La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 13 agosto 2015

Un Renzi messo in penitenza

di Carlo Lania
«Non basta sal­vare i migranti in mare per met­tere a posto la coscienza nazio­nale». I vescovi ita­liani pren­dono di nuovo la parola per difen­dere la chiesa e gli immi­grati dagli attac­chi di Lega e M5S. Que­sta volta, però, vanno oltre le frasi spesso offen­sive con cui poli­tici «piaz­zi­sti» trat­tano il dramma di quanti sono costretti a fug­gire dal pro­prio Paese per non rima­nere vit­time di guerre e per­se­cu­zioni. E attac­cano diret­ta­mente il governo, col­pe­vole di non fare abba­stanza per acco­gliere e assi­stere chi sbarca sulle nostre coste. Un governo che, accu­sano, «è del tutto assente in tema di immigrazione».
Parole pesanti, tanto più per­ché que­sta volta non sono rivolte a chi spe­cula sul dramma dell’immigrazione pur di rac­cat­tare qual­che voto ma pren­dono di mira diret­ta­mente l’esecutivo e pro­nun­ciate dal segre­ta­rio gene­rale della Cei, mon­si­gnor Nun­zio Galan­tino, in un’intervista al set­ti­ma­nale Fami­glia cri­stiana. Lo stesso Galan­tino nei giorni scorsi aveva pole­miz­zato pesan­te­mente, pur senza nomi­narli mai, con Grillo e Sal­vini per le loro affer­ma­zioni con­tro gli immi­grati. Sta­volta però il capo dei vescovi spara più in alto e mette in discus­sione le poli­ti­che migra­to­rie degli ultimi venti anni, a par­tire dalla legge che, per prima, isti­tuì i fami­ge­rati Cie, i cen­tri di iden­ti­fi­ca­zione ed espulsione.
«Potremmo impa­rare dalla Ger­ma­nia e copiare le sue leggi — dice mon­si­gnor Galan­tino -. Invece noi abbiano sem­pre scritto leggi che in buona sostanza respin­gono gli immi­grati e non pre­ve­dono inte­gra­zione posi­tiva. Prima la Turco-Napolitano e adesso la Bossi-Fini».
Le cose non vanno certo meglio per chi rie­sce a entrare in Ita­lia. «Le pra­ti­che per la richie­sta di asilo sono lun­ghis­sime, un vero cal­va­rio la richie­sta di per­messo di sog­giorno», ricorda Galan­tino secondo il quale «par­cheg­giano gli immi­grati qui e là in Ita­lia. Se invece ci fosse una strac­cio di per­messo di sog­giorno prov­vi­so­rio potreb­bero lavo­rare e la gente non li vedrebbe più bighel­lo­nare in giro e non direbbe che man­giano a spese degli ita­liani già in crisi. ma nes­sun spiega che è la legge che impone la non integrazione».
