’attuale governance euro-monetaria, questa Europa sempre più egemonizzata dalla Germania. Forse non sarà nemmeno casuale che proprio oggi, alla festa de L’Humanité a Parigi, si ritroveranno insieme Jean-Luc Mélenchon, Oskar Lafontaine, Yanis Varoufakis e, per l’Italia, Stefano Fassina, per proporre un “Piano B” per l’Europa, che prevede la cancellazione degli attuali trattati e, se necessario, un superamento della moneta unica. Ma il risultato di Jeremy Corbyn potrebbe far bene anche ad Alexis Tsipras, che a questo punto potrebbe contare su un alleato in più in Europa nella sua battaglia per la riduzione del debito.
Ma il risultato di Jeremy Corbyn potrebbe far bene anche ad Alexis Tsipras, che a questo punto potrebbe contare su un alleato in più in Europa nella sua battaglia per la riduzione del debito.
Dopo l’annuncio della sua vittoria, di fronte alla platea congressuale del partito, ha dichiarato: «Il mio primo atto da leader del Labour sarà una manifestazione pro immigrati, contro la linea dura del governo conservatore. Vogliamo dimostrare come i rifugiati devono essere trattati». Poi ha aggiunto:«dobbiamo dare speranza alla gente comune che subisce quotidianamente ingiustizie, combattere la disuguaglianza, pensare che la povertà non è inevitabile. Siamo di fronte a livelli grotteschi di ineguaglianza». 
Ed Miliband, il segretario uscente del partito, le cui dimissioni hanno aperto la strada alle primarie aperte e, quindi, alla vittoria di Corbyn, a caldo ha dichiarato di essere disposto a dare il suo «pieno sostegno» al nuovo segretario, riconoscendo che il nuovo leader potrà essere «una grande opportunità per il nostro partito».Il suo vice sarà Tom Watson, classe 1967, anch’egli esponente della sinistra interna, molto vicino al mondo sindacale e noto per aver contribuito con le sue denunce a far emergere il giro di pedofilia negli ambienti di Westminster qualche anno fa.

Fonte: Linkiesta.it

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