La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 14 agosto 2015

Tempi modernamente antichi

di Nello Balzano
Sono ormai più di 10 anni che inseguiamo il modello economico cinese, un modello fatto di assurde regole di diritti del lavoro, un “paradiso” per chi aveva scelto di delocalizzare il proprio marchio e industrie, mantenendo, aggirando le regole, il MADE IN ITALY o il marchio CE sulle etichette del prodotto che vendeva sui nostri mercati.
Abbiamo riempito le nostre case di prodotti altamente tecnologici di grandi marchi internazionali, ad esempio l’iPhone™ della americana Apple, anch’esso costruito in Cina con sistemi di catena di montaggio stile “Tempi moderni” di Charlie Chaplin, che hanno contribuito pesantemente all’innalzamento della temperatura del globo, per produrre energia con combustibili fossili, per far lavorare a pieno ritmo le industrie che nascevano come funghi, in barba all’accordo di Kyoto al quale mai si sono voluti adeguare.
Per anni il loro PIL è cresciuto con percentuali a doppia cifra, tanto da permettere loro di riempire le casse dei loro mercati finanziari, completamente controllati dallo Stato e comprare a mani basse i debiti obbligazionari delle maggiori potenze economiche occidentali, tenendole sotto scacco.
Non hanno mai preso in considerazione il sistema di produzione rispettando standard di “Qualità” che avrebbero contribuito al risparmio energetico, alla sicurezza dei lavoratori, a prodotti non tossici in caso di incendio, masempre alla ricerca del risparmio con materie vietate nelle nostre industrie da anni e manodopera a basso costo.
Tutta l’economia mondiale che è entrata nella globalizzazione, invece di contrastare il commercio con quei Paesi che non rispettavano la dignità dei lavoratori e non avevano alcuna cura dell’ambiente e del clima, ha cercato in tutti i modi di imitare quello stile di produzione e siccome non poteva trasgredire le norme di tutela ambientale e qualità, ha inciso sui diritti dei lavoratori con la minaccia del licenziamento, ha cancellato la tutela sindacale che per anni aveva contribuito a migliorare produzione e vita delle persone.
Oggi siamo alla saturazione, il mondo è pieno di oggetti inutili, così che anche la Cina si trova ad affrontare una crisi dovuta al pesante calo dell’esportazione, pensavano di poter continuare a vendere all’infinito la propria produzione in Paesi dove, proprio a causa del loro mercato fuori dalle regole e della loro sleale concorrenza economica e sociale, si sono create profonde lacerazioni sociali ed economiche, e dove l’ultimo dei pensieri oggi è acquistare proprio un oggetto superfluo.
I nodi stanno venendo al pettine anche quell’economie europee, in particolare quella tedesca, che hanno puntato il loro export proprio verso il mercato cinese, approfittando del fatto che i “nuovi ricchi” che stavano emergendo cercavano prodotti occidentali di qualità, affronteranno gravi problemi in considerazione anche della decisione della Banca di Stato di svalutare la moneta proprio per far ripartire le esportazioni e limitare pesantemente le importazioni.
Sin dall’inizio si era capito che questo modello di globalizzazione non poteva funzionare, non si è guardato ad un futuro che poteva vedere una crescita del mercato all’interno di regole certe, si è preferito aggirare tutto e guardare al guadagno facile, con il controllo dei mercati finanziari, che hanno visto crescere in modo spropositato le speculazioni, sulle materie prime, sui beni di prima necessità alimentari come il grano.
Ma la lezione non si imparerà: si preferirà giocare con le tastiere dei computer, per calcolare altri numeri, per inventare altre soluzioni solo economiche, per cercare di ritornare al recente passato, perché è più semplice, perché non è immaginabile pensare, per loro, che esiste una via certo più complicata, ma sul medio-lungo termine più redditizia economicamente e socialmente, sia in termini sociali che del rispetto dell’ambiente.
Sperando che non si affronti l’altra via che nei decenni passati ha “risolto” più di un problema economico: ovvero l’apertura di nuovi fronti di guerra.

Fonte: Essere Sinistra

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