La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 17 settembre 2015

Ventimiglia senza frontiere


di Federica Sasso
"La Bolla” è ancora lì, sotto i pini di fronte al mare. "La Bolla" è il presidio No Border di Ventimiglia, che ha compiuto tre mesi il 12 settembre: questa settimana esce in edizione cartacea la graphic novel di Emanuele Giacopetti che ne racconta l’avventura, iniziata a metà giugno. Un gruppo di migranti ha occupato gli scogli davanti alla frontiera italo-francese, e da allora il presidio è cresciuto e si è organizzato. Continua ad accogliere chi arriva da altre zone d’Italia dopo esser sopravvissuto alla traversata dall’Africa, ma soprattutto chi viene rispedito al di qua del confine dalla polizia francese. Il flusso è continuo e “non sono molte le persone fisse da due o quattro settimane”, racconta Lorenzo, un attivista di Imperia. “Qui cercano di informarsi il più possibile sulle richieste d’asilo e le questioni legali. Poi chi riesce ad arrivare a Marsiglia o Parigi si inserisce in un network di supporto che è in costruzione grazie alla collaborazione con attivisti francesi, ma anche agli immigrati che dopo esser stati qui per un po’ si rincontrano a Marsiglia e a Calais”, spiega Lorenzo. 
I volantini appoggiati sui tavoli vicino alla “cucina popolare” del presidio definiscono “La Bolla” come “un luogo dove tirare il fiato lungo il viaggio”.
Oltre agli attivisti solidali arrivati da molte città d’Italia, sono tante le realtà italiane e francesi che hanno aiutato No Border a continuare. Amnesty International Francia e l’organizzazione ADN di Nizza si occupano di monitorare la violazione dei diritti dei migranti, Medecins du Monde garantisce la copertura dal punto di vista sanitario; ci sono il centro sociale La Talpa e l’Orologio di Imperia, il collettivo L’Onda di Ventimiglia, la rete Eat the Rich di Bologna, e poi l’Association de Fraternité et du Savoir che ogni sera arriva da Nizza per portare pasti caldi. 
Ma oltre al cibo, le tende e le docce improvvisate, i migranti trovano lezioni di lingua e geografia, e soprattutto uno spazio per confrontarsi. “La cosa speciale della 'Bolla' è che qui le persone arrivate dall’Africa possono fermarsi a discutere del proprio progetto, del proprio futuro”, spiega il disegnatore genovese Emanuele Giacopetti. “Le istituzioni, ma spesso anche chi offre solidarietà spicciola, li considera soggetti muti, che ricevono la nostra misericordia o il nostro respingimento. Nessuno si chiede cosa vogliano fare queste persone, se hanno dei posti da raggiungere o progetti di vita da realizzare”. 
Emanuele ha raccontato “La Bolla” in una serie di tavole pubblicate da “Graphic News”, il primo portale italiano di giornalismo a fumetti. Nei giorni scorsi il lavoro è andato in stampa e questa settimana la versione cartacea verrà distribuita a Ventimiglia, Roma e Torino per sostenere il presidio. “Abbiamo tradotto il lavoro in arabo e inglese e chiediamo 5 euro come donazione minima. Ma il mio fumetto è in creative commons e chiunque può stamparlo e distribuirlo a patto che serva per finanziare No Border”, spiega Emanuele. L’obiettivo infatti è riuscire a fare circolare la graphic novel nel modo più capillare possibile.
“Se si vuole vedere l’Europa, uno dei posti migliori in questo momento è Ventimiglia” scrive Emanuele nella prima tavola. E a voce racconta che quando è arrivato lì ha avuto la sensazione che “l’Europa cominci davvero da quel confine in su” e che “l’Italia, come la Grecia o la Serbia, sia il fossato, la terra di nessuno della fortezza Europa”. Nel fumetto Emanuele ironizza sul fatto che anche se le frontiere europee non esistono più dal 1999, “a Ventimiglia ne hanno addirittura due, una bassa e una alta”, riferendosi al centro di Ponte San Luigi vicino alla Frontiera Alta, dove la polizia francese porta gli immigrati fermati da Mentone in poi. 
È qui che avviene quello che Emanuele definisce “ping pong” tra le polizie di Italia e Francia. Gli attivisti cercano di monitorare la situazione nonostante le denunce e i fogli di via arrivati nelle ultime settimane e No Border lo scorsoweekend ha ospitato “solidarietà senza frontiere”, un’assemblea transnazionale “contro confini, razzismo, sfruttamento e militarizzazione dei territori”. “È un modo per continuare a fare rete” spiega Lorenzo. Perché “questa non è una protesta che si esaurirà in poco tempo, e crediamo che la prima cosa da fare per gestire la questione dell’immigrazione sia creare relazioni tra le persone”.

Fonte: Altreconomia.it 

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