La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 10 settembre 2015

L’elicottero fiscale di Matteo Renzi: tutto il sostegno ai più ricchi


di Alfonso Gianni
Per fer­mare l’evidente emor­ra­gia di voti e di con­sensi, Renzi non ha esi­tato a ricor­rere a un ber­lu­sco­ni­smo assai fru­stro: l’eliminazione di ogni tassa sulla casa. Appena la Ue ha avuto da ridire, Renzi è stato peren­to­rio. “Sulle tasse decide l’Italia non l’Europa”. Solo che allora dovrebbe valere per tutti, com­presa la Grecia!
Della riforma fiscale il Pre­si­dente del Con­si­glio ha par­lato a Cer­nob­bio e a “Porta a Porta”. Segno che non si tratta di una bou­tade estiva. La Tassa sui ser­vizi indi­vi­si­bili dei Comuni, che porta nelle casse dello Stato 3,5 miliardi di euro, lo 0,21% del Pil, era già stata can­cel­lata per il 31% dei con­tri­buenti appar­te­nenti alle fasce più deboli della popolazione. Se quindi i famosi 80 euro di ridu­zione di pre­lievo fiscale si rivol­ge­vano ai meno abbienti, qui senza pudore si pre­miano i con­tri­buenti più facoltosi.

Quando tale pro­po­sta era uno dei cavalli di bat­ta­glia di Ber­lu­sconi, il respon­sa­bile eco­no­mico del Pd Tad­dei dichia­rava : “Il Pd non può pas­sare più tempo a par­lare dell’Imu che di Fisco. L’importo medio dell’imposta sulla casa era di 250 euro l’anno, par­liamo di 20 euro al mese, senza dimen­ti­care che le fasce più deboli erano già state esen­tate”. Ma la coe­renza non è il pezzo forte da quelle parti.
L’Ufficio studi della Cgia pun­tua­lizza che la media dei risparmi sarà di 204 euro a fami­glia, ma è la clas­sica media del pollo, dal momento che i più ric­chi arri­ve­ranno a rispar­miarne oltre 2.000. Per­sino l’allineatissimo gover­na­tore della Banca d’Italia, Igna­zio Visco, ha storto il naso udita la dichia­ra­zione ren­ziana. Dal canto suo Pier Carlo Padoan ha dichia­rato che per ridurre le tasse biso­gna prima ridurre la spesa pub­blica, ripro­po­nendo la tor­men­tata que­stione della spen­ding review. In realtà avviene il con­tra­rio: si riduce la spesa pub­blica per il sociale per spia­nare la strada alla ridu­zione delle tasse per i ceti più forti. Come si diceva una volta “paghe­rete caro, paghe­rete tutto!”, ma a desti­na­tari rovesciati.
Già alla fine del 2014 Mat­teo Renzi par­lava della “più grande ridu­zione di tasse mai avve­nuta”. L’enfasi si è autoa­li­men­tata e siamo a “una rivo­lu­zione coper­ni­cana”. Ma il dise­gno ren­ziano non va sottovalutato.
Le dif­fe­renze fra il ber­lu­sco­ni­smo e il ren­zi­smo sta­reb­bero sol­tanto nel mag­giore tasso di effi­ca­cia del secondo rispetto al primo? Nell’alta feb­bre del fare dell’assai più gio­vane lea­der? Non si tratta solo di questo.
Non cono­sciamo ancora i docu­menti finan­ziari che il governo dovrà pre­sen­tare a Bru­xel­les, ma le linee con­dut­trici del vaste pro­gramme ren­ziano sì.
Il Governo ha dichia­rato di volere abbat­tere la pres­sione fiscale di 45 miliardi in 3 anni, da qui al 2018. Sono dav­vero in pochi, anche tra i com­men­ta­tori più amici, che ci cre­dono. Anzi vi è chi pensa al fal­li­mento e si limita a valo­riz­zare l’effetto annun­cio. Tra l’altro riu­scire a evi­tare l’aumento dell’Iva nel 2016 e nel 2017– poco popo­lare per­ché pro­vo­che­rebbe un incre­mento gene­ra­liz­zato dei prezzi — ha un suo costo non da poco. Non fosse che per que­sto è assai impro­ba­bile che vada real­mente in porto il dise­gno ren­ziano di abbas­sare la pres­sione fiscale di 3 punti di Pil.
