La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 22 ottobre 2015

Nemmeno Wal-Mart è abbastanza spietato per Wall Street

di Pete Dolack 
Per quanto spietato sia Wal-Mart, Wall Street ha deciso che il gruppo di vendite al dettaglio non è spietato abbastanza. Per quanto possa sembrare incredibile i finanzieri hanno punito Wal-Mart in parte perché la società ha aumentato il salario minimo a 9 dollari l’ora.
Piani per aumentare leggermente le paghe spaventosamente basse e per investire più fondi in operazioni via Internet hanno determinato uno stato d’animo irascibile a Wall Street, perché potrebbero essere danneggiati i profitti. Wal-Mart Stores Inc. sta per smettere di essere un interesse continuo? Difficilmente. Nei primi tre trimestri di quest’anno Wal-Mart ha accumulato un reddito netto di 11,8 miliardi di dollari, e non siamo ancora alla stagione natalizia. Nei precedenti cinque anni fiscali il dettagliante ha riferito un reddito netto complessivo di 80,2 miliardi di dollari.
Ahimè, ciò non è abbastanza per Wall Street e per la sua mentalità da “che cosa hai fatto per me questo trimestre?”. Gli operatori hanno spinto al ribasso il prezzo delle azioni Wal-Mart di più di un terzo nel 2015 e una dichiarazione pubblica della società, il 14 ottobre, che i suoi profitti potrebbero essere leggermente inferiore l’anno prossimo ha determinato la maggior caduta in un solo giorno della sua azione da venticinque anni a questa parte.
Wal-Mart ha effettivamente tentato di compensare tale notizia annunciando un nuovo riacquisto di azioni per 20 miliardi di dollari, ma nemmeno scoccare quel bacio ai finanzieri è servito a quietarne l’animo. (Un riacquisto di azioni si ha quando una società acquista azioni proprie dagli azionisti con una maggiorazione rispetto al prezzo di scambio, il che assicura un premio immediato al venditore e riduce il numero di azioni che dividono gli utili; notizie di questo tipo normalmente causano un parossismo di estasi ai finanzieri).
Questa è la società più spietata nell’accelerare la tendenza a trasferire la produzione in sedi con i salari più bassi, leggendaria per la sua incessante pressione sui propri fornitori perché producano a un costo tanto basso da non avere altra scelta che trasferire la loro produzione in Cina, o in Bangladesh, o in Vietnam, perché i fornitori non possono pagare più che salari da fame e restare in affari.
Questa è la società che paga i propri dipendenti così poco che essi saltano i pasti e organizzano raccolte di cibo; riceve così tanti sussidi governativi che il pubblico paga circa un milione di dollari per ogni punto vendita negli Stati Uniti ed è stimata eludere un miliardo di dollari l’anno di imposte statunitensi mediante scappatoie fiscali.
Viviamo in un sistema economico così folle che questo è ritenuto dai finanzieri non sufficientemente brutale.
La pila di miliardi non è mai alta abbastanza
Quanto ancora più in basso possono essere spinte le persone? E quando sarà ammassato tanto denaro che anche i più avidi saranno sazi? La risposta alla prima domanda deve ancora essere formulata, ma la risposta alla seconda domanda pare essere “mai”.
I quattro eredi della fortuna Wal-Mart valgono collettivamente 161 miliardi di dollari; sono la famiglia più ricca del mondo, più ricchi persino dei fratelli Koch. I quattro sono ciascuno, individualmente, tra le dodici persone più ricche della terra. La famiglia Walton intasca ogni anno miliardi di soli dividendi; la loro società ha pagato quasi 6,4 miliardi in dividendi nel solo 2014 e la famiglia Walton possiede metà delle azioni. La società ha speso altri 6,1 miliardi nel 2014 per riacquistare proprie azioni. Sono 12,5 miliardi in un singolo anno passati ai finanzieri e alla famiglia Walton.
Dunque parrebbe che la Wal-Mart possa permettersi di pagare di più i propri dipendenti.
Anche se la società ha affermato che parte della pressione sui profitti deriverà da investimenti nella costruzione di una presenza più vasta su Internet, essa ha in larga misura incolpato della prevista perdita di profitti due aumenti pianificati delle paghe, prima a 9 dollari l’ora quest’anno e poi a 10 dollari l’ora nel 2016. La Reuters ha riferito la cosa in questo modo:
