La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 10 settembre 2015

Xenofobi e destra europea tifano per il caos

di Guido Caldiron
Scom­met­tono sul caos e tifano per il peg­gio, pun­tando sulla pos­si­bi­lità che le poli­ti­che di acco­glienza evo­cate per prima da Angela Mer­kel, e quindi da molti pre­mier euro­pei, pos­sano tra­dursi in un fal­li­mento e quindi in nuovi con­sensi nei loro con­fronti. A prima vista si potrebbe pen­sare che gli espo­nenti dell’estrema destra e dei movi­menti popu­li­sti e xeno­fobi del Vec­chio con­ti­nente, che hanno fin qui pun­tato tutto sull’evocare una minac­ciosa «inva­sione di migranti», pos­sano sen­tirsi spiaz­zati dal rapido cam­bio di linea dell’establishment poli­tico europeo.
Eppure, l’impressione è che pro­prio il nuovo iso­la­mento in cui sem­brano tro­varsi oggi gli impren­di­tori poli­tici dell’intolleranza, possa in pro­spet­tiva gio­care para­dos­sal­mente a loro favore. Que­sta almeno l’istantanea che si può trarre dalle rea­zioni susci­tate a caldo in que­sti ambienti dagli annunci della can­cel­liera tede­sca e le prime, som­ma­rie ana­lisi pro­po­ste sul tema.

Come quella avan­zata da Michael Hal­tzel, dell’Istituto fin­lan­dese di rela­zioni inter­na­zio­nali e rac­colta dal New York Times. «In alcuni paesi, come la Ger­ma­nia e la Sve­zia, la pro­po­sta di acco­gliere i pro­fu­ghi sta rac­co­gliendo un ampio con­senso popo­lare, ma altrove le rea­zioni oscil­lano tra l’indifferenza e la netta osti­lità». C’è il rischio, ha ammo­nito Hal­tzel, «che si crei una sorta di sovrac­ca­rico e temo che a bene­fi­ciare delle con­se­guenze di tutto ciò possa essere pro­prio l’estrema destra»
In ogni caso, ad annun­ciare il tono della contro-offensiva della destra raz­zi­sta è stata nei giorni scorsi Marine Le Pen che a con­clu­sione dell’Università d’Estate del Front Natio­nal, svol­tasi a Mar­si­glia, ha riba­dito quelle che Le Monde ha bol­lato come le sue «dete­sta­bili osses­sioni». Vale a dire che «l’immigrazione rap­pre­senta un far­dello insop­por­ta­bile» per la Fran­cia e che die­tro i migranti si nascon­dono in realtà i ter­ro­ri­sti isla­mici pronti a colpire.
Anche se oggi, Le Pen dixit, «vogliono impe­dirci di pen­sare, get­tan­doci in fac­cia la morte di un bam­bino (la foto del pic­colo Aylan) per far avan­zare il loro sini­stro pro­getto». «Loro» in que­sto caso sono «le altre potenze (Ber­lino e Washing­ton) di cui la Fran­cia è diven­tata un sem­plice vas­sallo», accu­sate, soprat­tutto la Ger­ma­nia, di voler con­ti­nuare a «reclu­tare dei nuovi schiavi per la sua economia».
Niente di nuovo sotto il sole, dun­que, anche se si deve tenere conto che i fran­cesi si mostrano tie­pidi verso l’accoglienza degli stra­nieri, come docu­men­tato da un son­dag­gio suc­ces­sivo alla svolta di Mer­kel. In que­sto senso, come sot­to­li­neava il quo­ti­diano pari­gino, mal­grado il cam­bio di clima, il Front Natio­nal «con­ti­nua ad imporre la sua reto­rica nel dibat­tito pubblico».
Diversa la situa­zione in Ger­ma­nia, dove la prima rea­zione di Pegida, cui si è avvi­ci­nato negli ultimi tempi anche il par­tito popu­li­sta dell’Alternative für Deu­tschland, è stata quella di scen­dere in piazza a Dre­sda per gri­dare la pro­pria oppo­si­zione per le scelte della Can­cel­liera. A segna­lare come il clima sia rapi­da­mente cam­biato da que­ste parti, il fatto che non è stata orga­niz­zata alcuna contro-manifestazione. Solo un migliaio di per­sone hanno ascol­tato il lea­der del movi­mento, Lutz Bach­mann, cri­ti­care Mer­kel e fare l’elogio di Marine Le Pen: «Sogno, che la lea­der del Front Natio­nal e il pre­mier unghe­rese Vic­tor Orbán ven­gano a cele­brare qui il primo anni­ver­sa­rio dalla fon­da­zione di Pegida alla metà di otto­bre». Que­sto men­tre la folla, tra ban­diere tede­sche, spesso fatte in casa, scan­diva slo­gan come «l’Islam non fa parte della Ger­ma­nia, signora Merkel».
Come si sa, qui il pro­blema mag­giore è la vio­lenza neo­na­zi­sta che quest’anno ha fatto regi­strare un netto incre­mento, più che il peso elet­to­rale dell’estrema destra. Ciò detto, resta da capire come sarà vis­suta nei lan­der orien­tali la svolta di Ber­lino, visto che secondo un son­dag­gio della Ard, il 45 % dei tede­schi dell’ovest con­si­dera che l’immigrazione offra dei van­taggi al paese, men­tre il 33% pensa che com­porti soprat­tutto degli incon­ve­nienti: per­cen­tuali che si capo­vol­gono esat­ta­mente ad est.
Se invece il soste­gno del governo austriaco alla linea Mer­kel potrà pesare o meno nelle urne, lo si vedrà già il pros­simo 11 otto­bre in occa­sione delle ele­zioni muni­ci­pali di Vienna, dove i libe­ral­na­zio­nali del Frei­hei­tli­chen Par­tei Öster­rei­chs di Heinz Chri­stian Stra­che, l’erede poli­tico di Hai­der, sono dati in grande cre­scita; que­sto men­tre gli ultimi son­daggi nazio­nali indi­cano l’Fpö come primo par­tito del paese. Stra­che, can­di­dato a sin­daco della capi­tale, sostiene la linea dura di Orbán, chiede di schie­rare l’esercito alla fron­tiera e che siano accolti solo i pro­fu­ghi di reli­gione cri­stiana. «Non vogliamo che que­sta nuova ondata di arrivi dia il colpo di gra­zie alla cul­tura cri­stiana e occi­den­tale dell’Europa», ha spie­gato alla radio nazionale.
Dove l’estrema destra già pesa sugli equi­li­bri di governo, come nel caso di Cope­n­ha­gen — qui lo xeno­fobo Par­tito del popolo sostiene un ese­cu­tivo di cen­tro­de­stra — le posi­zioni sono altret­tanto nette.
Dopo aver acqui­stato alcune pagine sui mag­giori quo­ti­diani liba­nesi per avvi­sare i poten­ziali richie­denti asilo che, in con­tro­ten­denza con la Mer­kel, loro hanno deciso di ren­dere più severe le norme sull’ingresso nel paese, le auto­rità danesi hanno deciso nelle ultime ore di bloc­care i col­le­ga­menti stra­dali e fer­ro­viari con la Ger­ma­nia per sbar­rare la strada ai rifu­giati, molti dei quali diretti nella vicina Svezia.

Fonte: il manifesto

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