La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 11 settembre 2015

Media italiani su Turchia e curdi: menzogne da Pulitzer

In questi giorni la situazione in Turchia sta degenerando. Erdogan ha lanciato un’offensiva a tutto campo contro le opposizioni interne e soprattutto contro l’unica forza politica in grado di mettere i bastoni tra le ruote al suo progetto autoritario: l’HDP e il popolo curdo. Ma come ne parla la stampa italiana?
Questo un veloce bollettino della guerra scatenata dal dittatore turco: 315 sedi dell'HDP date alle fiamme o distrutte negli ultimi giorni; molti deputati HDP arrestati (che si vanno ad aggiungere agli oltre 2.000 oppositori imprigionati nei mesi scorsi); 15 persone linciate l'altra notte; decine di curdi feriti dalla polizia o dagli ultra-nazionalisti; Cizre allo stremo: senza rifornimenti d’acqua e di cibo, senza elettricità da oltre una settimana, a causa del blocco imposto dall’esercito turco, che ieri non ha lasciato passare nemmeno un corteo di migliaia di persone che voleva rompere l’assedio e portare soccorso.
Ovviamente, in una situazione di guerra si spara da una parte e dall’altra. Così il PKK (il Partito dei Lavoratori Curdi), dopo la rottura della tregua unilaterale dalla parte turca, ha contraccato all’offensiva di Erdogan: azioni mirate e chirurgiche in cui sono morte alcune decine di poliziotti e militari. Questo mentre l’aviazione turca bombarda a tappeto da oltre due mesi i villaggi curdi in Syria e Iraq, causando centinaia di morti (militari, ma soprattutto civili).
Uno scenario drammatico, insomma. Una situazione sull’orlo della guerra civile, che potrebbe presto evolvere in episodi di pulizia etnica. Perché mentre da un lato l’HDP invita a non rispondere alle provocazioni limitandosi all’autodifesa, Erdogan sta fomentando i movimenti ultra-nazionalisti. Gli attacchi di questi giorni, infatti, sono coordinati dai militanti del suo partito, l’AKP.
Nonostante ciò, sulla stampa internazionale non si muove una foglia. Ogni tanto viene riportata qualche notizia, principalmente sugli attacchi del PKK. Ma dell’offensiva di Erdogan non si parla. Eppure la Turchia affaccia sul Mediterraneo, si trova a poche decine di km a est della penisola italiana. Eppure anche un minimo sentimento di solidarietà verso quello che sta succedendo ai colleghi giornalisti che si trovano in quel Paese dovrebbe spingere qualcuno a prendere parola. Nei mesi scorsi, diversi giornalisti turchi sono stati arrestati per aver pubblicato delle prove sugli scambi economici e militari tra Erdogan e l’ISIS. Pochi giorni fa, invece, la stessa sorte è toccata a due giornalisti inglesi di Vice e una giornalista olandese dei quotidiani Het Parool e De Groene Amsterdammer, arrestati a Diyarbakir: tutti accusati di “diffusione di propaganda per un’organizzazione terroristica”. Stavano filmando rispettivamente un corteo e una festa dell’HDP. Due giorni fa, infine, a Istanbul è stata attaccata e distrutta la sede del giornale Hurryiet, che aveva riportato questa dichiarazione di Erdogan: “se avessimo ottenuto la maggioranza in parlamento, niente di tutto ciò sarebbe successo. Datemi 400 seggi e vi darò la pace”.
Oggi finalmente anche Repubblica.it ha deciso di parlare di Turchia. Non certo a favore della libertà di stampa o dei diritti umani, però. Anzi. Repubblica.it ha scelto di pubblicare una gallery sotto il titolo surreale “Turchia: in migliaia scendono in piazza contro azioni ribelli curdi”. Repubblica - quello stesso quotidiano pronto a bollare ogni sasso che vola in un corteo come inaccettabile violenza, pronto a definire terrorismo il sabotaggio di un compressore - ha oggi chiamato “manifestanti” dei gruppi ultranazionalisti che stanno dando alle fiamme centinaia di sedi del principale partito di opposizione, che uccidono e aggrediscono i curdi in tutto il Paese, che nel corteo fotografato cantavano “contro i curdi non vogliamo un intervento militare, vogliamo il genocidio”. Sì, perché quei “manifestanti” non sono persone comuni. Si capisce da un saluto un po’ particolare: uniscono l’indice al pollice e alzano le corna. È il saluto dei Lupi Grigi, un’organizzazione paramilitare e fascista, che si rifà al panturchismo (l’ideale dell’unione di tutte le popolazioni turche) e odia e perseguita tutte le minoranze che si trovano sul territorio turco. I Lupi Grigi si sono resi responsabili di decine di attentati e omicidi contro i militanti comunisti e anarchici, già negli dagli anni ’80, in Turchia e all’estero. Pare che anche Alì Agca, l’attentatore di Giovanni Paolo II, fosse un lupo grigio. Più recentemente si sono distinti per gli attacchi con le sciabole contro il movimento di Gezi Park e si sono fatti notare anche in Germania per diversi assalti contro i cortei dei curdi che manifestavano solidarietà a Kobane.
Adesso, la domanda è retorica, ma vogliamo farla: le gallery di Repubblica le fa giornalista incapace di fare un ricerca su google oppure c’è una precisa scelta editoriale che combina silenzio e menzogne e deve difendere ad ogni costo Erdogan, l’alleato di Renzi che lunedì prossimo sarà in visita all’Expo?
Ma soprattutto: possibile che nessun giornalista alzi una voce contro tutto questo schifo?

Fonte: dinamopress.it

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