Già gli ita­liani, spe­cial­mente quelli che si sono resi pro­ta­go­ni­sti di pro­te­ste con­tro i richie­denti asilo. Mon­si­gnor Galan­tino parla anche della pseudo sol­le­va­zione avve­nuta in una quar­tiere della zona nord di Roma con­tro la pre­senza di un cen­tro di acco­glienza dei pro­fu­ghi ridu­cen­done for­te­mente la por­tata. «Ma quale rivolta?», chiede. «Un pugno di cit­ta­dini, appog­giati da un movi­mento di estrema destra a Roma i oppone alla pre­senza di venti immi­grati, ma sui gior­nali diventa subito la rivolta della capi­tale. Non è così che si favo­ri­sce la con­vi­venza paci­fica». Infine le accuse alla Chiesa di non aprire le porte agli immi­grati. «Ci sono vescovi che ospi­tano immi­grati a casa pro­pria e non si sono mai riem­piti le tasche di soldi, anzi. Lo fanno anche Sal­vini, Zaia e Grillo?» chiede. Per poi con­clu­dere: «I piaz­zi­sti sono molti, piaz­zi­sti di fan­fa­ro­nate da oste­ria, chiac­chiere da bar che rilan­ciate dai media rischiano di pro­vo­care con­flitti».
Alle cri­ti­che di mon­si­gnor Galan­tino il governo pre­fe­ri­sce non risponde. Silen­zio da parte di del pre­mier Mat­teo Renzi, ma la linea del silen­zio è scelta da tutto l’esecutivo. Per la mag­gio­ranza parla invece Ema­nuele Fiano depu­tato e mem­bro della segre­ta­ria del Pd. «Non esi­stono demo­cra­zie senza cri­ti­che: ben venga chi vuole sfer­zare il governo per­ché fac­cia di più, ma penso che sull’immigrazione stiamo facendo molto», dice. «Per­ciò che mon­si­gnor Galan­tino dica che si può fare di più lo accetto, che affermi che l’azione del governo è total­mente insuf­fi­ciente no».
Ma nel Pd si levano anche voci soli­dali con le parole del vescovo. Come quella del sena­tore Van­nino Chiti: «Mon­si­gnor Galan­tino ha ricor­dato e tutti noi e in par­ti­co­lare a quanti si dicono cri­stiani — dice — una sem­plice verità del Van­gelo: il dovere dell’accoglienza per­ché il pros­simo, e ancor più il pros­simo col­pito da ingiu­sti­zie, vio­lenza, guerre, è nostro fra­tello». Con la Chiesa anche l’ex capo­gruppo alla Camera Roberto Spe­ranza. «Tra l’umanità di papa Fran­ce­sco e la pro­pa­ganda di Sal­vini sull’immigrazione, — scrive su Twit­ter l’esponente della sini­stra Pd — tutta la vita con papa Fran­ce­sco!!! Siamo tutti esseri umani».
Rea­zioni anche a destra. «Se i vescovi pre­di­cano acco­glienza e aiuto no0n fanno altro che il loro lavoro, se un poli­tico cerca di tro­vare solu­zioni per evi­tare che si acui­scano ten­sioni sociali che mi sem­brano sotto gli occhi di tutti fa il suo lavoro», dice per Forza Ita­lia il gover­na­tore della Ligu­ria Gio­vanni Toti. Toni ben diversi arri­vano invece dalla Lega. Per il capo­gruppo al Senato Gian Marco Cen­ti­naio «Galan­tino è l’esempio lam­pante di come i vescovi siano lon­tani anni luce dai pro­blemi della gente», men­tre Mat­teo Sal­vini pro­mette solu­zioni che sanno di mira­co­loso: «Fatemi fare il mini­stro al posto di Alfano per un mese e vediamo se non rie­sco a bloc­care que­sta inva­sione di clan­de­stini», assi­cura il lea­der della Lega. Che garan­ti­sce: «Io sarei pronto anche domani». Tanto a par­lare non ci vuole niente.

