La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 8 settembre 2015

Messico, tutte menzogne sulla strage dei 43

di Geraldina Colotti
Una com­mis­sione di esperti indi­pen­denti smen­ti­sce Peña Nieto: i 43 stu­denti mes­si­cani non sono stati bru­ciati in una disca­rica di Cucuta. Secondo la ver­sione uffi­ciale, la poli­zia di Iguala ha con­se­gnato gli alunni della scuola Nor­mal Rural di Ayo­tzi­napa (nel Guer­rero) ai nar­co­traf­fi­canti dei Guer­re­ros Uni­dos, che li avreb­bero uccisi e bru­ciati. La rico­stru­zione ha preso piede qual­che giorno dopo la scom­parsa degli stu­denti, vit­time dell’attacco con­giunto di poli­zia e nar­co­traf­fi­canti, il 26 set­tem­bre. Secondo il governo, i fatti sareb­bero emersi dalla con­fes­sione di alcuni nar­co­traf­fi­canti, con­fer­mata dai poli­ziotti arrestati.
Una ver­sione subito con­te­stata dagli antro­po­logi forensi argen­tini, nomi­nati dai fami­gliari degli scom­parsi e dai movi­menti, che da allora denun­ciano nelle piazze di tutto il mondo il “cri­mine di stato”. Ora, un gruppo di esperti indi­pen­denti desi­gnato dalla Com­mis­sione inte­ra­me­ri­cana dei diritti umani (Cidu) riprende gli argo­menti avan­zati dagli spe­cia­li­sti argen­tini e soste­nuti da alcune corag­giose inchie­ste gior­na­li­sti­che, e con­te­sta la verità uffi­ciale. Tre gli ele­menti prin­ci­pali messi in causa: il pre­sunto ince­ne­ri­mento dei corpi, i motivi dei cri­mine e il ruolo della poli­zia mili­tare e fede­rale.
Nel corso di 550 pagine, il Gruppo inter­di­sci­pli­nare di esperti indi­pen­denti (Giei) afferma che non esi­ste alcuna evi­denza che un numero così ele­vato di cada­veri abbia potuto essere ridotto in cenere in una disca­rica senza essere notato nella zona. Per farlo, ci sareb­bero volute 30 ton­nel­late di legna e il fuoco sarebbe divam­pato per 60 ore e non per circa 12 come hanno soste­nuto i pre­sunti pen­titi. Le fiamme si sareb­bero alzate per almeno sette metri e il fumo sarebbe stato notato nel rag­gio di 300 metri. E nei pressi della disca­rica non c’era com­bu­sti­bile suf­fi­ciente per bru­ciare nean­che un corpo.
Uno dei sospetti emersi dalle inda­gini alter­na­tive è che i ragazzi siano stati por­tati in qual­che caserma mili­tare, dove si ritiene esi­stano pri­gioni sot­ter­ra­nee per le tor­ture e forni cre­ma­tori. Per que­sto, nel corso dei mesi i movi­menti hanno mani­fe­stato davanti alle caserme, scon­tran­dosi con la poli­zia e chie­dendo inu­til­mente di poterle ispe­zio­nare.
Il Giei rico­strui­sce diver­sa­mente anche il motivo dell’aggressione. In quei giorni, gli stu­denti si erano recati a Iguala per rac­co­gliere fondi e pre­pa­rare la com­me­mo­ra­zione di un mas­sa­cro avve­nuto nel ’68. Secondo una loro moda­lità di lotta, ave­vano preso “in pre­stito” alcuni auto­bus per recarsi sul posto. Avreb­bero così dirot­tato senza saperlo anche un auto­bus usato dai nar­co­traf­fi­canti per il mercatodell’eroina che va verso gli Stati uniti. Un mezzo di pro­prietà dell’impresa Costa Line.
Eser­cito e poli­zia fede­rale — dicono poi gli esperti sulla base di testi­mo­nianze dirette — hanno costan­te­mente seguito e con­trol­lato gli stu­denti fin da quando hanno lasciato la scuola. Un gruppo di sol­dati ha anche inter­ro­gato i ragazzi che sta­vano tra­spor­tando in ospe­dale uno dei loro com­pa­gni, ferito durante l’attacco armato. Il Giei ha cer­cato di inter­pel­lare il 27mo bat­ta­glione di fan­te­ria, il gruppo mili­tare com­pe­tente per Iguala e din­torni, ma il governo non lo ha per­messo. Sulla base di que­sti ele­menti, il rap­porto degli esperti indi­pen­denti con­clude inviando al governo fede­rale «20 rac­co­man­da­zioni» e l’invito a ripren­dere le indagini.
I fami­gliari degli scom­parsi hanno chie­sto una riu­nione urgente con Peña Nieto, e alla pre­senza della com­mis­sione di esperti indi­pen­denti: il Giei — hanno auspi­cato — dovrebbe rima­nere nel paese fino al ritro­va­mento dei 43. Per il 23 set­tem­bre, fami­gliari e movi­menti hanno annun­ciato uno scio­pero della fame e per il 26 hanno indetto una mar­cia nella capi­tale. Con un Twit­ter, Nieto ha rin­gra­ziato gli esperti Giei e ha soste­nuto di aver esor­tato gli inqui­renti a tener conto delle loro con­clu­sioni.
Intanto, un gruppo di orga­niz­za­zioni, riu­nite nel Con­gresso nazio­nale cit­ta­dino, dal 29 ago­sto sta rac­co­gliendo le firme per denun­ciare Nieto e i mem­bri del suo gabi­netto per appro­pria­zione ille­cita di fondi pub­blici. I depu­tati fede­rali di Morena, il par­tito di Lopez Obra­dor, pre­sen­te­ranno un pro­getto di legge per­ché possa essere pro­ces­sato: come Otto Pérez Molina in Guatemala.

Fonte: il manifesto

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