La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 22 ottobre 2015

Il TPP: priorità numero uno delle società multinazionali statunitensi

di Jack Rasmus 
I negoziati del trattato di libero scambio Partenariato Trans-Pacifico (TPP) tra gli Stati Uniti e 11 altri paesi affacciati sul Pacifico si sono conclusi il 5 ottobre 2015.
Anche se il testo completo del TPP è tuttora segreto – salvo che per i rappresentati delle società multinazionali che hanno presieduto i 30 comitati e detto ai rappresentanti commerciali dei governi che cosa negoziare – alcuni dettagli dell’accordo supersegreto sono filtrati.
E se quanto trapelato è un’indicazione di ciò che avremo quando saranno pubblicati i dettagli completi, consumatori, lavoratori e chiunque sia preoccupato per la crescente “corporatizzazione” globale della democrazia, siano pronti a un forte shock.
Alcune prime anticipazioni trapelate
Una delle clausole più onerose filtrate del TPP riguarda le grandi compagnie farmaceutiche. Negli Stati Uniti sono stati loro concessi 12 anni di diritti di monopolio sulla vendita di certi farmaci salvavita. Generici di minor costo sono vietati per tale periodo. Tale divieto di concorrenza ha già provocato speculazioni al galoppo sui prezzi a carico di consumatori statunitensi che hanno un disperato bisogno di farmaci salvavita. L’accelerazione del costo dei farmaci negli Stati Uniti sta anche rendendo inaccessibili i premi delle assicurazioni. La protezione pluriennale da farmaci generici di costo inferiore a favore di “Big Pharma” è oggi incorporata anche nel TPP. Ai malati bisognosi di farmaci salvavita in tutti gli altri undici paesi – prevalentemente i poveri e gran parte della classe lavoratrice – saranno ora negate le alternative a minor costo dei farmaci salvavita, così come negli Stati Uniti.
Il periodo minimo di protezione dai farmaci generici in base al TPP è riferito tra i cinque e gli otto anni. Ma il periodo tra cinque e otto anni può essere esteso fino a 11 anni. Così milioni di persone in tutti gli undici paesi che potevano essere in grado di ottenere le versioni generiche dei farmaci, e salvarsi la vita, ora ne saranno privi per più di un decennio.
Un’altra area è quella della produzione di componenti di autoveicoli. Gli Stati Uniti hanno accettato di consentire l’importazione di un numero maggiore di parti giapponesi di automobili negli Stati Uniti. Ma saranno parti giapponesi di automobili fabbricate negli stabilimenti giapponesi in Cina. In cambio, alle compagnie automobilistiche statunitensi sarà consentito di stabilire nuovi impianti e produzioni nell’Asia Sud-orientale. Entrambe le norme avranno come conseguenza una perdita di occupazione negli Stati Uniti.
Un’altra clausola omicida riguarda le imprese del tabacco. Dispute con governi che cercavano di ridurre il fumo hanno indotto in passato le imprese del tabacco a citare in giudizio i governi. Ora le controversie dovranno essere arbitrate da corti speciali TPP. Ciò significa, al meglio, limitazioni simboliche alle vendite di tabacco. In cambio, significa anche che ai governi è efficacemente vietato di limitare le vendite di prodotti derivati dal tabacco mediante leggi o regolamenti. I governi devono rivolgersi alle corti TPP per arbitrare tentativi di regolare le vendite del tabacco, e in tali sedi le imprese bloccheranno per anni le decisioni continuando intanto le loro pratiche correnti.
In generale il TPP dà alle imprese diritti ancora maggiori. Nell’ambito del TPP possono citare in giudizio i governi per impedire leggi o regolamenti in contrasto con il trattato TPP. Volete fare qualcosa riguardo al “drogaggio dei prezzi” da parte di Big Pharma, come accade negli USA? Scordatevelo. Leggi che affrontino la speculazione sui prezzi sono in contrasto con il trattato. Volete regolamentare? Dimenticatevelo; ci vediamo nella corte TPP.
Ciò che significa il divieto di qualsiasi legge o regolamento in contrasto con il TPP è che la democrazia e la sovranità nazionale non esistono se non si adeguano ai trattati di libero scambio negoziati dalle imprese stesse. Il TPP, così, rappresenta un grande balzo verso un sistema politico globale delle imprese in cui gli interessi economici di queste ultime hanno la precedenza sui governi nazionali, sui rappresentanti eletti e sulla sovranità popolare.
La propaganda del TPP
