La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 14 agosto 2015

I "diversi" e la normalità colpevole

di Maria Teresa Busca
Morire di diversità. L’ultimo nome è quello di Andrea Soldi, ma non sono stati pochi a morire perché malati mentali. Morti perché diversi, profondamente immersi in un mondo che le altre persone non sono in grado di raggiungere.
La società in tempi remoti ne fatto dei capri espiatori, come i farmakòi dell’Antica Grecia, che erano malati mentali lasciati alla deriva nei dintorni delle polis, e che, quando si abbatteva sulla città una sventura, venivano uccisi a sassate dalla popolazione per ottenere il ritorno del benessere. Una volta uccisi e passata la calamità del momento rientravano nell’immaginario dei cittadini come i salvatori. È a loro si deve il termine farmaco inteso tanto come veleno quanto come rimedio.
Nel medioevo si iniziò a isolarli nei primi rudimentali ricoveri e così fu per lungo tempo. Non servivano più come vittime sacrificali e infastidivano.
Tutto ciò che è diverso, per essere compreso, richiede una miscela di maturità e di coscienza civile, che l’insieme della società evidentemente non possiede.
Questo insieme non è facile da trovare perché non esiste un’educazione alla diversità anche nei cosiddetti paesi civili. In Italia, per esempio i gay, o le persone ritenute tali, vengonopicchiati a causa di quello che ci si ostina a chiamare diversità. Ecco il quesito è proprio questo: che cos’è la diversità?
Perché non è diverso il marito che picchia la moglie o il prete che violenta i bambini? Perché è complicatissimo attribuire una responsabilità, a queste come a molte altre persone che compiono violenze esecrabili sul prossimo, e di conseguenza è difficile provvedere a metterli in condizioni di non nuocere?
Perché gli spacciatori che stanno mietendo vittime tra i giovanissimi, vendendo loro veleno, non sono considerati alla stregua di un diverso e invece, di nuovo, sono considerate diverse le vittime? Forse perché riescono a delinquere di nascosto e il diverso urla su una panchina in piazza? Dunque va punito, ammanettato caricato su un’ambulanza come su una camionetta della polizia, a pancia in giù, e se non respira pazienza.
Eppure queste notizie fanno scalpore, avviano indagini ma non indignano, mettono in moto una sorta di curiosità morbosa ma non sollecitano a cercare una soluzione. I vescovi che hanno tanto paura dell’eugenetica dovrebbero riflettere su questo modo di praticarla. Invece la Chiesa è totalmente assente, non spende una parola per questi che dovrebbero essere figli prediletti, proprio perché sofferenti e incompresi.
Dunque il diverso può morire, e la tragica ironia di queste morti sta anche nel fatto che i malati di mente vengano obbligatoriamente ricoverati perché così non possono più nuocere a se stessi, oltre che agli altri.
Morire, un verbo molto difficile da coniugare in prima persona, possibilmente al futuro, un indefinito futuro, per la maggioranza delle persone, diventa invece un verbo qualunque quando si tratta dei diversi. Lo si coniuga con disinvoltura al passato, ormai è successo, si pensa che i colpevoli saranno puniti e si torna alle faccende quotidiane.
Come in tutte le situazioni drammatiche non ci sono soluzioni facili ma soltanto interrogativi angosciosi che rimangono puntualmente senza risposta. Il primo passo sarebbe quello di non lasciare cadere questi spinosi interrogativi.
Non sarà semplice perché vigliaccamente ci si gira con facilità dall’altra parte, si prende ladistanza emotiva velocemente, non ci si riconosce in quelle vittime diverse se non si è mai provato a pensarli come vittime e basta.
Altri diversi, ma non v’è la pretesa di elencare tutti quelli ritenuti tali dalla crudele superficialità di molto pensiero, sono i cosiddetti migranti. Non ci sono nomi a rappresentarli, a malapena distinti in uomini, donne e bambini, come nella peggior letteratura ottocentesca, queste persone vengono condannate alla diversità, alla peggior diversità ancor prima di mettere piede sul suolo italiano. Il meglio che la Chiesa e i politici sanno fare a questo proposito è litigare con toni aspri.
La fragilità della vittima, l’ingenuità della vittima ha davvero qualcosa di diverso dal carnefice, di solito di diverso ha l’innocenza.

Fonte: Caratteri liberi

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