La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 14 agosto 2015

Christian Marazzi: Chinadown, lo choc globale

Intervista a Christian Marazzi di Roberto Ciccarelli
L’Europa potrebbe rac­co­gliere la chance offerta dalla crisi cinese per rove­sciare l’assetto eco­no­mico impo­sto al con­ti­nente dall’austerità. Per l’economista Chri­stian Marazzi la sva­lu­ta­zione dello yuan voluta da Pechino mer­co­ledì scorso potrebbe aprire uno spi­ra­glio per il rilan­cio di poli­ti­che espan­sive nell’Eurozona. «Venendo meno la pos­si­bi­lità di espor­tare mas­sic­cia­mente in Cina – ragiona l’autore de E il denaro va (Bol­lati Borin­ghieri) e Dia­rio della crisi (Ombre Corte) — la Ger­ma­nia potrebbe avere inte­resse nel rilan­cio della domanda interna entrando così in una fase post-austeritaria”.La Ger­ma­nia sof­fre da almeno un anno la crisi cinese, ma il suo governo non sem­bra inten­zio­nato a cam­biare impo­sta­zione. È uno sce­na­rio cre­di­bile?
"In effetti ci con­fron­tiamo con un fana­ti­smo ordo­li­be­ri­sta sem­pre più poli­tico. La rigi­dità con la quale i tede­schi con­ti­nuano ad affron­tare la Gre­cia, osten­tando la loro ege­mo­nia, lascia in sospeso que­sta chance. Ma la situa­zione che è stata uffi­cia­liz­zata dalla Banca del popolo cinese (Bpc) è incom­pa­ti­bile con la rigi­dità di Schäu­ble.
Con il venire meno della forza della Ger­ma­nia, cioè lo sbocco in Oriente, non vedo come potranno fun­zio­nare le sue poli­ti­che osses­si­va­mente auste­ri­ta­rie. Si potreb­bero addi­rit­tura imma­gi­nare le sue dimis­sioni o una crisi seria del governo."
Quali saranno i con­trac­colpi di que­sta deci­sione sull’Europa e le poli­ti­che di Dra­ghi?
"La Bce sarà costretta a con­ti­nuare il quan­ti­ta­tive easing anche oltre il set­tem­bre 2016 dato che uno degli effetti che avrà la deci­sione cinese sarà quello di espor­tare defla­zione pro­prio nel momento in cui la Bce sta cer­cando di debel­larla. Biso­gna dire che il Qe non genera neces­sa­ria­mente una cre­scita omo­ge­nea, que­sta situa­zione com­pli­cherà ancora di più l’obiettivo che intende rag­giun­gere Dra­ghi. Nei pros­simi mesi assi­ste­remo inol­tre alla recru­de­scenza degli attac­chi al sala­rio, alle pen­sioni e alla pre­ca­riz­za­zione dei lavo­ra­tori per far fronte ad uno sce­na­rio glo­bale desta­bi­liz­zato. Sarà come prima, ma più di prima. In que­sta cor­nice potreb­bero raf­for­zarsi una serie di riven­di­ca­zioni poli­ti­che anche in Ita­lia, ad esem­pio quella di sgan­ciare il costo del lavoro dalle con­di­zioni di vita, tra­sfor­mando il sala­rio in red­dito di esi­stenza e non più in costo del lavoro. Una situa­zione che potrebbe faci­li­tare una fase di costi­tu­zione di movi­menti tra­sver­sali e postsindacali."
Il fal­li­mento di Tsi­pras sem­bra avere invece raf­for­zato le posi­zioni sovra­ni­ste, noeuro e xeno­fobe, l’opposto di que­sto sce­na­rio…
"Siamo tutti ancora stor­diti per quanto è suc­cesso in Gre­cia. La forza della neces­sità pre­vale ormai sull’ottimismo di una ver­ti­ca­liz­za­zione dei movi­menti. La sva­lu­ta­zione cinese e la realtà esplo­siva e tra­gica dei pro­fu­ghi sono i due aspetti più visi­bili di una situa­zione in equi­li­brio pre­ca­rio. Non so quanto potrà durare senza sca­te­nare rivolte che non avranno neces­sa­ria­mente un esito posi­tivo e costi­tuente. Detto que­sto, è il caso di notare che il piano Schäu­ble pre­vede l’uscita dall’euro della Gre­cia e di altri paesi, cioè la stessa cosa che vogliono i suoi avver­sari. Il dibat­tito euro si-euro no mi sem­bra una grande trap­pola. È stato giu­sto inve­stire su Syriza, ora biso­gna pun­tare su una fase di con­creta soli­da­rietà, di spe­ri­men­ta­zione di monete di scam­bio locali. Non dev’essere il movi­mento a ver­ti­ca­liz­zarsi, com’è acca­duto in Gre­cia, ma la poli­tica a farsi oriz­zon­tale e a misu­rarsi inte­gral­mente con le sue istanze."
Quali sono invece gli sce­nari che si aprono in Cina?