L’amministrazione Obama ha dichiarato pubblicamente che il TPP ridurrà i dazi statunitensi su 18.000 esportazioni. Ciò ridurrà il costo per le imprese statunitensi che cercano di vendere ad altri paesi e creano maggiori posti di lavoro nel settore delle esportazioni. Ma non c’è nulla che vieti ai paesi di svalutare le loro monete per più che compensare le riduzioni delle tariffe. Il Giappone e la maggior parte degli undici paesi lo hanno già fatto e continueranno a farlo mentre l’economia globale rallenta. Il Giappone è stato il maggior manipolatore della propria moneta, riducendo di più del 20 per cento il valore dello Yen rispetto al dollaro. Ma nessuno negli Stati Uniti protesta. Si protesta invece riguardo al fatto che la Cina “manipola” la sua moneta, anche se la divisa cinese è stata per anni ancorata al dollaro.
Il TPP non riguarda principalmente l’esportazione di più merci dagli Stati Uniti. Il TPP riguarda la creazione di condizioni più favorevoli per le imprese statunitensi per investire negli altri paesi e poi riesportare da tali paesi a costi inferiori, e dunque con maggiori profitti, indietro negli Stati Uniti senza dover pagare dazi. Il TPP riguarda anche il contenimento della Cina.
Recenti iniziative economiche della Cin hanno posto gli Stati Uniti economicamente sulla difensiva, sfidandone l’egemonia economica globale. La Banca Asiatica per le Infrastrutture, recentemente creata dalla Cina, la sua iniziativa commerciale della “via della seta”, la sua creazione della propria zona asiatica di libero scambio, l’imminente approvazione della sua moneta, lo Yuan, come divisa di riserva e commercio globale da parte del FMI, e i suoi rapporti economici in approfondimento con Regno Unito, Germania e altri paesi Euro vedono gli Stati Uniti economicamente sulla difensiva. L’approvazione del TPP è perciò strategica per gli Stati Uniti al fine di contrastare queste iniziative della Cina e il suo slancio economico. Se il TPP fallisse, tale slancio indubbiamente vedrebbe un’accelerazione. Ciò a sua volta renderebbe ancor più difficile la strategia politica e militare statunitense per contenere la Cina. Il TPP è perciò il fulcro della politica statunitense in generale in Asia: economica, politica e militare.
Il TPP e l’eredità liberomercatista di Obama
Il TPP è il parto dell’ingegno delle imprese multinazionali statunitensi che hanno richiesto un trattato di libero scambio nella regione del Pacifico non appena il presidente Barack Obama ha assunto la carica nel 2009. In rapida risposta alla pressione delle multinazionali statunitensi all’inizio del 2010 Obama ha nominato l’allora amministratore delegato della General Electric, Jeff Immelt, alla guida delle iniziative dell’amministrazione per espandere il libero scambio. Assieme a raccomandazioni di proteggere i brevetti statunitensi e di ampliare le agevolazioni fiscali agli esportatori, il Comitato Immelt ha presentato proposte per il TPP nel 2010.
Sebbene Obama avesse condotto la campagna elettorale per la carica nel 2008 con la promessa di rinegoziare i trattati di libero scambio che stavano costando milioni di posti di lavoro ai lavoratori statunitensi, come il NAFTA, e avesse promesso di non introdurre nuovi trattati, egli ha rapidamente abbracciato, spinto e firmato nuovi trattati di libero scambio con l’America Latina (Panama, Colombia) e l’Asia (Corea del Sud).
In realtà Obama ha o avviato o riavviato negoziati di trattati bilaterali, da paese a paese, di libero scambio con non meno di 18 paesi diversi da quando ha assunto la carica. Tali 18 vanno ad aggiungersi ai negoziati di libero scambio che sono stati lanciati con i 28 paesi dell’Unione Europea e a un negoziato simile di libero scambio multilaterale avviato con vari paesi del Medio Oriente.
Una delle dubbie eredità di Obama, perciò, sarà il riconoscimento che egli è stato il maggior promotore del libero scambio della storia degli Stati Uniti, superiore persino ai suoi predecessori George W. Bush e Bill Clinton. Tale dubbia eredità dipende, tuttavia, dall’approvazione, per cominciare, del TPP. Dovesse essere approvato nel 2016, il che è più che probabile, il TPP servirà indubbiamente da “paradigma” per accordi in corso che coinvolgono più di 50 paesi, che si adegueranno rapidamente una volta che il TPP sia ratificato. La lotta contro il libero scambio è perciò solo all’inizio. In fila dietro il TPP ci sono accordi di libero scambio con dozzine di altri paesi.

Pubblicato da Z Net Italy- Lo spirito della Resistenza è vivo
Originale: teleSUR English
Traduzione di Giuseppe Volpe
©2015 ZNet Italy- Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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