“Il direttore esecutivo di Wal-Mart, Doug McMillon, ha affermato che un investimento di 1,5 miliardi di dollari in salari e addestramento, compreso l’aumento del salario minimo nei negozi da 9 a 10 dollari l’ora, è stato necessario per migliorare il servizio alla clientela e rappresenterebbe tre quarti della prevista discesa tra il 6 e il 12 per cento degli utili per azioni l’anno prossimo”.
Un miliardo e mezzo in salari e addestramento per un periodo indeterminato. Si ricordi: questa è una società che consegue in media 16 miliardi di dollari di profitti netti l’anno. E in quasi la metà degli stati degli Stati Uniti, gli aumenti obbligatori del salario minimo avrebbero costretto i negozi di tali stati ad aumentare comunque i salari.
O, per dirla in un altro modo, gli aumenti a 10 dollari l’ora – ammesso che il costo dichiarato per la società sia reale – potrebbero essere interamente finanziati tagliando di un quarto quello che la società spende in riacquisti di azioni.
Ma non è mai il turno di tagli a Wall Street, vero?
Nessuna tolleranza per la difesa dei lavoratori
Jess Levin, direttore delle comunicazioni di Making Change At Walmart [Cambiare Wal-Mart], una campagna per sostenere i dipendenti di Wal-Mart appoggiata dal sindacato United Food & Commercial Workers, ha segnalato che gli aumenti di salario potrebbero facilmente essere compensati dal taglio degli orari:
“Walmart dovrebbe vergognarsi di incolpare i cosiddetti aumenti salariali dei propri insuccessi. La verità è che gli operosi lavoratori di Walmart in tutto il paese hanno cominciato a vedersi tagliati gli orari subito dopo l’annuncio dei nuovi salari. L’idea che essi abbiano realmente ridotto i profitti di Walmart è una favola”.
Quella che non è una favola sono gli attacchi di Wal-Mart a qualsiasi tentativo di sindacalizzare i suoi negozi. Un articolo di In These Times ha segnalato:
“E’ stata tentata una grande serie di strategie, con scarso successo: sindacalizzare settore per settore (quando i macellai di un negozio del Texas hanno votato per il sindacato, Walmart ha eliminato tutti i propri macellai); sindacalizzare in Quebec, dove la legge favorisce i sindacati (Walmart ha chiuso il negozio); sindacalizzare in città con una forte presenza sindacale, come Las Vegas (diverse campagne sono fallite dopo che i capi hanno intimidato la maggioranza dei lavoratori perché non si iscrivessero al sindacato)”.
Questi sviluppi hanno conseguenze nel mondo reale. Uno studio del 2007 dell’Economic Policy Institute ha rilevato che Wal-Mart, da sola, è stata responsabile della perdita di 200.000 posti di lavoro statunitensi a favore della Cina negli anni dal 2001 al 2006, con Wal-Mart che rappresenta due terzi di tutti i posti di lavoro statunitensi nella produzione persi in tale periodo. Wal-Mart più di recente ha cominciato a spostare la produzione in paesi come il Bangladesh, che sono alternative a basso costo alla Cina.
L’Institute for Global Labour and Human Rights [Istituto per il lavoro e i diritti umani globali] riferisce che i lavoratori dell’abbigliamento in Bangladesh percepiscono tra i 33 e i 43 centesimi di dollaro l’ora, o fino a 20 dollari per una settimana lavorativa di sei giorni e 48 ore. Dalle spalle di quei lavoratori super-sfruttati e dalle spalle dei dipendenti sfruttati dei negozi e dei magazzini, proviene la favolosa ricchezza della famiglia Walton, dei dirigenti di Wal-Mart e dei finanzieri. Doug McMillon, i direttore esecutivo di Wal-Mart, ha ricevuto un compenso di 25,6 milioni di dollari nel 2014, cioè 24.500 volte più di un lavoratore in una fabbrica da schiavi del Bangladesh che lavora per Wal-Mart.
Il più non è mai abbastanza: Wall Street sta schioccando la frusta, pretendendo che non ci sia alcun rallentamento del flusso di soldi verso l’alto. Non è consentita nessuna perdita di tempo. Quando smetteremo di credere che questa macchina possa essere riformata?

Pubblicato da Z Net Italy- Lo spirito della Resistenza è vivo
Originale: Systemic Disorder
Traduzione di Giuseppe Volpe
©2015 ZNet Italy- Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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