"Già pro­spet­tando le con­se­guenze sul governo tede­sco delle deci­sioni della Bcp di Pechino abbiamo com­preso che la Cina è, non da oggi, un attore estre­ma­mente potente dell’economia glo­bale. Non lo è solo dal punto di vista degli scambi com­mer­ciali, ma ormai anche da quello mone­ta­rio inter­na­zio­nale e degli equi­li­bri dei mer­cati finan­ziari. Que­sta deci­sione è stata presa per rime­diare al ter­re­moto avve­nuto sulla borsa di Shan­gai e ha molto a che fare con una lotta nel par­tito comu­ni­sta. Il ven­tre del Pcc si è ven­di­cato con­tro XI Jin­ping ven­dendo in massa i titoli. La base del par­tito non sop­porta la cam­pa­gna con­tro la cor­ru­zione voluta dai ver­tici. È in atto una lotta interna che XI Jin­ping sta vin­cendo, almeno per il momento. La banca cen­trale agi­sce secondo le diret­tive del par­tito per con­te­nere que­sta resi­stenza della base."
Quella cinese è una mossa pre­ven­tiva con­tro il rialzo dei tassi che la Fede­ral Reserve ame­ri­cana dovrebbe deci­dere in autunno?
"Janet Yel­len, la gover­na­trice della Fed, ha seguito una poli­tica intel­li­gente orien­tata all’uscita gra­duale dalle poli­ti­che di tassi di inte­resse nulli. Sem­brava che si fosse pros­simi alla pos­si­bi­lità di farlo, ma quanto suc­cesso in Cina l’ha azze­rata o posti­ci­pata. Non è cosa da poco per­ché l’aumento dei tassi è neces­sa­rio per gli Usa in vista di una pros­sima di crisi. Per gli ame­ri­cani è neces­sa­rio avere un mar­gine di mano­vra per con­tra­stare la reces­sione. Se non pos­sono aumen­tare i tassi, non avranno que­sti mar­gini nel futuro. Que­sti eventi pos­sono avere risvolti anche preoccupanti."
Quali?
"Si sono visti subito quando il ren­di­mento dei buoni del tesoro Usa a due anni è calato in pre­vi­sione dell’impossibilità della Fed di aumen­tare a breve i tassi per gli effetti defla­zio­ni­sti della sva­lu­ta­zione cinese. Pen­siamo alle con­se­guenze sui fondi pen­sione, cioè i mag­giori acqui­renti di buoni del tesoro al mondo. Con que­sti tassi di ren­di­mento nulli o addi­rit­tura nega­tivi si tro­ve­ranno nei pasticci quando dovranno ero­gare le ren­dite pen­sio­ni­sti­che. Poi c’è l’effetto sulle mate­rie prime, come l’oro o il rame che subi­scono con­trac­colpi forti per il calo della domanda mon­diale. Infine c’è il calo del petro­lio che dall’anno scorso ha pesanti effetti sull’industria del frac­king. L’unica cosa che potrebbe con­tro­bi­lan­ciare la rigi­dità dei tassi di inte­resse pros­simi allo zero è che in que­sti mesi sono stati fatte tante fusioni e acqui­si­zioni visto che il denaro costa nulla. Tutti teme­vano un rialzo dei tassi di inte­resse e quindi un effetto peri­co­loso sulle grandi cor­po­ra­tion che si sono com­prate a vicenda, indebitandosi."
Per­ché il Fondo Mone­ta­rio man­tiene la calma in que­sta situa­zione? 
"Per­ché un cam­bio più fles­si­bile per­mette di avere un’economia dina­mica e favo­ri­sce l’entrata del ren­minbi nel paniere dei diritti spe­ciali di pre­lievo, costi­tuito dal dol­laro, l’euro, la ster­lina e lo yen. Dall’inizio del 2014 il ren­minbi si è riva­lu­tato di oltre il 10 % a causa del suo legame con il dol­laro. La terza sva­lu­ta­zione della moneta cinese rie­qui­li­bra in maniera nor­male la parità con le valute dei part­ner com­mer­ciali occi­den­tali ed è un primo passo verso la mer­ca­tiz­za­zione di quella cinese che non sarà più una moneta cir­co­scritta agli scambi con i paesi asia­tici più vicini. Secondo la loro tra­di­zione, i cinesi hanno astu­ta­mente rove­sciato la cri­tica degli ame­ri­cani (rigi­dità del ren­minbi) a loro van­tag­gio. Oggi il loro van­tag­gio sta nella sva­lu­ta­zione che com­pensa il calo della pro­du­zione e delle espor­ta­zioni che è molto più grave di quella annunciata."
Si raf­forza allora la trap­pola dell’economia finan­zia­ria: tassi bassi, cre­scita bassa e liqui­dità a go go?
"Sì, l’economia è desta­bi­liz­zata e lo resterà. In que­sto sce­na­rio va inteso il con­trat­tacco cinese con­tro una poli­tica finan­zia­ria ame­ri­cana che ha voluto pena­liz­zare i paesi emer­genti, e la Cina in primo luogo."

Fonte: Il manifesto

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