Ma più del fine con­tano il per­corso e la moda­lità. Qui Renzi si mostra diverso da tutti i governi che l’hanno pre­ce­duto. Diverso cer­ta­mente dalla cul­tura della sini­stra che non ha mai con­si­de­rato le tasse un male in sé. Ma que­sto è troppo ovvio per chi la sini­stra l’ha abban­do­nata per­sino nel nome.
Renzi mostra di volere imboc­care una strada dif­fe­rente sia dai pre­ce­denti governi di cen­tro­si­ni­stra che da quelli ber­lu­sco­niani e di cen­tro­de­stra. La diver­sità sta nella suc­ces­sione delle tappe che com­pon­gono il suo ambi­zioso pro­getto, che pos­sono essere rias­sunte in tre step.
Il primo che dovrebbe avve­nire nel 2016, riguarda la già citata abo­li­zione totale per tutti delle tasse sulla prima casa (Imu e Tasi); il secondo passo, desti­nato a muo­versi nel 2017, pre­vede una ridu­zione dell’Ires e dell’Irap; con­clu­de­rebbe il per­corso il terzo step, che ha in serbo un inter­vento sull’Irpef e sulle pensioni.
Si inter­viene prima sulla detas­sa­zione della prima casa di cui, per i motivi già detti, si avvan­tag­giano i più ric­chi; poi sulla ridu­zione di Ires e Irap, due tas­sa­zioni che riguar­dano le imprese e il mondo delle par­tite Iva, quindi a favore dei datori di lavoro, almeno per quanto riguarda la prima delle due tasse, men­tre la seconda inte­ressa un campo social­mente più ibrido ma comun­que al di fuori del lavoro dipen­dente clas­sico; solo alla fine si pensa – se a quel punto sarà “pos­si­bile”, ovvero com­pa­ti­bile con l’austerity — a ridurre l’imposta sulle per­sone fisi­che e sulle pensioni.
Supe­rato il punto di iden­tità con Ber­lu­sconi riguardo alla detas­sa­zione inte­grale della prima casa, emer­gono anche qui dif­fe­renze significative.
Nel “Con­tratto con gli ita­liani” del 2001 le pro­messe di ridu­zione fiscale di Ber­lu­sconi si con­cen­tra­vano sull’Irpef, prima che sull’Ires (allora Irpeg) o sull’Irap. Infatti il capo della destra pro­po­neva una sem­pli­fi­ca­zione a due delle ali­quote (33% e 23%). Al con­tra­rio, Renzi si rivolge prima e diret­ta­mente ai pro­dut­tori che non alle fami­glie. Il popu­li­smo dall’alto del gio­vane lea­der pare essersi fer­mato agli 80 euro in busta paga.
In ogni caso, per ren­dere evi­dente il blocco sociale di rife­ri­mento cui intende rivol­gersi (bypas­sando la rap­pre­sen­tanza con­fin­du­striale come ha fatto con i sin­da­cati dei lavo­ra­tori), egli sce­glie un campo, come quello fiscale, che è di alto valore sim­bo­lico ma allo stesso tempo capace di pro­durre dei cam­bia­menti reali.
Se si mette assieme que­sta pre­sunta ”rivo­lu­zione coper­ni­cana” con il Jobs act, lo “sblocca Ita­lia” e la cosid­detta “buona scuola”, il dise­gno del Nostro diventa sem­pre più pre­ciso e il suo con­no­tato di classe evidente.
Le cro­na­che rac­con­tano che a Cer­nob­bio ci sia andato in eli­cot­tero. Heli­cop­ter money? Sì ma solo per pochi. I soliti.

Fonte: il manifesto

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