La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 12 agosto 2015

Storie d'acqua. L’Abc di Napoli fa scuola. La Gori accumula debiti

di Adriana Pollice
Il per­corso per ripub­bli­ciz­zare il ser­vi­zio idrico inte­grato in Cam­pa­nia è comin­ciato nel 2011 con la tra­sfor­ma­zione dell’Arin Spa (unico azio­ni­sta il comune di Napoli) in azienda spe­ciale Abc — Acqua bene comune, un pro­cesso com­ple­tato nel 2013. A luglio il Cda si è dimesso, a set­tem­bre si chiu­derà il bando per la sele­zione dei nuovi com­po­nenti, resta in carica il pre­si­dente Mau­ri­zio Mon­talto, espres­sione dei comi­tati per l’acqua pub­blica. Il bilan­cio con­sun­tivo 2014, in via di appro­va­zione, dovrebbe chiu­dersi con un attivo di circa 8 milioni, di cui oltre 6 deri­vanti dal recu­pero di vec­chi cre­diti, le tariffe sono tra le più basse d’Italia. Tra le misure in via di attua­zione, la rescis­sione del con­tratto con Equi­ta­lia, in modo da recu­pe­rare le moro­sità in pro­prio con un aggio più basso rispetto alle attuali tariffe.
La strada per­corsa da Abc potrebbe essere seguita anche da altri ter­ri­tori, i 5Stelle e il Pd stanno lavo­rando a due dif­fe­renti bozze di legge regio­nale che dovreb­bero acco­gliere entrambe le richie­ste dei comi­tati: la ces­sa­zione dei com­mis­sari, le fonti e le gestioni affi­date ai ter­ri­tori, un fondo per ripub­bli­ciz­zare il ser­vi­zio. La pre­ce­dente ammi­ni­stra­zione cam­pana, tar­gata Ste­fano Cal­doro, stava lavo­rando invece alla crea­zione di un Ambito ter­ri­to­riale unico da affi­dare a un solo gestore e, intanto, ha cer­cato di spo­stare le fonti nell’Ato3 Sarnese-Vesuviano, affi­dato al com­mis­sa­rio Carlo Sarro. Par­la­men­tare di Forza Ita­lia la cui car­riera era ini­ziata all’ombra di Nicola Cosen­tino, Sarro era stato dichia­rato incom­pa­ti­bile dall’Autorità nazio­nale anti­cor­ru­zione ma la regione lo ha lasciato in carica fino all’inchiesta Medea: secondo i pm le aziende legate al clan Zaga­ria si sareb­bero aggiu­di­cate appalti in somma urgenza, gra­zie alle coper­ture poli­ti­che assi­cu­rate da Tom­maso Bar­bato e dallo stesso Sarro, per la rete idrica dell’Ato3 gestita dalla Gori spa. La richie­sta di arre­sto per Sarro (che intanto si era dimesso da com­mis­sa­rio) non ha retto la veri­fica del rie­same ma i dubbi sugli appalti restano.
Dubbi sulla gestione della Gori li sol­le­vano anche i 5Stelle. La spa è con­trol­lata dall’Acea di Cal­ta­gi­rone, in dieci anni ha accu­mu­lato un debito di quasi 283 milioni con la regione Cam­pa­nia per la for­ni­tura e depu­ra­zione dell’acqua. Palazzo Santa Lucia gli ha abbo­nato 70 milioni e pat­tuito un rien­tro in 20 anni, i primi 10 senza inte­resse. La prima rata, pari a 4 milioni 800mila euro, scat­tava nel 2013. La Gori ha ver­sato circa 3 milioni 600mila, lo stesso nel 2014, ma ha rico­min­ciato a non pagare il cor­rente, così in due anni ha accu­mu­lato un nuovo debito di 92 milioni (66 per le for­ni­ture idri­che e 26 per la depu­ra­zione nel bien­nio 2013–2014).
Il bilan­cio 2013 si è chiuso con un pas­sivo di 414 milioni: «Con estrema tran­quil­lità — spiega il par­la­men­tare pen­ta­stel­lato Luigi Gallo — ha inse­rito a cre­dito 209 milioni di fat­ture mai emesse che diven­te­ranno con­gua­gli per i cit­ta­dini. Il pre­si­dente della Gori (Ame­deo Laboc­cetta di Forza Ita­lia, ndr) ha mai pen­sato che i debiti della Gori siano inde­bi­ta­mente lie­vi­tati a causa di una mala ammi­ni­stra­zione? la società nel 2013 con un per­so­nale di 700 unità, a fronte di 400 unità di Abc (società pub­blica che serve una pla­tea supe­riore a quella della Gori), non rie­sce a spen­dere meno di 80 milioni in ser­vizi acqui­stati all’esterno, con 9 milioni per la manu­ten­zione, 34 per emun­gi­mento, un milione per le con­su­lenze, un milione per per­so­nale esterno e due milioni per ser­vizi di analisi».
Il gruppo 5 Stelle in regione ha for­mal­mente chie­sto la messa in mora della Gori entro 60 giorni e, in assenza dei paga­menti, lo scio­gli­mento della Spa, il cui 51% è in mano ai comuni dell’area.

Fonte: il manifesto

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