La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 13 agosto 2015

Cocoricò, le persone, le droghe


di Lorenzo Camoletto
Istituzioni, società, mondo adulto in genere, se volessero riappropriarsi del loro giusto ruolo di riferimento e supporto, anziché individuare il male assoluto nelle «droghe», potrebbero partire delle persone – e non dalle sostanze che usano – informandole oggettivamente sugli effetti diretti e collaterali: uno strumento utile è l’analisi delle sostanze – che si fa in molti paesi europei – per restituire ai consumatori dati corretti sui principi attivi contenuti.
In una notte di metà luglio un’ipertemia mali­gna si è por­tata via Lam­berto L. men­tre bal­lava al Coco­ricò di Ric­cione. Aveva assunto MDMA. La morte di un ragazzo di 16 anni è un lutto inac­cet­ta­bile non solo per i suoi fami­gliari, per i suoi amici, ma per tutta la società; ine­vi­ta­bile inter­ro­garsi sulla catena degli eventi che l’ha pro­vo­cato, e magari cer­care un col­pe­vole che possa cata­liz­zare il senso di fal­li­mento collettivo.
La ten­ta­zione delle sem­pli­fi­ca­zioni è for­tis­sima: chiu­diamo «il luogo della per­di­zione», avremo la sen­sa­zione di aver rea­gito, tro­vato e punito il col­pe­vole e dimi­nuito il nostro senso di impotenza.
Ma le cose sono un po’ più com­pli­cate: oggi un nativo digi­tale mino­renne è in grado di rag­giun­gere abba­stanza facil­mente nel dark-net (il web som­merso e irrag­giun­gi­bile con i motori di ricerca tra­di­zio­nali) negozi vir­tuali di sostanze psi­co­trope; e magari con una carta di cre­dito pre­pa­gata farsi spe­dire con un cor­riere una qua­lun­que sostanza psi­coat­tiva. La con­su­merà da solo o con gli amici, a casa o nel par­chetto iso­lato o da qual­siasi altra parte, non neces­sa­ria­mente in discoteca.
E dalla chiu­sura della piat­ta­forma web Silk Road, le pro­ce­dure ora sono per­fino più sem­plici… Chiu­dere, repri­mere, non solo è inef­fi­cace, ma fini­sce per incre­men­tare i danni: le per­sone cor­re­ranno rischi comun­que, ma in luo­ghi più nasco­sti e peri­co­losi. Inol­tre a livello edu­ca­tivo rap­pre­senta una summa di errori, un po’ come un geni­tore col­let­tivo che si ponesse in que­sto modo: cer­cherò invano di chiu­derti gli accessi al mondo, per­ché que­sto mondo lo capi­sco meno di te e quindi non sarei in grado di farti da guida; farò in modo di farti evi­tare i rischi, …per­ché tu non supe­re­re­sti le prove; cer­cherò rispo­ste sem­pli­fi­ca­to­rie per­ché non mi importa vera­mente di te, ma solo di dimi­nuire la mia ansia e il mio senso di ina­de­gua­tezza e di colpa.
Il mondo cam­bia velo­ce­mente por­tando al con­tempo oppor­tu­nità e rischi: per cogliere le prime e ridurre i secondi occorre con­sa­pe­vo­lezza e senso cri­tico, che sono i fat­tori di pro­te­zione fondamentali.
Isti­tu­zioni, società, mondo adulto in genere, se voles­sero riap­pro­priarsi del loro giu­sto ruolo di rife­ri­mento e sup­porto, anzi­ché indi­vi­duare il male asso­luto nelle «dro­ghe», potreb­bero par­tire delle per­sone — e non dalle sostanze che usano — infor­man­dole ogget­ti­va­mente sugli effetti diretti e col­la­te­rali: uno stru­mento utile è l’analisi delle sostanze – che si fa in molti paesi euro­pei — per resti­tuire ai con­su­ma­tori dati cor­retti sui prin­cipi attivi contenuti.
Que­sto aumen­te­rebbe la con­sa­pe­vo­lezza e ridur­rebbe i rischi per chi avesse comun­que deciso di con­su­mare. Smet­tere di demo­niz­zare i luo­ghi, le disco­te­che, le piazze, le Le “Zone tem­po­ra­nea­mente auto­nome” dei rave, ma al con­tra­rio aumen­tarne la sicu­rezza, agendo sugli atteg­gia­menti e sui com­por­ta­menti di orga­niz­za­tori e fre­quen­ta­tori: uno stru­mento utile è la costru­zione con­di­visa di stan­dard e pro­to­colli di sicu­rezza, come l’accesso all’acqua gra­tuita, la pre­senza di per­so­nale socio-sanitario, la chill-out.… Cer­care sem­pre scor­cia­toie e capri espia­tori è una via stru­men­tale al con­senso facile per i policy-maker, ma soprat­tutto è un modo col­let­tivo di non pen­sare, di stor­dirsi e in ultima ana­lisi di non affron­tare i problemi.
Fac­ciamo in modo che tra­ge­die come la morte di Lam­berto diven­gano una pos­si­bi­lità di cre­scita col­let­tiva e non siano invece l’ennesima occa­sione per­duta. Solu­zioni super­fi­ciali e di corto respiro cree­reb­bero sol­tanto le con­di­zioni affin­ché casi simili si ripe­tano, aggiun­gendo tra­ge­dia alla tragedia.

Fonte: Pro­getto Neu­tra­vel, coor­di­na­mento rete Itardd via controlacrisi.org.

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