La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 11 settembre 2015

Un lungo cammino

di Norma Rangeri
Nei giorni scorsi, quando il manifesto ha scelto di pub­bli­care in prima pagina la foto del bam­bino anne­gato sulla spiag­gia di Bodrum, con il titolo «Niente asilo», era­vamo con­sa­pe­voli del signi­fi­cato sto­rico di quell’immagine, anche per­ché il bimbo era solo, senza nep­pure l’umana e addo­lo­rata pietà del poli­ziotto che lo aveva preso in brac­cio. Nono­stante i dubbi sull’uso media­tico di alcune foto, ave­vamo la pre­cisa inten­zione di scuo­tere un’opinione pub­blica ridotta a audience pas­siva del flusso tele­vi­sivo che quo­ti­dia­na­mente «nor­ma­liz­zava» la tra­ge­dia delle migliaia di vit­time ingo­iate dal nostro Medi­ter­ra­neo, sem­pre di più mare morto.
Ma uno scatto foto­gra­fico può avere una potenza enorme. Per­ché da quel momento qual­cosa si è rotto, per­ché la coscienza di milioni di per­sone ne è rima­sta scossa, per­ché anche le indif­fe­renze poli­ti­che e dei governi hanno lasciato il passo a un’attenzione diversa.

Que­sto cam­bia­mento vede pro­ta­go­ni­sti soprat­tutto le donne e gli uomini che hanno mani­fe­stato in tanti modi soli­da­rietà verso i rifu­giati e i migranti. Uno di que­sti è la mar­cia dei piedi scalzi, un appun­ta­mento orga­niz­zato in 71 città. Con pro­ta­go­ni­sti, in primo luogo, tutte le per­sone che scap­pano dalle guerre, dalla mise­ria, dalla fame, dalla man­canza di futuro.
È un’iniziativa di cui siamo parte in causa per averla lan­ciata sulle nostre pagine, per averne seguito il felice svi­luppo che ha por­tato all’appuntamento di Vene­zia, ora vetrina inter­na­zio­nale per la Mostra del cinema.
Forse non poteva esserci con­trap­punto migliore a que­sta edi­zione del Festi­val, per­ché la Mostra ha aperto molte fine­stre sulla cro­naca, pas­sata e pre­sente, con un vasto car­net di film basati su fatti veri — dallo scan­dalo dei pedo­fili, ai rapi­menti in Argen­tina, all’assassinio di Rabin, ai bam­bini sol­dato delle guerre afri­cane, ai dif­fusi accenni all’immigrazione (della quale aveva par­lato anche il pre­si­dente della giu­ria, Cua­rìn, augu­rando una buona acco­glienza a tutti gli immi­grati) -, come a voler por­tare anche nel regno della fic­tion tutto il peso della realtà.
E adesso non c’è una realtà più forte e dirom­pente di quella rap­pre­sen­tata dai «viaggi» impo­nenti e spesso tra­gici di intere popo­la­zioni che spe­rano di tro­vare un altro mondo in Europa.
Così la mani­fe­sta­zione «delle donne e degli uomini scalzi» è per l’Italia, e per la stessa Mostra del cinema, un evento che final­mente va oltre le belle parole sulla soli­da­rietà ai migranti. Final­mente, per­ché fino ad oggi la sini­stra, sia poli­tica che sociale — a parte alcune orga­niz­za­zioni impe­gnate da anni — ha sten­tato a tro­vare l’occasione di una mobi­li­ta­zione nazio­nale tanto ricca di ade­sioni, così arti­co­lata dal nord al sud, con la pre­senza di asso­cia­zioni, forze sin­da­cali, gruppi poli­tici, per­so­na­lità della cul­tura, cinema compreso.
L’obiettivo è chie­dere al nostro governo di pren­dere misure con­crete per arri­vare, nei fatti, a una strut­tu­rale stra­te­gia dell’accoglienza.
Per una volta siamo d’accordo con Renzi (l’alternativa è tra gli uomini e le bestie), tut­ta­via le parole non bastano. Ser­vono atti con­creti, come sta met­tendo in pra­tica l’Europa, con la can­cel­liera Mer­kel, alla sua svolta sull’accoglienza, che met­terà alle strette i paesi più riot­tosi, più rea­zio­nari e con­ser­va­tori, dove l’odio verso gli immi­grati sta cre­scendo in modo pre­oc­cu­pante (ali­men­tato in Ita­lia da un guappo leghista).
Qui da noi si deve pro­ce­dere al più pre­sto con la chiu­sura dei cen­tri di deten­zione, con il ripri­stino delle moda­lità di soc­corso e di finan­zia­mento di Mare Nostrum, con l’allargamento dei diritti dei migranti (com­preso quello di voto alle ammi­ni­stra­tive per i resi­denti). Ser­vono poli­ti­che inclu­sive che rie­scano a inse­rire migliaia di per­sone. La Ger­ma­nia apre le maglie dell’inserimento pro­gres­sivo pun­tando pro­prio sul lavoro, in primo luogo qua­li­fi­cato. Una scelta che farà diven­tare sem­pre più forte quell’economia. Noi invece siamo impan­ta­nati in un’avvilente riforma del Senato, dove regna l’eterno tra­sfor­mi­smo nazionale.
Colpisce in particolare l’insipienza del Pd in tutte le sue componenti, renziana e di opposizione, di fronte a un’ emergenza che tale non è, perché riguarda la costruzione, il modello della società di domani.
Una foto è pur sem­pre una foto. Eppure spesso porta con sé un rac­conto, una sto­ria, con un pas­sato, un pre­sente, apre una porta sul futuro. Quel bam­bino morto sulla spiag­gia turca, forse, diven­terà il sim­bolo di una sto­ria nuova per l’immigrazione. Almeno que­sta è la spe­ranza, la volontà che por­te­remo con noi mar­ciando a piedi scalzi.

Fonte: il manifesto

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