La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 22 ottobre 2015

La Sardegna in guerra nel silenzio irreale

di Luigi Coppola 
«”Sarà la più imponente esercitazione Nato del dopoguerra”. La durata è spaventosamente inconsueta, va dal primo ottobre al sei novembre, il teatro è impressionante, i poligoni della Sardegna -Quirra, Teulada, Decimo/Capo Frasca- operano coordinati con Spagna, Portogallo, Napoli, Sicilia. La ricca Europa ha scaricato nel suo sud gli addestramenti di morte che nessuno vuole nel suo territorio e l’Italia a sua volta li ha scaricati nel suo sud e soprattutto nell’isola colonia. Alla Sardegna, infatti, ha riservato il peggio del peggio, i bombardamenti terra, aria, mare a fuoco vivo con vero munizionamento di guerra.»
L’incipit di un comunicato, che somiglia più ad uno scenario apocalittico, è postato nella home page del portale(http://www.disarmiamoli.org).
L’articolo a cura del Comitato Sardo Gettiamo le Basi, descrive, circostanziando la cronologia degli eventi ultimi (operazione a dir poco complicata), l’avvio delle operazioni militari gestite dall’alleanza interforze della Nato, note come operazione “Trident Juncture 2015”.
La concentrazione di armi e gli Stati coinvolti, prefigurano una campagna militare inedita, dalle proporzioni non definite e ripropongono inevitabilmente se non un contenzioso, una evidente quanto imbarazzante opposizione fra Stato e Regione Sardegna.
Che aveva messo in campo gli strumenti disponibili per opporre il suo diniego come rende noto lo stesso comunicato:
«ll programma di esercitazioni, bocciato il 9 luglio dalla Regione Sardegna in sede CoMiPa (Comitato Misto Paritetico Stato Regione), ha avuto il via libera della Ministra alla Difesa il 25 settembre. La Regione ha 15 giorni di tempo per opporsi e sottoporre il decreto all’esame del Consiglio dei Ministri (90 giorni per pronunciarsi).»
Ovviamente le operazioni sono iniziate a prescindere dai tempi tecnici previsti dagli iter normativi.
La vicenda conferma nei fatti la mancata discontinuità evocata (solo) a gran voce dalle istituzioni locali e dalle sue comunità circa le attività belliche, perpetuate dalle autorità militari estere e nazionali, dopo il grave incidente occorso a Capo Frasca il 4 settembre 2014.http://caratteriliberi.eu/2014/09/20/politica/sardegna-guerra-vergogna/).
L’aspetto inquietante è certamente la ridotta (quasi nulla) copertura mediatica data a questi accadimenti che non presentano alcuna dinamica isolata.
L’edizione on line de L’Unione Sarda, primo quotidiano dell’isola, fornisce dati e numeri eloquenti: «È la più imponente esercitazione di guerra dagli anni della “guerra fredda”…mentre decolla la maxi-operazione militare guidata dalla Nato che coinvolge 36.000 militari, 30 Paesi, 140 aerei e 60 navi..»
La stessa reazione, promossa da una composita pattuglia di senatori sardi, espressa in una tiepida, se non protocollare richiesta di informazioni al Ministro Pinotti, non appare, ad una prima lettura, coerente alla portata delle operazioni militari in atto. Ne le dovute cautele dovute alle contingenti situazioni nelle aree di crisi medio orientali, rassicurano, sulle condizioni di tutela ambientale, i cittadini Sardi.
Il silenzio assordante dei media nazionali, peraltro “beneficati” sul fronte sardo dalle ultimissime dimissioni di Francesca Barracciu (da poche ore ex sottosegretario al Ministero della Cultura, a seguito del rinvio a giudizio, nel filone di indagini che la vede indagata in un presunto caso di peculato, consumato insieme ad altri colleghi consiglieri regionali sardi fra il 2004 e il 2009), copre anche altre formazioni politiche, normalmente molto più intraprendenti. Ivi compreso il M5S, fortemente vigile sulle questioni ambientali dell’isola, con l’euro deputata Giulia Moi, nota per i toni e le sue iniziative eclatanti.
Il duro “no alla guerra e alle bombe” è stato invece inscenato da un gruppo di attivisti guidati da Angelo Cremone, leader di Sardegna Pulita. I manifestanti, a Cagliari, hanno simbolicamente occupato il molo Ichnusa, antistante l’attracco delle unità militari. Presidi di pacifico dissenso sono stati promossi anche presso la sede del Consiglio regionale in via Roma.

Fonte: Caratteri Liberi

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