La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 12 agosto 2015

Il recupero del Nazareno

di Andrea Fabozzi
«Forza Ita­lia ha già votato que­sto testo , è neces­sa­rio un appro­fon­di­mento poli­tico per rico­struire quel rap­porto che serve al paese». Il rap­porto che serva al paese, spiega il capo­gruppo del Pd Ettore Rosato al Tg3 della sera, è il patto del Naza­reno. Dato per morto dopo l’elezione del pre­si­dente Mat­ta­rella, l’accordo tra Renzi e Ber­lu­sconi ha invece dimo­strato, ulti­ma­mente sulle nomine Rai, di poter resu­sci­tare in un lampo. A set­tem­bre ser­virà a Renzi, più che al paese, per garan­tire il pas­sag­gio al senato della riforma costituzionale.
I numeri non sono favo­re­voli al pre­si­dente del Con­si­glio. Non lo sono in prima com­mis­sione, da dove l’esame del dise­gno di legge di revi­sione ripren­derà con la vota­zione degli emen­da­menti, per­ché i favo­re­voli al man­te­ni­mento del senato elet­tivo sono in mag­gio­ranza — con tre o quat­tro voti di mar­gine — sui soste­ni­tori del testo com’è adesso, dove la scelta dei sena­tori è deman­data ai con­si­glieri regio­nali e sot­tratta al suf­fra­gio popo­lare diretto. Il pro­blema potrebbe essere aggi­rato come già altre volte dal governo: sal­tando la fase in com­mis­sione, per esem­pio per­ché gli emen­da­menti sono troppi e sfac­cia­ta­mente ostru­zio­ni­stici — lo sono quelli del sena­tore Cal­de­roli, la cui oppo­si­zione ancora una volta torna utile alla mag­gio­ranza. Ma in aula la situa­zione non migliora, se dei 28 sena­tori Pd che oggi sono con­vin­ta­mente per il senato elet­tivo ne resi­stesse una metà, Renzi rischie­rebbe l’incidente irre­cu­pe­ra­bile sull’articolo 2, che andrà comun­que messo al voto in ragione di una cor­re­zione da tutti rite­nuta neces­sa­ria.
La solu­zione passa dun­que per il recu­pero di Forza Ita­lia e per la con­ver­sione della mino­ranza Pd. Mis­sioni alle quali si ado­pe­rano in molti, ma con argo­menti sem­pre uguali. L’unico modo per supe­rare il bica­me­ra­li­smo pari­ta­rio è rinun­ciare all’elezione diretta dei sena­tori, insi­ste nel suo dia­logo con Scal­fari l’ex pre­si­dente della Repub­blica Napo­li­tano. Aggiun­gendo nella replica di ieri che se si man­te­nesse l’elezione a suf­fra­gio uni­ver­sale sarebbe inso­ste­ni­bile togliere ai sena­tori il potere di dare la fidu­cia al governo. In realtà non man­cano gli esempi dove que­sto accade (la Spa­gna), ma soprat­tutto è vero l’argomento oppo­sto: nel dise­gno di Renzi ai sena­tori non eletti dal popolo viene con­ser­vata la fun­zione legi­sla­tiva e per­sino di revi­sione costi­tu­zio­nale. L’insistenza del pre­si­dente eme­rito vale però anche su un altro aspetto: quando rac­co­manda che sia lasciato spa­zio a modi­fi­che nel teso solo «pur­ché non risul­tino dirom­penti rispetto all’impianto già defi­nito della riforma». Signi­fica che non andreb­bero ammessi gli emen­da­menti più deli­cati, quelli sull’elettività del senato, più a rischio per il governo. Chi dovrà deci­dere, in man­canza di un accordo poli­tico che appare impro­ba­bile, è il pre­si­dente del senato Grasso. Tutte le rac­co­man­da­zioni di que­sti giorni sono per lui.
Il recu­pero dei 45 sena­tori di Forza Ita­lia alla causa del dise­gno di legge Renzi-Boschi con­sen­ti­rebbe al pre­mier la tran­quil­lità asso­luta. Non bastano i dieci sena­tori di Ver­dini. Ed è allora pen­sata per i ber­lu­sco­niani — che al momento insi­stono con l’elezione diretta — l’ipotesi di media­zione basta sul listino di can­di­dati regio­nali «papa­bili» per il man­dato di sena­tore, indi­cati dagli elet­tori al momento delle ele­zioni regio­nali ma eletti comun­que dai con­si­gli regio­nali. Nero su bianco l’ha messa l’ex mini­stro Qua­glia­riello, citato ieri nella let­tera di Napo­li­tano a Repub­blica assieme a Gram­sci e Mat­ta­rella. In pra­tica sarebbe deciso un rin­vio alla legge ordi­na­ria, alla quale si affi­de­rebbe il com­pito di scar­di­nare un po’ del prin­ci­pio dell’elezione di secondo grado che si intro­duce in Costi­tu­zione. Forza Ita­lia apprezza, ma ancora non si accon­tenta chie­dendo un impos­si­bile cor­re­zione all’Italicum appena appro­vato. Vuole il ritorno al pre­mio di coa­li­zione. Ma non potrà avere tutto. 

Fonte: il manifesto

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