
di Roberto Ciccarelli
Da oggi la loro vita sarà in mano a un algoritmo. Secondo il
ministero dell’Istruzione sarà una formula onnisciente
e disincarnata a decidere del destino di 71.643 che ieri alle 14
hanno caricato online la domanda per l’assunzione prevista dalla
«Buona Scuola». La macchina collocherà il maggior numero possibile
di docenti vicino al proprio luogo di residenza. In questo modo il
governo Renzi ha cercato di rispondere alle critiche contro
l’arbitrio della riforma che obbligherà decine di migliaia di
insegnanti a prendere la valigia, trasferirsi a centinaia di
chilometri di distanza dalla provincia dove hanno lavorato per
anni percorrendo in molti casi centinaia di chilometri al giorno.
Con la fede in un algoritmo impersonale l’esecutivo targato Pd
spera di annacquare la ferocia di un ricatto che non ha lasciato
scelta ai candidati: fare la domanda, affidarsi al caso e, infine,
accettare la proposta. Chi non lo fa, perderà il posto di lavoro.
«Buon ferragosto a tutti» ha scritto ieri su Facebook il
presidente del Consiglio Matteo Renzi che si è detto consapevole
che «i nostri provvedimenti sono stati e sono tuttora molto
criticati. E siamo fortemente impegnati perché nelle modalità
applicative sulla scuola sia più forte che mai il rapporto tra il
docente e il territorio a lui più vicino».
La speranza sta tutta
nella macchina algoritmica anonima. Gli eventuali errori
o ingiustizie saranno a carico dell’infospazio, non di chi ha creato
politicamente le condizioni dell’«esodo forzato» dei prof con la
valigia. Per Renzi questa è la conclusione del precariato nella
scuola: «I docenti possono superare dopo anni e anni la condizione
di precariato. Per loro si apre una concreta possibilità, fino ad
oggi negata e tradita da anni di disinteresse da parte della
politica». «Con il JobsAct abbiamo visto un aumento del 36% dei
contratti stabili. Con la Buona Scuola 71.643 avranno la
possibilità di coronare un sogno».
Che il precariato nella scuola sia finito sono le stime
a smentirlo. Le quasi 102 mila assunzioni previste non lo
esauriranno affatto. Si prevede che 7–8 mila posti nonsaranno
coperti. Senza considerare che da questa cifra, determinata dal
governo senza rispettare la sentenza della Corte di Giustizia Ue che
impone la stabilizzazione di tutti i docenti con 36 mesi di
servizio continuativi negli ultimi cinque anni, lascia fuori
almeno altre 80 mila persone che avrebbero diritto all’assunzione. Non
è nemmeno chiaro come lavorerà una parte cospicua dei prof
a partire dal 2016, quando entrerà in vigore il famigerato «preside
manager» con il potere di chiamare individualmente il docente
dall’albo territoriale. Nelle comunità scolastiche, e nei
numerosissimi siti che riflettono a getto continuo sulla
condizione del lavoro dell’insegnante oggi in Italia, si parla di
«docenti tappabuchi». Pur assunti, svolgeranno le funzioni dei
supplenti: uno spezzone di cattedra in un istituto, una o due ore
in un altro. La riforma Renzi-Giannini ha abolito la titolarità della
cattedra. D’ora in poi gli studenti, e le loro famiglie, dovranno
vedere nei docenti la figura paradossale del freelance dipendente.
È in atto una trasformazione radicale, e di impatto ancora
sconosciuto, della professione docente così come l’abbiamo
conosciuta nel Novecento.
«Dietro ai numeri di cui il governo mena vanto c’è molta
confusione e il disagio di tanta gente che spesso vive con
disperazione l’ipotesi di dover lasciare la famiglia per accettare
una nomina in una qualunque delle province italiane» sostiene
Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola. «Non è, come
vergognosamente si è detto, la pretesa di avere il lavoro sotto
casa: da sempre, chi può va a cercare il lavoro dove c’è, come
dimostra ampiamente la storia del precariato scolastico. È il
governo a mettere tanta gente, senza che ve ne sia alcun reale motivo,
nella condizione di fare una scelta davvero difficile e dolorosa».
Fonte: il manifesto
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