La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 12 settembre 2015

Austerity in Giamaica? Una storia già vista...

di Flavio Bacchetta
Giamaica, la terza isola dei Caraibi in ordine di grandezza dopo Cuba e Repubblica Dominicana, nel campo degli investimenti internazionali continua a fare la parte del leone. Quaggiù è il settore privato, a differenza di Cuba, a giocare un ruolo preponderante. I finanziamenti che hanno sostenuto il Paese dagli anni dell’indipendenza fino ad oggi non sono a fondo perduto. Finanziamenti della Banca Mondiale supportano le attività estrattive, in gran parte controllate dalle aziende USA, che possiedono miniere di bauxite ovunque. È la preziosa materia prima di cui il suolo giamaicano è fornitore mondiale, che consente la produzione dell’alluminio nei Paesi anglosassoni. Il settore del turismo all-inclusive parla invece lingua spagnola. Le catene dei vari Riu, Bahia, IberoStar e Fiesta lo testimoniano.
Ecco i punti-chiave delle richieste fatte al Governo giamaicano rapportandoli alla realtà del Paese caraibico. 

La Cina ha costruito e gestisce, incassando lauti pedaggi, l’autostrada che collega la Costa Nord con la capitale Kingston. Eppure la parola d’ordine che circola sulle prime dei giornali locali è austerity. La stessa che ha costretto a duri tagli del welfare sociale nell’Europa meridionale – i famigerati PIIGS, ovvero Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna. A parlare di austerità è stato ilSegretario di Stato spagnolo per la cooperazione internazionale, Jesùs Gracia Aldaz, che ha pubblicato un editoriale sul magazine giamaicano “Gleaner” raccomandando politiche economiche simili a quelle varate in Spagna. Lo spagnolo auspica per la Giamaica disciplina finanziaria corredata di tagli e flessibilità sul mercato del lavoro, ricordando la cura applicata al suo Paese, che a suo dire lo ha guarito, nonostante in Spagna vi sia uno dei più alti tassi di disoccupazione in Europa. Perché alla Giamaica è richiesta una terapia d’urto che porti ad un aggiustamento fiscale? L’economia dell’isola caraibica, a differenza di molti altri Paesi in via di sviluppo, è cresciuta molto poco negli ultimi trent’anni (in media meno dell’1% annuo secondo la Banca Mondiale), mentre il debito pubblico è schizzato alle stelle, oltre il 140% del PIL. Condizioni che hanno spinto il Fondo Monetario a intervenire.
1. Riduzione degli indennizzi per licenziamento senza giusta causa.
2. Aumento delle assunzioni in prova.
Tali riforme non sembrano molto calzanti con il contesto locale, dato che la legislazione lavorativa dell’isola è ancora basata sui canoni coloniali, con un’ampia discrezionalità da parte del datore di lavoro. Il diritto di sciopero non è quasi mai esercitato dalla working class per il semplice fatto che coloro che lo fanno vengono spesso licenziati – e facilmente rimpiazzati, dato che il parco disoccupati qui è sempre affollato. Parlando di assunzioni in prova, sono la consuetudine. Considerando che il minimum wage(salario minimo) è intorno ai 40 euro in valuta locale, uno dei più bassi dei Caraibi, gli employers non si fanno scrupolo di applicarlo a tempo indeterminato.
3. Tagli al welfare
L’istruzione è da sempre a pagamento, terminata la Primary School (scuola elementare). Il passaggio alle medie è consentito solo dopo il superamento di un esame di Stato, da sostenere presso il CXC (Caribbean Examination Council). Il costo dei libri di testo a tal fine è proibitivo per le famiglie del ceto basso. Un pacchetto-base che comprenda almeno Inglese, Storia, Biologia, Educazione Civica e Fisica supera i 400 euro, per cui gli studi di molti si fermano alla soglia della scuola media. L’accesso ai corsi superiori è possibile solo per un 20% scarso della popolazione studentesca. Il costo di università private, come la Northern Caribbean di Mandeville, è superiore a quello di molte facoltà americane. Esistono a Kingston due istituti regionali, UWI (West Indies) e U-Tech (Tecnologia) con rette più contenute, ma l’accesso è limitato, dovendo ospitare studenti provenienti anche da altri Caraibi anglofoni.
Riguardo la salute, gli ospedali pubblici sono sovraffollati e spesso sprovvisti di attrezzature e macchinari: tranne lodevoli eccezioni, come ilBustamante (l’ospedale dei bambini a Kingston) e il comunale di Mandeville, il quadro è desolante. Proliferano laboratori e cliniche private, che durante il quadriennio di governo delJamaica Labour Party (2007-2011) patrocinato dal Primo ministro Bruce Golding, hanno prevalso. Il costo di una visita specialistica parte da un minimo di 50 euro; la cifra supera anche i 300 in caso servano TAC di approfondimento. Come negli Stati Uniti, l’accesso a un nosocomio privato è possibile solo se supportato da un medical planassicurativo. Le polizze sono simili a quelle in vigore negli USA, inaccessibili per i ceti medio-bassi
POVERI LORO – Le richieste del FMI mettono a rischio anche il recente programma di aiuti del governo giamaicano, approvato poche settimane fa, che stanzia altri 75 milioni di dollari giamaicani (circa 650.000 dollari) a sostegno dei poveri. La miseria è la piaga più grave in Giamaica, sovente abbinata alla criminalità. Se questi numeri saranno ridotti, entrambe rischiano di aumentare in maniera esponenziale. La povertà è concentrata soprattutto nei distretti rurali e nei ghetti della capitale. Serbatoi inesauribili per la manovalanza delle gangs.

Fonte: Il Caffè geopolitico

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.