Approfondimento: Monsignor Perego: «Stiamo supplendo alla carenze della politica»
Intervista a Mons. Giancarlo Perego di Luca Kocci

«Sulla que­stione immi­gra­zione, la poli­tica sta evi­den­ziando gravi carenze e ina­dem­pienze, per cui spesso la Chiesa, con le pro­prie strut­ture, si trova a fare opera di sup­plenza di uno Stato assente. A que­sto poi va aggiunto che ci sono alcuni poli­tici e alcune forze poli­ti­che che non fanno nulla per­ché hanno paura di per­dere con­senso, oppure alzano la voce e sfrut­tano le paure delle per­sone per rag­gra­nel­lare un po’ di voti. E que­sto è dav­vero ver­go­gnoso».
L’analisi di mon­si­gnor Gian Carlo Perego, diret­tore gene­rale della Fon­da­zione Migran­tes (l’organismo pasto­rale della Cei che si occupa di migra­zioni), seb­bene pacata nei toni, è netta. E netto è anche il suo giu­di­zio sulle pole­mi­che fra il segre­ta­rio gene­rale della Cei, mon­si­gnor Galan­tino, e alcune forze poli­ti­che, la Lega Nord su tutte. «Non sono sor­preso — dice Perego -, del resto già in altre occa­sioni espo­nenti della Lega ave­vano evi­den­ziato un vuoto asso­luto di pro­po­sta poli­tica e un’incapacità di for­mu­lare pro­po­ste con­crete per fare fronte ad uno dei drammi del nostro tempo. Le parole di mon­si­gnor Galan­tino cer­cano solo di con­tra­stare qua­lun­qui­smo e vuoto politico».
Insomma sono piaz­zi­sti da quat­tro soldi…
«Ognuno colora come meglio crede le pro­prie espres­sioni e il pro­prio sde­gno di fronte ad affer­ma­zioni insen­sate, peri­co­lose per la vita delle per­sone e irri­spet­tose di un diritto, che è il diritto di asilo.»
Sal­vini chiede di por­tare gli immi­grati in Vati­cano. Zaia dice che se la Chiesa inter­viene lo fa per­ché gua­da­gna sui migranti. Come risponde?
«Noi fac­ciamo il nostro dovere acco­gliere e di soste­nere migranti, rifu­giati, richie­denti asilo e per­sone in povertà. È un dovere che ci viene dal Van­gelo. Ma in que­sto momento molte nostre strut­ture stanno sup­plendo alle gravi carenze della poli­tica, che non ha saputo orga­niz­zare un piano di acco­glienza, di assi­stenza e di asilo richie­sto dagli accordi di Dublino. Sono le pre­fet­ture che ci chia­mano e ci pre­gano di fare quello che non stanno facendo Stato, Regioni e Comuni».
Cosa rim­pro­vera alla poli­tica?
«Stato cen­trale, Regioni e Comuni non sono capaci di col­la­bo­rare per orga­niz­zare e gestire l’accoglienza. Inol­tre dal 2011 ad oggi ancora non c’è stata quella pia­ni­fi­ca­zione richie­sta di alcuni luo­ghi dove tute­lare il diritto di asilo. Si tratta oggi di 85mila per­sone che, spal­mate su 8mila Comuni, non avreb­bero l’impatto dram­ma­tico che si vuole far credere.»
La Lega Nord difende il cro­ce­fisso nelle scuole e chiede di respin­gere i migranti. Non le pare una con­trad­di­zione?
«Non metto in dub­bio la fede dei sin­goli. Esprimo però il mio giu­di­zio su alcune idee che fanno a pugni non solo con il Van­gelo, ma con l’idea stessa di demo­cra­zia. Il diritto di asilo nasce con la demo­cra­zia, negarlo signi­fica cadere in una sorta di medioevo della democrazia.»
Non le sem­bra che in pas­sato ci sia stata grande indul­genza da parte della Chiesa nei con­fronti di alcune forze poli­ti­che, come per esem­pio la Lega, che pote­vano essere utili alleati per altre bat­ta­glie su temi cari ai vescovi?
«Biso­gna distin­guere il magi­stero dalla poli­tica. Noi oggi, di fronte al dramma dell’immigrazione, chie­diamo di gover­nare que­sto feno­meno, nel rispetto della dignità della per­sona e del diritto di asilo. Allo stesso modo, sul tema della fami­glia, chie­diamo la tutela della fami­glia fon­data sul matri­mo­nio. E que­sto indi­pen­den­te­mente da col­la­te­ra­li­smi con una o un’altra forza politica.»
La Chiesa fa poli­tica?
«Se fare poli­tica signi­fica inte­res­sarsi della città, della dignità di ogni per­sona, della giu­sti­zia sociale allora in que­sto momento la Chiesa sta facendo poli­tica, indi­pen­den­te­mente da qual­siasi for­ma­zione par­ti­tica. E mi rendo conto che que­sto può dare fasti­dio a chi ha idee diverse».
Quello dell’immigrazione è un pro­blema non solo ita­liano ma euro­peo…
«E va affron­tato anche a livello euro­peo. Rimet­tendo in discus­sione la chiu­sura di Mare nostrum che ha pro­vo­cato il 30% di morti in più. Ride­fi­nendo gli accordi di Dublino così da per­met­tere una libera cir­co­la­zione dei migranti in tutta Europa. E pre­ve­dendo una reale con­di­vi­sione dell’accoglienza da parte di un’Europa di 500 milioni di abi­tanti che non può tro­varsi in ginoc­chio per 200mila per­sone che arri­vano dal Medi­ter­ra­neo. Occorre una nuova poli­tica euro­pea sul tema delle migra­zioni. Diver­sa­mente la chiu­sura e il ritorno dei nazio­na­li­smi non faranno altro che pro­vo­care un effetto domino che ripor­terà l’Europa indie­tro di 50 anni».

Fonte: il manifesto

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