di Simone Oggionni
L'Unione Europea è riformabile oppure no? È un interrogativo clamoroso. Il primo, in ordine di importanza, che la Sinistra deve avere il coraggio di affrontare. Per questo l'appello promosso nei giorni scorsi da Melenchon, Varoufakis, Lafontaine e Fassina è un testo utile, che ha il merito di non essere reticente, perché affronta il nodo, risponde alla domanda e prova a indicare conseguentemente una soluzione. L'obiettivo dichiarato è quello di convocare al più presto una conferenza internazionale per riflettere sulle caratteristiche di un piano B.
Contiene molti spunti interessanti e molte verità, a partire dal fatto che tatticamente è sempre utile, in una trattativa, dotarsi di subordinate e di alternative. E dato che la trattativa oggi è la contesa furibonda tra la governance dell'eurozona (i suoi interessi materiali, la sua tecnocrazia, i suoi protagonisti in carne ed ossa) e i popoli (il lavoro, il principio dell'eguaglianza sociale e della redistribuzione, la sovranità), capire come essere più forti in una trattativa è essenziale.
Tuttavia non mi convince. Non lo avrei scritto, non lo avrei scritto così e non lo avrei firmato e non mi sorprende, infatti, che non venga sostenuto da Pierre Laurent, Tsipras, Gysi e tanti altri. Non mi convince innanzitutto nel metodo, perché quello che oggi servirebbe fare è unire e non dare l'impressione di dividere la sinistra europea, tra l'altro secondo una linea di frattura per la quale la ex sinistra socialista o socialdemocratica (cioè dirigenti o pezzi di partiti o soggetti politici che hanno trascorsi importanti all'interno delle diverse forze socialiste o socialdemocratiche europee) si autonomizza rispetto alla sinistra comunista o post-comunista.
Non è certamente l'intenzione di Stefano Fassina, cui ci lega l'ambizione del nuovo partito, un'idea precisa dell'organizzazione e della politica, la centralità del lavoro e della programmazione economica; e non penso che sia neppure l'intenzione degli altri estensori del documento. Tuttavia è un fatto cui bisogna prestare molta attenzione, perché l'allusione a una divisione esiste e non mi pare la strada giusta.
Non mi convince fino in fondo neppure nel merito, perché prima che di un piano B - che non va mai scartato in astratto - bisognerebbe discutere a fondo i dettagli di un piano A, mettendo in chiaro la nostra idea di Europa, le nostre proposte di grande riforma dell'architettura costituzionale e materiale dell'Europa, senza arrendersi alla fuga, alla divisione tra Stati, all'uscita nazionale dalla crisi e dalla austerità.
Non mi convince, infine, neppure per il valore strumentale che può produrre, perché così facendo il segnale che si lancia è equivocabile, come se considerassimo persa e conclusa la partita dopo la prima sconfitta subita con il memorandum approvato dal Parlamento greco. Tsipras ha dovuto accettare quell'accordo capestro non perché l'Europa non sia riformabile ma perché è stato lasciato solo dalle Sinistre europee e perché al tavolo delle trattative si è seduto da solo: solo contro tutti, popolari, liberali e socialisti. Dobbiamo invece resistere e lavorare per rafforzare la prospettiva di Syriza, che tra pochi mesi potrebbe vedere al suo fianco anche un nuovo governo a guida Podemos in Spagna. Non sarebbe un dettaglio, sia per la Spagna sia per gli equilibri europei. Nel punto più difficile dello scontro con la Troika non bisogna dividersi, non bisogna scartare di lato, non bisogna ingenerare confusione, ma proseguire sulla via maestra.
Piuttosto, rilanciamo: se il dibattito è aperto e va affrontato, perché non convochiamo tutti insieme e senza divisioni una conferenza internazionale delle Sinistre sull'Europa e ritroviamo una strada, un programma, un progetto comune? Ora abbiamo, tra l'altro, un alleato in più: un segretario del Labour come Jeremy Corbyn che è riuscito a rottamare dopo una splendida e coinvolgente elezione primaria il blairismo e la terza via. Proviamo a discutere e, soprattutto, a guardare in avanti. Senza trovare nemici a sinistra e senza indebolirci. Penso che anche il processo costituente del nuovo soggetto politico nel nostro Paese ne gioverebbe.
Fonte: Huffingtonpost.it
Che serva un progetto è certo-urgente-necessario. Ma purtroppo non lo si dovrebbe fare a priori,dall'alto,ma elaborando un materiale selezionato,cioè ridotto a sintesi,di base. Per fare questo,da 35 anni vado dicendo che occorre creare una struttura dinamica ciclica permanente che unisca in tempo reale la base e il vertice della proposta organizzato in un Centro di ricerca dati utili x la base. Ma non posso farlo qui,perciò vi pregherei di inviarmi una email x mettersi in contatto,o ditemi come ci si può mettere in contatto-io sono isolato da 35 anni, sono stato privato di tutto da moglie,parenti e avvocati-vivo in 20 mq con la sola pensione di 870 euro mensili fra gravi difficoltà.e tutto per un progetto di SN per un Socialismo massimo integrale- carriera nulla, minacce e violenza alla vista con perdita della visione all'occhio sn-------------------------------l'importante è non cedere,ma è duro,ho 78 anni-vedete voi,avrei bisogno magari di un avvocato se possibile,io non ne trovo-ciao Gianfranco marinari taobaba3@libero.it
RispondiElimina