La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 22 ottobre 2015

Legge di stabilità, chi l’ha vista?

di Roberto Ciccarelli 
A sei giorni dall’approvazione, il mistero è fitto: che fine ha fatto la legge di sta­bi­lità? Al Qui­ri­nale, ancora in serata non l’avevano avvi­stata. Nem­meno in Par­la­mento il governo ha pen­sato di inviarla. Come tra­di­zione, la lima­tura dei molti annunci e dei det­ta­gli elen­cati nelle bozze ha preso tempo. Ser­gio Chiam­pa­rino, ad esem­pio, ha con­vo­cato sta­mat­tina le Regioni per discu­tere della mano­vra eco­no­mica, ma dovranno usare la fan­ta­sia per capire cosa c’è scritto. Cer­casi dispe­ra­ta­mente il testo, e non le indi­scre­zioni, anche in Par­la­mento. Il capo­gruppo di Forza Ita­lia Bru­netta ieri pome­rig­gio ha avuto un dub­bio: «cosa ha appro­vato il Con­si­glio dei mini­stri? Una coper­tina, un titolo? Abbiamo il grande dub­bio che le tabelle man­date a Bru­xel­les non siano le stesse che arri­ve­ranno in Par­la­mento». Da parte sua Sel ha pro­te­stato per tutto il giorno: «Il pre­si­dente del Con­si­glio su Face­book ha detto che, entro la gior­nata, avremmo avuto il pri­vi­le­gio di leg­gere l’articolato della legge di sta­bi­lità dopo la pre­sen­ta­zione delle slide da parte del pre­mier». Ma l’annuncio è rima­sto su face­book..
Non è la prima volta, non sarà l’ultima. Il governo segue uno spar­tito ormai con­so­li­dato: approva leggi che poi arri­vano in par­la­mento in forme diverse. Lan­cia «balon d’essai» — abo­li­zione delle tasse sulla prima casa Inu-Tasi anche sui castelli e ric­chi manieri e poi sulle bache­che face­book sostiene che non è vero. Le voci dal sen fug­gite par­lano del via libera a 22mila nuove sale gio­chi. Renzi smen­ti­sce e sfida il movi­mento 5 Stelle a dimo­strare che è vero. Ma le carte non ci sono e, anzi, spun­tano nuove indi­scre­zioni. Le con­ces­sioni per le sale da gioco si fer­me­reb­bero a quota 15 mila nella ver­sione finale della Legge di Sta­bi­lità. Nelle ver­sioni pre­ce­denti si par­lava di 22 mila punti gioco. Attual­mente tra agen­zie e cor­ner sono attivi 17 mila punti.
La legge, prima o poi spun­terà. Forse nel fine set­ti­mana, forse anche oggi, o nella notte di ieri. Chissà. È uno degli effetti dell’annuncite, la poli­tica del momento. Per sbro­gliare il mistero della poli­tica ita­liana, si è dovuto aspet­tare «Otto e mezzo» su La7. Anti­ci­pato da una salva di agen­zie, il pre­si­dente del Con­si­glio ha get­tato fumo su fumo. Ha rispo­sto nell’ordine a Rosi Bindi, pre­si­dente della com­mis­sione Anti­ma­fia, aveva annun­ciato di volere sot­to­porre all’ufficio di pre­si­denza della com­mis­sione la que­stione del tetto dei 3 mila euro in contanti.
«La norma non si cam­bia e siamo pronti anche a met­tere la fidu­cia» ha detto Renzi a brutto muso. Con un chiaro rife­ri­mento alla mino­ranza Pd e a Ber­sani che ha sven­to­lato lo spau­rac­chio dell’invito all’evasione con­tro que­sta deci­sione. Dun­que, la noti­zia è: per far pas­sare l’aumento del con­tante, il governo è dispo­sto a met­tere la fidu­cia sulla mano­vra. Poi sulla que­stione del momento, il ripri­stino delle tasse sui castelli e le abi­ta­zioni di lusso, Renzi ha detto di non «avere cam­biato idea, c’è stata solo un’incomprensione». Incom­pren­sione pro­dotta dai suoi annunci, s’intende. Ma que­sto è un altro ordine di pro­blemi che rien­tra nella strategia.:«Quando si è capito come sta­vano le cose sui castelli mi si è illu­mi­nata la lam­pa­dina — ha detto — ma non potevo imma­gi­nare che il dibat­tito intorno alla legge di sta­bi­lità fosse tutto intorno ai castelli». E invece è pro­prio quello che è acca­duto, men­tre invece biso­gne­rebbe par­lare di quanto costa il taglio e quale impatto pro­durrà sulle casse di enti locali e comuni. Tutto è sem­plice per Mat­teo Renzi: «Nella legge di sta­bi­lità c’è una norma che impone a regioni e comuni di non alzare le tasse — ha spie­gato — D’accordo con l’Anci resti­tui­remo ai comuni tutto l’equivalente dell’abolizione della Tasi».
«La dico alla Ber­lu­sconi: meno tasse per tutti. Solo che lui ha fatto lo slo­gan se ne è andato, noi lo fac­ciamo dav­vero». Renzi ha ammesso di gio­care con la pan­cia degli ita­liani, quello che aveva rim­pro­ve­rato all’ex sodale del patto del Naza­reno. «Parla agli ita­liani, ridu­ciamo dav­vero le tasse dai red­diti più bassi». Come si finan­zia tutto que­sto ben di dio? Una cosa è certa per Renzi: «Non c’è aumento del defi­cit».
Sulla sicu­rezza del pre­mier, pro­tetta dal fumo che ha cir­con­dato fin’ora la mano­vra, gra­vano altri dubbi. Quelli , ad esem­pio del vice­pre­si­dente della Com­mis­sione Ue Dom­bro­v­skis: «Alcune azioni prese a livello di poli­tica fiscale» dall’Italia «non sono in linea con le rac­co­man­da­zioni gene­rali» dell’Ue di spo­stare il carico di tasse dal lavoro verso con­sumi e pro­prietà. Obie­zione nota, che Renzi ha detto di volere sfi­dare. Così il aggiun­gendo di stare «valu­tando» la L. di sta­bi­lità e la richie­sta di fles­si­bi­lità sui migranti. «Aspet­tiamo il testo defi­ni­tivo. Mi pare che alla quarta, quinta ver­sione diventi una forma di logo­ra­mento». ha com­men­tato il segre­ta­rio gene­rale della Cgil, Susanna Camusso. Per essere più pre­cisi e anche per vedere se le cose durano dal mat­tino alla sera o se cam­biano». Si sta come foglie sull’albero di Renzi ad aspet­tare il pros­simo annuncio.

Fonte: il manifesto 

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